domenica 29 novembre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL, 13-21/11/2009. BRONSON


UK 2008. Di Nicolas Winding Refn. Con Tom Hardy. Su dvd e blu-ray E1 Films (regione 1).

Michael Peterson, soprannominato Charles Bronson, è un personaggio vero; è il criminale più pericoloso della Gran Bretagna, attualmente ancora dentro. Manifestata precocemente una propensione all'aggressività, meglio se verso agenti, inizia presto a vivere i suoi giorni in carcere, dove non si trova male. Vivrà una parentesi in ospedale psichiatrico ed una nuovamente da persona libera, ma la prigione è per lui una calamita.
Refn offre al suo personaggio, letteralmente, un palco in cui può esibirsi e gigioneggiare davanti a un pubblico. Può mettersi in mostra, spiegare la sua personalità e i suoi intenti, dicendo la sua sulle sue vicende che stiamo vedendo, e facendo dell'intrattenenimento. Ma costantemente Bronson si atteggia e "recita": anche davanti alle guardie mentre esce dal carcere. Non è esattamente cattivo nell'animo, è più uno showman della violenza, che utilizza quando gli serve: per esempio, non reagisce verso la donna che pare amarlo e lo illude. Ma per quanto a tratti simpatico nel suo essere assolutamente sopra le righe, questa possibilità che Refn concede al personaggio non lo fa comunque uscire bene. Bronson suscita pena, perchè è un individuo schiavo di sè stesso, o meglio ancora schiavo di qualcosa che nemmeno lui sa individuare esattamente (lampante la scena in cui prende ostaggio il poliziotto, e non sa che cosa chiedere per patteggiare). E' il farsi conoscere mettendosi costantemente in mostra, nel mostrare il suo talento in questo ambito, che è quel che davvero sa fare; nel giocare continuamente al rilancio per sentirsi più che vivo. Il carcere è per lui, consciamente, palcoscenico ideale. Qualcuno si illude di sapere quale sia la sua strada, ma si sbaglia: infatti il checchissimo insegnante di disegno viene "messo sotto" da Bronson che, avvertito quel pericolo, fa anche di lui un oggetto della sua "arte". E la sua arte si esplica anche sul suo corpo: proprio nella sequenza citata è tutto pittato di nero, ed anche nei segmenti sul vero palcoscenico si mostra truccato. Senza contare le continue ferite, sanzioni ma anche riconoscimento del suo sedicente talento.
Forte di scelte musicali potenti e di un protagonista fenomenale, che così pelato e baffuto è già fortemente iconico, Bronson è un film in cui Refn giunge ad uno stile ostentato ed elaborato, altra cosa rispetto al più viscerale (almeno registicamente) esordio con Pusher. Pellicola lucida, intensa, che non fa calare mai l'attenzione, sopra le righe come il suo protagonista: il picco in tal senso, come toni, è nella surreale scena in cui giunge dallo zio, circondato da puttanoni. Non mancano interazioni con dell'animazione, e una buona sequenza che riassume amenità del protagonista utilizzando creativamente giornali. Unica scelta che sa di maniera è l'utilizzo della stasi, del ralenti e della musica classica intorno all'ultimo pestaggio di Bronson.
Alessio Vacchi

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL. FANTASTIC MR. FOX


Usa 2009. In sala dal 2 aprile 2010.

Dal romanzo di Roald Dahl, la storia di una (ovviamente...) astuta volpe, con moglie e figlio, che provoca con le sue scorrerie tre potenti ed agguerriti contadini-imprenditori del circondario. La loro reazione sarà implacabile nel minare la sua esistenza, ma mr. Fox, insieme a familiari ed amici, darà fondo alle sue risorse e trovate.
Con Fantastic Mr. Fox, che conquista dopo pochi istanti grazie già alla precisione del pelame delle volpi ed alle voci date da gente illustre come George Clooney, Meryl Streep, Bill Murray (come sarà in Italia? Brr), è un film con cui Wes Anderson si prende una parentesi dal suo "normale" cinema live-action, cimentandosi con un lungometraggio animato. Ma per fortuna ne esce bene: lo stile di Anderson pare adattarsi lestamente a una materia quale l'animazione, non solo per una più evidente questione di gusto coloristico, o per le eventuali carrellate laterali all'azione, ma anche per il senso dell'umorismo e il tono generale della messinscena. Non sembra quindi una marchetta, ma più un suo film solo, stavolta, animato. Da non appassionato di cartoons, chi scrive gli dice francamente grazie per aver messo insieme un film di animazione che una volta tanto sembra effettivamente per tutti, più che per bambini oppure bambocci malcresciuti. I personaggi sono simpatici animali antropomorfi, e la comicità è prevalentemente visiva e fisica, ma non ci si sente quasi mai trattati come piccoli spettatori. Valga solo il modo spiazzante in cui è trattata la morte del rattaccio.
Il film sconta solo una certa scattosità dei personaggi che evidentemente è come il pane e il personaggio più "portatore di messaggio" del figlio sfigatello che pare non saper far nulla ma vuole dimostrare a sè stesso e agli altri di essere invece in grado di aiutare, ma va detto che la cosa non è portata avanti in modo lezioso. Il discorso su che cosa siamo capaci di fare si lega al protagonista: personaggio che, come dice lui stesso, sente sempre il dovere di dimostrare di essere il più in gamba e per questo inciampa (ma potrà riscattarsi). Certo, una volta archiviata la visione il film ti lascia come ti ha trovato, ma è ottimo intrattenimento. Nota di demerito alla incredibile trovata della 20th Century Fox: imbustare, per riconsegnarglielo subito, il cellulare allo spettatore, come se fosse un metodo antipirateria, è un gesto che ha lasciato basiti.
A.V.

