Tit. or.: Blutgletscher. Austria 2013. Di Marvin Kren.
Isolato
sulle fredde Alpi dell'Austria, un gruppetto di scienziati sta
conducendo ricerche sui cambiamenti climatici. Tra loro spicca
Janek (che assomiglia un poco a Magic Voice), tormentato e non domo,
rimasto lì per un trauma personale, con il suo cane. Scoprono prima
che i ghiacciai assumono un colore rosso, poi che il liquido
responsabile produce mutazioni genetiche e le creature che ne vengono
a contatto possono trasmetterle anche da specie a specie. Dubbi se
rivelare la minaccia a parte, la tensione sale perché in pericolo
non sono solo loro, ma c'è in arrivo una delegazione con a capo il
ministro dell'ambiente, accompagnata anche dalla ex di Janek.
Kren,
che nel genere aveva già diretto Rammbock,
porta nella sezione “After Hours” questo horror dall'ovvio
richiamo a La cosa.
Che si prende un po' sul serio, stando anche alle sue dichiarazioni:
quanto succede nel film è conseguenza delle gesta dell'uomo, che se
continua così si scaverà la fossa da sé. Ma se voleva girare un
film di genere serio e con messaggio, non c'è riuscito molto, perché
The Station,
nonostante i personaggi seri & tosti, è sbilenco, non ben
padroneggiato e non si fa prendere molto sul serio né lascia
particolari impressioni, insomma non ha molto con cui compensare il
(purtroppo) risaputo assunto.
La
regia è prima nervosa, per diventare qualche volta isterica: non
male l'attacco al rifugio, risolto inizialmente con un'unica
inquadratura con tutti i personaggi. Purtroppo da un certo punto in
poi emerge un umorismo spesso involontario, che il pubblico ha
rilevato esagerandone la portata (nulla di esilarante, per chi
scrive). Kren la butta in caciara e con perplessità si prende atto
dell'evoluzione del personaggio, scritto male, della donna ministro,
una Merkelotta che prima sembra stare mitemente dietro la sua guardia
del corpo, poi, quando la situazione inizia a degenerare, si
trasforma in una belva di attivismo e rabbia. In un film che,
soprattutto inizialmente, pare avere pochi fronzoli, spiace anche la
linea narrativa legata al rapporto tra Janek e la sua squinzia, coi
loro riferimenti al passato e, dulcis in fundo, una sorta di lieto
fine quantomeno discutibile. Nonostante tutto questo e una fotografia
che fa contrastare il freddo grigio montagnoso con un'estetica
cartolinesca in certe parti con la delegazione, non è un film brutto
né detestabile: a Kren sembra mancare però più gusto.
Per
cercare di spaventare, qualche volta pasticcia (l'attacco al
bodyguard Luca, montato troppo repentinamente). Abbastanza schifose,
comunque, le varie creature, tra cui un artigianale scarafaggione.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=Vs77XEappHA
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