Italia 1999. Di Claudio Malaponti. Su dvd Cvc.
“Il film con il maggior
numero di comici di tutti i tempi!”, recitava la locandina: ma il
meccanismo che porta al cinema un pubblico desideroso di rivedere chi
sembra apprezzare in tv, stavolta non ha funzionato, mentre la
critica si è messa le mani nei capelli. La “grande prugna” del
titolo è il capoluogo lombardo, ambientazione di questo “ultimo
film milanese del millennio”* che raccoglie molti comici di
provenienza Zelig. Nella finzione, il centro da cui questi si
irraggiano, idealmente più che fisicamente, è il “Famoso cabaret
della zona”.
Poco fruttuoso da
raccontare con puntiglio, il film va avanti per una serie di sketch o
abbozzi, collegati da personaggi che fanno da ponte o che compaiono
più di una volta, senza però diventare episodi che scorrono
paralleli, con un inizio, una fine e uno sviluppo. E questo non aiuta
a generare un vero interesse. Ricorrono Enzo Iacchetti nei panni di
un giornalista che chiede a chi ferma: “Se avesse sei colpi in
canna, chi ammazzerebbe?”, un complessino boliviano che suona il
tema del film e, meno spesso, Flavio Oreglio, che impersona l'avulso
commentatore Amletotò, vestito da bardo e con pelle scurita,
cantando anche una sorta di ballata sui titoli di coda.
La forma può essere
discutibile e non mostrare gusto, ma non è sciatta: Malaponti ci dà
dentro con inquadrature dall'alto, dal basso, grandangolari. Uno
stile che è parodizzato all'interno del film stesso (metacinema!),
quando Iacchetti rimprovera il suo cameraman, che lo riprende da
sotto in su: “Cosa inquadri? I fili, inquadri?”. Su questo punto
il film riserva alla fine un colpo di scena; più un altro, che
quadra poco e suona quasi stonato, relativo a una traccia narrativa
su cui il film non aveva fin lì insistito, l'aggirarsi di un killer,
“il Mostro dell'alfabeto”, che uccide procedendo un'iniziale di
cognome dopo l'altra.
Approccia la satira
sociale il segmento in metropolitana, con Ale e Franz guardiani che
inseguono, goffamente ma con aria feroce come fosse un pericoloso
delinquentone, un tizio dell'est che mendicava con la fisarmonica su
un vagone. Non malaccio, con stile attoriale, lo sketch con Michele
Foresta al bar gestito da Olcese e Margiotta, che ruota intorno a un
presunto caffé non pagato/scontrino non fatto, con le reazioni
schizofreniche, dal massimo di calma diplomatica allo spaccare tutto,
del duo. Scuote l'attenzione un momento con Luciana Littizzetto
incazzata e pistola in pugno (ma non sta facendo sul serio),
protagonista anche di uno dei pesanti equivoci mimico-verbali a
“sfondo” sessuale presenti occasionalmente nel film, con
situazioni scambiabili per coiti e masturbazioni, soprattutto quelle
che coinvolgono la coppia composta da un pornomane e una ragazza
occhialuta che si conoscono al sexy shop: una gag si conclude con un
facialone di latte sul viso di lei!
Purtroppo, per quanto si
possa partire con la speranza di sollazzarsi, si ride davvero poco.
Un'ora e mezza circa di “gran” parata di comici che scorre
davanti allo spettatore, con sempre minore speranza che qualcosa
conquisti e la noia che serpeggia. Una idea carina (ma che, si
intende, non sposta più in su il giudizio sul film) è quella delle
piccole fototessere dei componenti del cast artistico e tecnico che
accompagnano titoli di testa e coda del film.
Questi ultimi si seguono
con interesse per il “who's who” del nutritissimo cast di stelle
e stelline dello humour tricolore, molti ancora noti, che animano il
film in parti di variegata consistenza. Oltre ai nomi già citati:
Enrico Bertolino (titolare di pompe funebri che subisce un
contrappasso ad opera di una vecchietta), Marco Della Noce (goffo
marito di una moglie di classe sociale superiore, a cui porta
vergognosamente in dono un vaso ridotto in pezzi), Natasha Stefanenko
(moglie di un tizio che vede il loro matrimonio come una prigione
eterna; compare per poco, ma era rilevata nella locandina), Max Pisu
(Tarcisio), Giorgio Ganzerli e Alessandra Faiella (separati), Antonio
Cornacchione, Diego Parassole, Zap Mangusta, il duo Capsula &
Nucleo, Raul Cremona (un presentatore), Gianni Fantoni (un arbitro e
un sacerdote), Dario Ballantini, Leonardo Manera, Claudio Batta,
Brunella Andreoli. Guest stars, la voce di Sandro Ciotti e Renato
Mannheimer (sic, una comparsata, non nella parte di sé stesso).
Ad un certo punto si vede
il manifesto del film immaginario Prugna meccanica (ebbene sì).
La grande prugna fu sponsorizzato da Radio 105, il cui logo si
intravede alle spalle del dj che trasmette da un aereo dismesso, e i
cui manifesti della campagna pubblicitaria dell'epoca sono ben fatti
notare nella sequenza in metropolitana.
A.V.
*"Nocturno Cinema" n.12, marzo 2000.