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL. LE DONK & SCOR-ZAY-ZEE


UK 2009.

Altra visione molto divertente del festival, questo breve film di Shane Meadows, regista su cui si è accesa l'interesse cinefila specie dopo This is England (2006). Apparentemente un lavoro di poche pretese, girato in pochi giorni e con pochi soldi, on the road. Ma in ogni caso, si tratta di un mockumentary che mena abilmente per il naso lo spettatore. La troupe del regista segue Le Donk, "roadie" e aspirante musicista, la cui fidanzata incinta ora sta con un altro, e il suo pupillo Scor-Zay-Zee, un grasso ragazzo rapper bianco sul cui talento l'altro crede, al punto da volerlo far esibire in apertura di un concerto degli Arctic Monkeys. Mentre il primo è ciarliero ed estroverso e catalizza l'attenzione, l'altro ha un temperamento decisamente più tranquillo.
Meadows confonde pesantamente le acque tra realtà e finzione, si mette in scena in quanto se stesso-regista ("Hai presente i film che faccio?", chiede a Le Donk all'inizio), ma fa impersonare i due protagonisti, presunti personaggi veri pedinati, a due attori. Per quanto Le Donk sia personaggio sopra le righe (ispirato all'attore Paddy Considine da perdigiorno reali), alla passività bonacciona, che pare connaturata alla sua stazza, del rapper è più facile abboccare. E comunque, la lunaticità di Le Donk è resa perfettamente: tanto di cappello ai protagonisti, straordinari. Il regista sembra divertirsi riflettendo anche sulle modalità di registrazione della realtà: Le Donk, all'inizio, cerca di stipulare col "suo" regista un patto sul come essere messo in scena ("Non far vedere di me solo il lato lunatico"), oppure si veda la scena a casa della ragazza incinta, con tutta la verità spiattellata e immediatamente fissata dalla camera. Il gioco si fa più scoperto, e il film assume un sapore più di fiction sedendosi un pochino, nel segmento relativo al parto della ragazza, quando Le Donk abbandona momentaneamente il campo e il film sta comunque su di lui. Ma alla fine la pagliacciata, dopo aver coinvolto gli Arctic Monkeys (storpiati in "Arctical Monkeys"), mette in mezzo anche il loro pubblico, che assiste ad una singolare esibizione. A noi pubblico del film, è concesso qualche ameno freestyle in più del corpulento rapper. Finalissimo sui titoli di coda con goliardate a ruota libera di Le Donk.
A.V.

domenica 22 novembre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL. VALHALLA RISING


Danimarca/Regno Unito 2009.

