Quinto, che a inizio film vediamo
cercare di rubare macchine parcheggiate mentre parla da solo, non sa
stare lontano dal furto. Raduna perciò alcuni riottosi compari –
lo strafalcioneggiante Armando, il meccanico Marcello dalla moglie
incinta e sempre incazzata (Costanza Spada, moglie di Franco nella
vita), Euforia, bizzarro personaggio, un gitano, doppiato da
Ferruccio Amendola, dall'apparenza mortuaria (la quale ovviamente dà
origine a diverse gag) e dalla parlata italo-romanesco-anglo-spagnola
– per un colpo apparentemente grosso: si tratta di sottrarre un
quadro di valore dall'abitazione di un benestante (un bravo Giuffré,
che ha una manciata di sequenze), il quale sarà sedotto e distratto
da una prostituta, che Quinto vuole credere brava ragazza. La banda,
però, è a tal punto scalcagnata da finire con l'essere poco
convinta di ciò che fa, quasi al punto di mollare e poi fallire in
modo grossolano il colpo. Che viene effettuato, ma segue un colpo di
scena: diciamo che non tutti hanno agito in modo “onesto”, i
soldi non prendono il giro previsto, ma non per questo la furbizia di
chi ha creduto di cambiare vita arricchendosi pagherà, perché
qualcun'altro sarà stato più furbo
ancora.
Quadri, colpi ladreschi e colpi di
scena: magari a qualche pazzo verrà in mente In Trance
leggendo queste righe, ma qui c'è Pippo Franco, a capo di una
manciata di poco capaci “soliti ignoti” non proprio destinati al
successo, come protagonista. Che non perde mai l'occasione per
una battuta, per una osservazione atta a suscitare la risata,
rendendo la pellicola costellata di umorismo. L'impressione, per
quanto riguarda l'attore (che, ricordiamolo, l'anno prima era
comparso in un cameo in un film di Billy Wilder, particina
solitamente citata dai critici per rimpiangere il suo potenziale che
sarebbe andato dissipato in tutte le altre sue produzioni), non è
quella di un film recitato con la mano sinistra, ma di un'occasione
in cui potesse sfoderare tutte le sue doti di attore comico e
battutista. Poi certo, il risultato non è più che vedibile e
inevitabilmente (?) qualche volta si ride, molte altre si abbozza un
sorriso per uscite un po' facili, troppo marcate o da spirito di
patata, provenienti a cadenza regolare da parte del suo personaggio
di estroverso consapevolmente sfortunato, che le prende più volte. E
la parte ambientata in casa del commendatore (Umberto d'Orsi) si fa
chiassosa. Tuttavia, a ripercorrere la filmografia di Laurenti,
facile che questo sia uno dei suoi film più dignitosi (non si
arrabbino i fans delle commedie sexy) e meglio scritti (da lui,
Franco e i soliti Mercuri e Milizia). La volgarità è irrilevante,
marcando in ciò una distanza dal cinema del Bagaglino che di lì a
pochi anni sarebbe arrivato. Le buone musiche sono di Pippo Franco,
che in apertura e chiusura propone anche un brano cantato, Furto
di sera.
Da citare infine le esibizioni dei vari
immancabili marchi 70s, che non mancano affatto, anzi in ospedale si
serve acqua Pejo e in un altro momento una bottiglia di J&B è
ben alzata a favore di camera.
A.V.
Nessun commento:
Posta un commento