Corpo di polizia municipale di Varsavia, quasi
tutti uomini e “brutti, sporchi & cattivi”: dediti ad alcool,
prostitute e corse molto più che al lavoro, dove la corruzione è
pratica quotidiana. In seguito a una notte brava, uno di loro viene
trovato morto. Principale sospettato è il sergente Krol, perché sua
moglie era l'amante del morto e lui gli doveva dei soldi (non che
fosse l'unico). Prima di venire arrestato fugge e, dimostrando una
ammirevole capacità di muoversi in incognito, cerca di scoprire per
conto suo la verità. Che è grossa, perché comprende appalti
truccati e malavita.
Una
delle sorprese del festival, nella neonata sottosezione “Europop”,
Traffic Department sfoggia
un approccio al genere molto moderno e quasi sperimentale. Non si
tratta di un film d'azione in senso comunemente inteso, non ci sono
colpi d'arma da fuoco e c'è tutto sommato più sesso che violenza. Ma per descrivere un mondo e narrare la sua vicenda, elabora, con una
frenesia che a un certo punto diventa funzionale a un protagonista
che non ha tempo e non si può fermare, il semplice assunto che tutti
ormai fanno riprese e vengono ripresi. Smarzowski, anche
sceneggiatore, e il suo montatore Laskowski segmentano tutto il materiale visivo senza fronzoli, con scene e sequenze
tagliate in modo secco, e qualche volta i tasselli irrompono in modo
brutale. In questo modo servono allo spettatore un film dal ritmo
elevatissimo, che non può che tenere sulla sedia, ma gli chiede al
contempo un coinvolgimento attivo. Necessita dell'attenzione perché
non tutto è chiaro, non tutto è spiegato bene, almeno non subito, né sottolineato.
A cominciare dalle istanze che filmano quel che si vede (Krol, per esempio, visiona
un'infinità di video da cellulari per cercare di capire di più),
per proseguire con le rivelazioni e gli snodi della matassa. Il che
può anche essere preso semplicemente come un difetto e per il
pubblico medio sicuramente lo è (su questo si tornerà fra poco).
Un film convinto, che si prende (abbastanza)
sul serio, d'impatto, il cui paradosso è che a forza di affastellare
senza requie, neppure in momenti più narrativamente rilassati, una
cosa ad un'altra, risulti alla fine (e post-visione) meno incisivo di
come vorrebbe. Anche se dopo quasi due ore a tambur battente, è
efficace come l'iperattivismo del film e del suo personaggio
principale (una scheggia umana!) si contrappongano, con una sfumatura che ha dell'esistenziale, alla sostanziale
immobilità della lunga inquadratura finale, quando tutto ormai si
può fermare, ma le cose non sono andate affatto nel migliore dei
modi.
La
Polonia ne esce come IL paese della corruzione e i suoi vigili come
un branco di goderecci costantemente ubriachi e (pardon il gioco di
parole) trafficoni. Ora, il film è stato un grande, inaspettato
successo in patria. È
scontato, ma è il caso di scriverlo: in Italia non solo non sarebbe
possibile concepire e girare un film del genere, ma tantomeno che il
pubblico lo premi. Basti pensare all'immagine che dà di paese e
forze dell'ordine, a ciò che fanno gli attori (Arkadiusz Jakubik, che
interpreta uno dei colleghi da cui Krol cerca momentaneo asilo, passa
il tempo a smaltire la sbornia e ciulare, con riferimenti
all'ingoio), alla possibilità che il pubblico che fa la fila solo
per le commedie nostrane apprezzi un film dall'involucro avviluppante
ma dall'interno meno facile, oltre che ambiguo. Siamo un paese
immaturo anche in cose come questa. Nel corso di un momento
ambientato in un bordello, sentiamo inequivocabilmente: “Bunga
bunga!”.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=CJ1ea3pTtrs
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