L'ultimo film di Nicolas Winding Refn, a cui il festival ha dedicato una personale chiamata Rapporto confidenziale, è un lavoro maestoso e stupefacente, che dimostra un'ulteriore, persino inquietante evoluzione dopo il già bello Bronson. Il film si apre con un cartello a caratteri cubitali, "Nicolas Winding Refn presenta", come se il regista fosse già assolutamente consapevole della sua statura: può parere un pelo sborone, ma insomma se lo può permettere. Un guerriero (Mads Mikkelsen, che si ritrova in altri film di Refn in tutt'altri panni, es. il Lenny di Bleeder) è tenuto prigioniero e costretto a combattere bestialmente. Libero, si unisce ad altri combattenti cristiani in un duro viaggio per raggiungere la Terra Santa. Il gruppo sbarca in una terra verdeggiante, in cui però inizierà a trovare la morte, a causa di misteriose presenze e dello stremo delle forze. Il guerriero One-eye (è guercio da un occhio), tuttavia, continua il suo cammino fino all'ultimo.
Nella prima parte Valhalla Rising potrebbe quasi somigliare ad un film d'epica canonico, ma poi sembra quasi provocatorio nel negare l'aspettativa. Il viaggio in barca sembra già non avere meta, è un'immersione in una fitta nebbia colorata. Una volta toccata terra, i personaggi non possono fare altro che vagare tra le frasche, del tutto smarriti: sono uomini che non sanno che cosa fare. Il farsi scudo dei simboli religiosi e della loro presunta forza, non serve a niente, e sicuramente non evita il loro destino, quello di soccombere. In questo senso, l'enigmatico, bestiale One-eye è forse il più saggio. La sequenza in cui arrancano stremati, mezzi matti, in mezzo al fango, è da pelle d'oca. Si sta a metà, quindi, tra corporeità -la pesantezza di questi corpi stanchi- e stasi -l'impenetrabilità dell'ambiente, il girare a vuoto nonostante l'apparente obiettivo-. Il dialogo è minimale, anche perche One-eye (nome affibbiatogli, ma i nomi qui non contano nulla) non parla, si esprime per bocca del ragazzino che lo accompagna.
Poema visivo diviso in capitoli, con un commento musicale ruvido, pulsante, ed una violenza trucissima ma poco grafica, è una pellicola faticosa, nonostante la durata di circa 90', ma di prima grandezza, con colori mai visti e inquadrature mozzafiato (i volti in primo piano, ai lati del panoramico). I riferimenti possibili sono il cinema di Herzog, per il mettere in scena uomini ambiziosi alle prese con una natura ostile, ma anche la buonanima di Kubrick ed il suo 2001 odissea nello spazio, per la visionarietà e l'ermeticità, in particolar modo degli ultimi minuti. Viene in mente anche The New World di Malick, per il facile pronostico che il grande pubblico rifiuterebbe un film simile: perchè la noia arriva facile, e non succede granchè, anzi, nè arrivano epiche battaglie. Il che, di fronte a Cinema di questo livello, è trascurabile.
Alessio Vacchi

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL, 13-21/11/2009. BLEEDER


Danimarca 1999. Su dvd Metrodome (Inghilterra).

Bleeder è un film che fino ad un certo punto sembra più sereno degli altri di Refn. Addirittura in partenza sembra rifarsi a Clerks, in modalità più nerdamente cinefila. E' incredibile come nel cinema del regista non ci sia nulla, neppure un istante che paia buttato lì, che sembri interlocutorio e non intenso. Anche in un film non proprio di genere, ma spiazzante ed estremamente dolceamaro come questo. Il formato è sempre panoramico, con la macchina a mano che si muove non pacifica nello spazio (quando Leo è da solo, nervoso per aver trovato la moglie in confidenza con una già mamma, sembra di vedere Pusher, l'esordio di Refn), con un utilizzo consapevole dello spazio, dei primi piani. La presentazione dei personaggi iniziale, che si fa notare come in Pusher, avviene mentre questi camminano. Dopodichè si dipanano caratteri e storie. Leo scopre che la sua donna Louise aspetta un bambino e questo non gli piace, perchè capisce che la sua vita cambierà; Lenny, cinefilo nerd che gestisce una videoteca, cerca di corteggiare con molta incertezza la cameriera Lea. In mezzo, il fratello di Louise, che giocherà un ruolo importante, sanzionatore, nel momento in cui Leo prenderà a maltrattare la donna, e meno importante Kitjo, altro lavoratore della videoteca (che poi è Zlato Buric, il boss slavo di Pusher).
C'è un discorso beffardo sulla violenza al cinema: influisce sulla realtà? O sono piuttosto due piani separati, quello della violenza su schermo, quella "da intrattenimento", e quella concreta? Perchè qui lo sclero di Leo sembra non c'entrare con le visioni "underground", estreme, tra amici, o meglio pare prendere le mosse dalla coscienza di questa distanza. La violenza cova, è nell'aria, così come il razzismo (superfluo notare che la scena al drugstore, in cui Louis parla minaccioso agli stranieri che "vogliono comandare", è traslabile anche nel nostro paese). Una volta messa in gioco la pistola di Leo, si intuisce che questa sparerà: ma come ed a chi? A qualche immigrato? Oppure sarà stupida strage? Non è scontato. Anche se la risoluzione è un pò forzata, come a voler spingere sull'estremo.
Alla fine, però, Refn concede una luce (letteralmente) di speranza, chiundendo il film proprio sulla figura del videotecaro e del suo possibile legame. Bellissime scene di solitudine, con personaggi isolati: la ragazza che si aggira e legge nella disordinatissima biblioteca, Lenny nel suo appartamento, tra ambaradan di cinema e un pasto alla buona. Memorabile anche la scena del tampinamento-corteggiamento a suon di domande di Lenny verso Lea. La padronanza del mezzo di Refn è da levarsi il cappello, tantopiù se prima dell'esordio con Pusher, come lui afferma, era un "ignorante" del cinema.
A.V.

domenica 8 novembre 2009

Focus on. Chuck Norris: IL TEMPIO DI FUOCO


Usa 1986. Di Jack Lee Thompson. Su dvd Storm (in 4:3), Mgm (regione 1).

