Attenzione: “film di
interesse culturale nazionale”. Due gemelli eterozigoti, definiti sui
titoli di testa “il forte” uno (Castellitto) e “il piccolo”
l'altro (Rossi), nella pancia della madre litigano, si avvicinano,
cercano di capire il mondo che li aspetta fuori e quello in cui sono
confinati: la vita appare loro come una faccenda confusa e poco
allettante, tanto che ipotizzano una resistenza al “controllo”
dei genitori e non vorrebbero neppure nascere.
Dopo titoli di testa che scorrono su
della sabbia che smotta e che ribolle, il film epicizza la venuta
all'esistenza (ragionando in un ottica pro-life, sottinteso) dei due,
che emergono dal di sotto in quello che è scenografato come una
sorta di pianeta sconosciuto, con pareti placentose, aperture da cui
proviene luce di diversi colori, montagnole di sabbia; emerge prima
il Forte, poi l'altro, che il primo non vorrebbe affatto fra i piedi
e col suo essere parecchio incazzato fa sì che la prima parte del
film abbia pochissimo humour. Attraverso una parete-schermo, il
Piccolo vede immagini del mondo esterno: l'assassinio di Kennedy,
finti spot di linee telefoniche, Carlo Conti, ma anche brani di film
(Cotton Club e l'episodio Che cosa sono le nuvole?), da
cui prende spunto per brevi monologhi in cui interpreta e spiega le
cose à la Paolo Rossi, ciclo della vita compreso. L'altro
contatto con l'esterno è immaginato: ipotetici flashforwards
ambientati su una spiaggia, che ospita un'abitazione (senza pretese
di realismo), in cui i due litigano per, praticamente, incesteggiare
con la madre, mentre in un'altra sequenza si immaginano assediati,
armi in pugno a lottare per la volontà di non nascere.
La madre è una Filippa Lagerback
(doppiata) allora nota per essere la bionda della pubblicità Peroni,
di cui un brano è tra le visioni del Piccolo nella pancia. Tra i due
infatti nascono dubbi di natura sessuale, compreso il loro genere di
appartenenza, che culminano in un lungo bacio (sic). Non manca anche
un amplesso tra i genitori vissuto da dentro in modo preoccupato, con
un cappellone-missilone che il Forte tenta di spingere indietro
(ri-sic). Il tutto è narrato in flashback, con la voce off di
Castellitto mentre i due, in procinto di nascere, sono nudi – come
saranno per tutto il film – , lucidi e incapsulati in palle
trasparenti. La fotografia nel pianeta-pancia, in cui il blu
predomina, è scura, come i corpi dei due nascituri, chiazzati di
luce, che si portano appresso un lungo cordone ombelicale. La
sensazione che questi danno è un po' sgradevole e probabilmente non
ha contribuito all'appeal del film presso il grande pubblico:
si tratta infatti di un flop (nonostante il passaggio dei
protagonisti a Sanremo, che Giusti ricorda) anche se meno sonoro di
come si potrebbe pensare, dato che superò il miliardo. I due,
comunque, non giocano a fare i bambini e assomigliano piuttosto, solo
per il dato visivo-corporeo, a due uomini primitivi. Ci sono anche degli interventi in voice
over dei genitori che comunicano fra loro: la voce del padre
suona familiare, e infatti è quella di Leonardo Pieraccioni, mentre
la madre è Margaret Mazzantini, moglie di Castellitto. Sono
partecipazioni non rilevate dalle schede Wikipedia e Imdb dei due.
Il film si prende abbastanza sul serio,
ponendosi come riflessione, dai toni melanconici, sul nascere e sulla
vita. Ma, sebbene Rossi e Castellitto non compongano una coppia
comica rivelazione, forse avrebbe fatto meglio a prenderla più
bassa. Non ci sarà scatologia, ma il risultato è pesantino e sembra
un gioco tirato per le lunghe, in cui è perfettamente comprensibile
stufarsi di questi due che giocano ai (quasi) bambini-adulti. Resta una bizzarria italiana che, a
rivedere oggi, stupisce sia stata prodotta dalla Filmauro, ma è pur
vero che la casa all'epoca dava luce non soltanto a incassi sicuri al
botteghino (L'odore della notte è
di due anni dopo). L'uscita fu preannunciata da un teaser
trailer non reperibile sul tubo.
A.V.
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