Il tempio di fuoco
, in originale, meno banalmente, Firewalker, è un film mediocre (ma dai?). Ma è anche un film che segna un distacco dai soliti Chuck Norris-movie. Perchè qui, come si evince già dai primi minuti di strambo inseguimento in pieno deserto, il registro è morbido, non serioso, ma ironico e meno per adulti. Si tratta di una modesta pellicola d'avventura, prodotta dalla solita Cannon, che sembra muoversi sulle tracce di Indiana Jones al fine di fornire un prodotto buono per un pubblico di ragazzi dalla bocca buona, per una visione da domenica pomeriggio, come si suol dire. Si tratta anche di un buddy movie: Chuck-Max fa coppia col nero Louis Gossett jr-Leo. I due sono dei veterani giramondo avventurieri che, adescati in un bar da una graziosa ragazza (e la coppia si trasforma così, presto, in trio) in possesso di una mappa, si mettono sulle tracce di un tesoro "Aztec/Mayan/Egyptian/Apache", come riporta Imdb. Sulle loro tracce, un losco indiano. Tra le altre vicende, i tre finiranno in un villaggio capeggiato da un vecchio amico di Max-Chuck Norris, reinventatosi generale capo del luogo, una sorta di paciarotto Kurtz, con le dovute proporzioni. Inoltre c'è un momento di crisi quando, in concomitanza con la nascita di un affetto tra il personaggio di Norris e quello della fanciulla (Chuck attira sempre qualche donzella), il nero pare scomparire. Ma la missione, a bordo di un decorato Maggiolino, deve proseguire!
I due amici si scambiano battute e spiritosaggini, ma si tratta perlopiù di un'ironia loffia, da telefilm, quando non proprio stupida. Anche il cattivone, per quanto si sforzi di incutere timore, è fumettistico e la convenzionalità qua e là stucca (ad esempio, ridicola la pioggia che attacca a scrosciare all'arrivo al tempio). Senza contare che la vicenda non è esattamente qualcosa che rapisca. Però, è semplice ma efficace l'idea di far travestire Chuck (e con lui i compari) in neri abiti clericali, dentro i quali si troverà anche ad impartire un'estrema unzione. Carina anche la scena in cui Max nuota con molta titubanza. L'attore qui ci mette un pò per esplicare le sue abilità marziali, fino a sfogarsi in una scena di rissona in un bar, con gente che vola ovunque; liquiderà, infine, il nemico con un notevole calcione al ralenti. La violenza si mantiene sotto i livelli di guardia, ma non è un pregio. Norris, di suo, non se la cava male a recitare in un registro e un contesto un pò diversi dal suo solito, ma Il tempio di fuoco resta un film solo per fans.
Alessio Vacchi

The freak show. THE HILLS RUN RED


Usa 2009. Su dvd Warner (regione 1).

Ossessionato dall'introvabile The Hills Run Red, un oscuro slahser-movie da tutti ritenuto introvabile, il giovane Tyler mette assieme una piccola troupe, composta dal suo migliore amico come cameraman e dalla sua ragazza in qualità di fonico, per realizzare un documentario sul mistero legato al film. Il suo vero asso nella manica è rappresentato da Alexa, la figlia del regista da lui rintracciata, con la quale i tre partono alla ricerca delle locations originali, non sapendo di essere anche loro destinati a diventare riluttanti interpreti del film maledetto.
Nove anni dopo l'esordio di The Dead Hate The Living, Dave Parker torna alla regia firmando un film tecnicamente ineccepibile e dimostrando di aver colmato le lacune (se di lacune effettivamente si trattava) che affliggevano la sua opera prima. Purtroppo non si può dire lo stesso della storia, che cerca in ogni modo di sorprendere anche gli spettatori più scafati cambiando le carte in tavola ogni dieci minuti o suppergiù. Il film stesso muta registro in più di un'occasione, passando dal thriller allo slasher fino a diventare un "torture porn" tipo Hostel, spruzzando qua e là pure qualche momento alla The Blair Witch Project, come se volesse accontentare chiunque a tutti i costi. Non che chi scrive non apprezzi i tentativi di originalità, ma in questo caso uno svolgimento un po' più classico avrebbe dato risultati migliori, specie considerando che molti dei colpi di scena minano pesantemente la plausibilità dell'intreccio. Sicuramente impressionante in quanto realizzazione è invece il mostruoso Babyface, il maniaco che imperversa sia nel film-nel-film che nei boschi in cui si avventurano i protagonisti. Anche la protagonista femminile Janet Montgomery è un bel capolavoro, ma in questo caso è tutto merito di mamma & papà. Non un brutto film, ma nulla di memorabile.
Emiliano Ranzani

domenica 1 novembre 2009

A domanda rispondo. ENZO G. CASTELLARI


In La via della droga dai dimostrazione del tuo grande talento per le scene d’azione. E’ stato complesso girare le scene più spettacolari, come l’inseguimento finale in aereo?
L'idea dell'inseguimento aereo è nata un giorno che Fabio Testi, provetto pilota, mi ha invitato in volo sui cieli di Roma: ho subito espresso la voglia di inventare un inseguimento diverso per il finale del film. Abbiamo scritturato Gianni Orlando, amico di Fabio, proprietario di night club ed ex pilota della Pattuglia Acrobatica come "cattivo"... e per la prima volta, credo, nel Cinema si vedono i due veri protagonisti in volo, pilotando i loro rispettivi aerei ed inseguirsi con ardite manovre. Sono ancora molto orgoglioso di questa sequenza.

Che ricordi hai del produttore, Galliano Juso?
Ci siamo conosciuti all'Università di Architettura. Quanto seppe che mio padre era un noto regista mi chiese di seguirmi ogni volta che andavo sul set di padre. Ha immediatamente dimostrato un grande amore ed ammirazione per il Cinema... ci siamo rivisti dopo anni, quando mi chiamò per dirigere Il grande racket. Mi ha messo in condizioni ideali per girare il film che volevo. E' un produttore che ama i film che fa e si prodiga perché venga bene, senza lesinare.

Nel film ci sono degli elementi che ti collegano a Profondo rosso: David Hemmings e le musiche dei Goblin…
Quando chiesi a Juso di volere David Hemmings per il ruolo non mi rispose nulla, chiamò subito l'agente di David e fissò un appuntamento per me con l'attore. Poi chiamò l'agenzia di viaggi e mi fece il biglietto per Londra... incontrai così un attore eccezionale. David Hammings terminava in quei giorni un suo film prodotto, scritto, interpretato e diretto da lui. Ho avuto subito la sensazione di parlare con una persona che il Cinema lo conosceva bene. La lavorazione con lui é stata, a dir poco, straordinaria. Una serietà ed una competenza unica. Ottenuto lui da Juso, avere anche la collaborazione dei Goblin è stata una conseguenza logica.

Quel maledetto treno blindato negli ultimi anni è stato rivalutato, grazie a Quentin Tarantino, che ne sta preparando un remake*
E' la verità. Al Festival di Venezia incontro Quentin ed insieme a Joe Dante vediamo la proiezione del mio film. Per Tarantino era la prima volta che lo vedeva sul grande schermo (lo aveva visto solo su cassetta) e si emozionò tantissimo. Alla fine del film salta in piedi ed applaude verso di me gridando all'enorme pubblico di giovani che aveva affollato la proiezione : "My master... this is my master... Enzo is my master..."... un'emozione unica, irripetibile! Il giorno dopo, nel ristorante dell'Excelsior pranziamo insieme e mi spiega come sta modificando la mia sceneggiatura in quella del suo prossimo film. Con i milioni di films girati nel mondo, un genio come Tarantino sceglie un solo film per farne un remake...e sceglie il mio!

Cosa mi dici dei due attori americani protagonisti, Fred Williamson e Bo Svenson?
Fred è un animale da Cinema. Non ci sono segreti per lui e riesce a realizzare ogni cosa che gli ho chiesto con una sua interpretazione magistrale. Anche lui è produttore, sceneggiatore e regista, un vero uomo di Cinema. Questo non lo potrei dire di Bo Svenson.

Dov ‘è stato girato Il cacciatore di squali? Che ricordi hai di questo film?
Nelle isole dei Caraibi, nel golfo del Messico : Cozumel e Isla Mujeres. Una delle più belle vacanze professionali della mia carriera. Franco porta anche suo figlio Carlo ed io tutta la mia famiglia. Un periodo stupendo... Viva il cinema!

Il giorno del cobra è un film d’azione crepuscolare, in cui l’eroe, il detective Larry Stanziani, interpretato da Franco Nero, si trova solo, tradito da tutti…
L'ho rivisto recentemente, dopo di averlo fatto tanti anni fa. M'è piaciuto molto. Franco recita un gran bel personaggio. Un Philip Marlowe alla nostra maniera ma molto ben realizzato. Mi ero dimenticato delle tante scene d'azione che avevo inventato e mi hanno emozionato. Ben fatte e giuste per la storia. Devo dire che sono "very proud" di aver realizzato questo film.

Le scene d’azione sono girate molto bene e anche il montaggio di Gianfranco Amicucci è molto efficace.

Pochi giorni di San Francisco e poi tutto il film girato a Genova, dove lo montavo anche, come mia abitudine. Non posso fare a meno di montare ogni mio film tutte le sere. E' forse il riposo migliore passare dal set al montaggio, un relax professionale che adoro. Con Gianfranco, nella moviola messa in albergo, scelgo le varie scene girate e gli dico come le voglio montate poi la sera dopo controllo il montaggio con le eventuali modifiche e scelgo il materiale nuovo... e così tutte le sere.

L’ultimo squalo nasce sull’onda del successo ottenuto dal film di Spielberg...
Certamente! Quando uscì negli USA, nella sola zona di Los Angeles, nel primo weekend incassò $ 2.200.000. Un incasso incredibile per un film straniero. Normalmente, in tutto il mondo, dopo un grosso successo di un film ne nascono centinaia di imitazione. Vedi Rambo. Ma tutti questi altri prodotti non hanno mai impensierito le majors americane... ad eccezione del mio! Il grandissimo successo preoccupò talmente tanto la Universal che tentò in ogni maniera di bloccare le visioni del mio ... che era già uscito in tutto il resto del mondo con il titolo Jaws 3 e maturando degli incassi record, e la casa di produzione stava preparando il suo Jaws 3... alla fine di un mese di programmazione riescono a bloccare la visione del mio film accusandolo di plagio. Malgrado la sventura ci sarà poi una cosa che mi riempirà di soddisfazione, anche se non paga il male che mi hanno fatto : nel Jaws 3 della Universal ci sono tre sequenze che hanno copiato interamente dal mio!

Che ricordi hai della trilogia futuristica, composta da I nuovi barbari, 1990 I guerrieri del Bronx e Fuga dal Bronx? Il Bronx è stato ricreato a Roma?
Ricordi stupendi. L'idea è nata con Fabrizio de Angelis. Come produttore si è dimostrato fantastico. Mi ha dato tutte le chances per realizzare alla grande i tre films. Una collaborazione straordinaria. Nel vero Bronx ho vissuto emozioni incredibili con gli abitanti del posto, con i quali ho avuto un rapporto amichevole che ha permesso di superare le tante difficoltà. A Roma ho girato in una vecchia cartiera abbandonata di Tivoli dove ho trovato degli ambienti che si sono collegati con quelli del Bronx tanto da sfidare chiunque per capire quali fossero le scene del vero Bronx e la cartiera. Anche di questo lavoro sono "very proud"! Negli USA ottiene un successo mitico. Rimane nella classifica dei 50 top film della rivista Variety al quinto posto per settimane.

Che ricordi hai di Henry Silva, un’altra icona del cinema di genere?
Con lui parlavo spagnolo, ha origini portoricane credo. E' un uomo molto simpatico, sempre pronto a parlare di donne e raccontare barzellette spinte. La sorpresa é stata quella di vedere il "parrucchino" personale che si é portato da casa. Qualcosa di leggerissimo che, appena applicato dalla parrucchiera, non c'era possibilità di capire che portasse una parrucca. Geniale ! Come attore era un po' overacting, leggermente sopra le righe, ma sempre pronto alla collaborazione e molto disponibile. Ho un ricordo molto bello di lui.
In Tuareg, il guerriero del deserto, il protagonista è un giovane Mark Harmon, adesso diventato celebre grazie alla serie tv NCYS
L'ho scelto a Los Angeles, nel lungo casting preparato dalle varie agenzie di attori. Era protagonista di una serie televisiva americana intitolata Flamingo Road. Nel primo incontro nasce una immediata simpatia fra di noi... incontro altri attori, ma alla fine decido per lui e ci incontriamo di nuovo. Lui ha letto il copione ed é felicissimo di fare il ruolo. Il film l'ho girato tutto in Israele e l'interpretazione di Mark è stata favolosa. E' un film che amo molto.

Tra i vari attori americani che hanno collaborato con te, c’è anche Erik Estrada, in Colpi di luce. All’epoca era molto famoso grazie ai Chips
Altri avvertimenti: "Stai attento, è un violento... è un portoricano del Bronx..." Ci incontriamo in un noto ristorante di Los Angeles ed anche con lui è amore a prima vista. Un fisico notevole, un sorriso a settantotto denti, una simpatia schietta e diretta. Ci somigliamo abbastanza. Il film gli piace ed é pronto. Lo giro interamente a San Francisco, una delle più belle città del mondo !!! Ricordo la lavorazione con grande affetto e piacere. Erik si dimostra un buon attore e, malgrado la sua popolarità straripante nella città, é modesto e rispettoso delle ammiratrici alle quali dedicava foto e si lasciava ritrarre insieme a loro senza problemi. Una gran brava persona ed un amico per il resto della nostra vita.
Striker è un film minore nella tua filmografia, ma ha un cast di buon livello, composto da John Steiner, Frank Zagarino e John Phillip Law. Che ricordi hai di questo set?
Il film lo doveva dirigere Umberto Lenzi ma il produttore chiese a Gianfranco Amicucci, il mio montatore, di incontrarmi. Mi parlò delle grandi difficoltà, dei pochi soldi, ma tutto questo poteva risolverlo se a girarlo fosse Castellari. Perché dovrei farlo? Aveva già il regista! Mi disse che anche un uomo famoso alle volte può derogare sulle sue richieste ed affrontare un'avventura ... l'idea di realizzare un film senza mezzi e senza soldi, nella realtà, mi incuriosì molto, naturalmente senza firmarlo. Poi si gira tutto a Santo Domingo... ecco l'occasione di fare una bella vacanza e poter mettere alla prova la mia inventiva e le mie capacità. Accetto. In verità le difficoltà furono infinite ma ad ogni problema io rispondevo con un'invenzione che risolveva gli intoppi. Realmente un'avventura! Ma alla fine é uscito un film d'azione dignitoso e venduto in tutto il mondo. Il protagonista lo scelgo a Miami , un ragazzone biondo, tutti muscoli, tipo Big Jim. Frank Zagarino. Come guest-star John Philip Law, un buon attore dalla fisicità esagerata, sarà alto due metri, molto disponibile e corretto. Una buona collaborazione, nella velocità delle riprese. John Steiner è un vero attore, simpatico e collaborativo. Vedere come risolvevo tutti i problemi lo affascinava enormemente e mi stava sempre accanto "per imparare" diceva lui.
Un film curioso è Sinbad, un epico fantasy, realizzato nel 1989, con Lou Ferrigno!
Se la Cannon, la produzione dei due israeliani Golan e non mi ricordo l'altro (Yoram Globus, ndr), non avesse fallito prima che finissi il film (ho girato anche per 3 puntate televisive) sarebbe venuto molto bene. Non ho potuto girare tutti gli effetti speciali, quelli favolistici, quelli assolutamente necessari per realizzare la "favola di Sinbad". Non avevo terminate le riprese che la produzione ci manda tutti a casa. Devo ancora avere i soldi! Dopo anni, negli USA, vedo una cassetta del film "Prodotto e diretto da E.G.C.", lo compro e cerco di vederlo... dico "cerco" perché sono state assemblate una serie di scene e, in mancanza degli effetti speciali, legate da una mamma che racconta alla figlia... ?! Una cosa disgustosa. Vengo a sapere in seguito che quelle scene sono state girate da Luigi Cozzi. Non sono riuscito a vedere la cassetta. Oggi é uscito anche in DVD... ontinuerò a non vederlo !

Qual è il tuo rapporto con la fiction televisiva? In Extralarge hai diretto una coppia atipica, formata da Bud Spencer e Philip Michael Thomas. C’era un buon rapporto tra i due fuori dal set? Michael Thomas all’epoca era reduce da Miami Vice
Il primo lavoro televisivo è stato XL ed io ho girato 6 "films" ... significa che non ho tenuto in conto le raccomandazioni e gli obblighi dei dirigenti TV che decantavano il modo di girare per la TV. Io ho riscritto le sceneggiature, alcune buttate e reinventate, ed ho girato cinematograficamente! Ho realizzato i 6 films come per il grande schermo. Il successo che ne é seguito ed il Telegatto mi hanno dato ragione. Philip Michael è una delizia di uomo, simpatico, intelligente ed anche un ottimo attore. Il suo rapporto con Spencer é stato corretto e rispettoso. Con me é stato fantastico. Thomas a Miami, dove ho girato i 6 films, é stranoto ed ammirato. Amo il rapporto di quelle star che rispettano gli ammiratori e dedicano loro le attenzioni ed il rispetto che meritano. Quasi più di Erik Estrada.

Per la tv hai anche girato Il ritorno di Sandokan. Il cast comprende molte glorie del cinema italiano, da Kabir Bedi a Fabio Testi a Franco Nero e Romina Power. Il film è stato scritto da George Eastman vero?
Le puntate televisive sono state scritte da Montefiori-Eastman sotto la direzione di Goffredo Lombardo. Questo produttore, che ha dato tantissimo al Cinema, ormai piuttosto anziano, dedicava tutto il suo tempo al lavoro, prevaricando gli autori con le sue idee. Nel contratto che mi ha fatto firmare lui aveva il final-cut... ma per me, a quel punto della mia carriera, un lavoro televisivo non avrebbe regalato nulla ed ho lasciato che Lombardo gestisse le immagini: infatti, la mattina presto lui cambiava il mio montaggio fatto la sera, con la collaborazione servile del montatore. Con gli attori ho avuto un ottimo rapporto... ad eccezione del "giovane" scelto, obbligato e protetto dal figlio di Lombardo (un disastro)! Kabir é un gran signore, nobile di animo e di modi, una grande e rispettosa educazione ed un ottimo attore, dalla fisicità al tempo stesso prepotente ed elegante! Una gran bella persona!

George Eastman ha anche scritto Deserto di fuoco, in cui compare un cast di altissimo livello, con Vittorio Gassman e Claudia Cardinale. Che ricordi ha di questi due attori?
Sono molto contento di questo cast straordinario, se fosse stato riunito in un film negli anni 80 sarebbe stato un sogno per qualsiasi regista. Virna Lisi lavora per la prima volta con Claudia Cardinale ... Franco Nero-Giuliano Gemma-Fabio Testi insieme, un trio che avrebbe sbancato i botteghini nei tempi d'oro. Vittorio Gassman, altro mostro sacro, si aggiunge al cast già straricco. Orso Maria Guerrini passa nel mio ufficio e vedendo sul cartellone degli attori tutti questi nomi mi chiede un piccolo ruolo per entrare in questa lista... i francesi Jean Sorel, Marie Laforet, Anthony Delon ed altri molto importanti che, uniti ai grossi nomi tedeschi, determinano un reparto artistico invidiato da tutti i miei colleghi. Questo sceneggiato mi regala la possibilità di dirigere tutti questi miti. La Lisi è la professionalità fatta donna, con una classe ed un fascino unico... Claudia Cardinale, l'attrice che ho sempre seguito in tutti i suoi films con l'enorme ammirazione per la sua bellezza... Gassman, il mito dei miti, sul set ha avuto la stessa disciplina e rispetto per la mia persona, in precedenza solo De Sica mi aveva regalato questa emozione. Delon credo che abbia preso da suo padre solo i difetti... Marie Laforet una meraviglia, ancora bellissima ed affascinante... Sorel un gran signore, una nobiltà di altri tempi. I tedeschi tutti straordinari professionisti... un altro francese che prese un premio a Cannes, un tale Stephan Freys, o qualcosa di simile, uno stronzo macroscopico...

Hai fatto ritorno al cinema nel 1994, con Jonathan degli orsi. Lo reputi un film riuscito? Come giudichi questo tardo western con il suo attore simbolo, Franco Nero?
Parzialmente riuscito. L'ho girato interamente in Russia, in un paesino vicino Mosca. Credo che tutte le difficoltà che io abbia subito negli altri lavori, unite tutte insieme non raggiungano quelle che ho dovuto sormontare in questo film. Il risultato ottenuto ha del miracoloso...

Cosa puoi dirmi di Tito Carpi, uno dei tuoi sceneggiatori abituali?
Potrei parlare per ore dell'amico più grande che abbia mai avuto. Un uomo dalla cultura gigantesca, dall'umanità senza confronti, dalla bravura unica, dalla facilità nella scrittura che ha sempre superato tutti quelli con i quali ho collaborato. Il suo più grande difetto era la modestia, era riservato, umile, con una discrezione esemplare... un gran signore, un uomo di altri tempi! Quanti produttori si sono approfittati della sua disponibilità, senza pagarlo, promettendo che "appena possibile" sarebbe stato saldato... buffoni maledetti! Ti ringrazio che con questa domanda mi hai permesso di dire il minimo, solo il minimo su questo grandissimo uomo. Ciao Tito, ti vorrò sempre bene ...

E a proposito dei Fratelli De Angelis?
Bravi.

Hai progetti futuri? Si parla di un tuo ritorno al western con franco Nero…
Tu sai che noi "del cinema" siamo molto superstiziosi... ti parlerò dei miei prossimi lavori subito dopo averli realizzati. Per ora insegno regia nell'Università di Alicante, in Spagna e in quella di Cinecittà, la NUCT.

Intervista di Edoardo Favaron, autunno 2008. Seconda parte. Foto da: http://www.simonabrancati.com.

Memorabilia. 1.6.1963

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Dal Corriere della Sera di quella data, un montaggio della pagina spettacoli di Milano.
A.V.