Tit. or.: Lauri Mäntyvaaran tuuheet ripset. Finlandia/Francia 2017. Di Hannaleena Hauru.
Le giovani amiche Satu e
Heidi (più maschiaccia la prima, bella bionda l'altra) sabotano
feste di matrimonio, avverse a una concezione “commerciale” di
quel che dovrebbe essere un passo importante di cui poi ci si rischia
di pentire. Soprattutto la prima, che considera l'amore con distacco.
Quando Heidi si innamora di un giocatore di hockey su ghiaccio,
l'amica entra un po' in crisi. Ha dei dubbi su di lui, poi aiuta il
ragazzo a sciogliersi dai gioghi del dovere e avviare realmente un
rapporto con Heidi, ma Satu ha difficoltà a fare i conti con i
propri sentimenti. In questo non è sola, e quando le cose non vanno
come si vorrebbe, o non si riesce a instradarle nelle direzioni
desiderate, ne risentono anche i rapporti interpersonali.
Scritto e diretto da una
esordiente (classe 1983) e presentato in “Festa mobile” sotto
l'egida del TorinoFilmLab, è uno dei film tutto sommato più
trascurabili tra quelli visionati in questo festival. Commedia con
qualche simpatica apertura surreale più che altro nella prima parte
(con dei gattini come leit motiv) ma che poi, nonostante parentesi
quali un passaggio addirittura “meta” (la ri-messa in scena di un
abbraccio visto poco prima, per analizzarlo, attraverso un attore
“anonimo”), si guarda senza convinzione. Si è dalle parti di un
film per ragazzi, dominato dalla logorrea di una protagonista dalla
voce poco gradevole (diciamo: viva le persone imperfette al cinema?
Oppure che c'è un qualcosina di respingente, e l'impermeabilità
della lingua non ci aiuta? Ognuno valuti).
Partendo dallo spunto
iniziale (comunque non folgorante) di questa coppia sabotatrice,
qualcosa dopo non ingrana come dovrebbe nell'andarsi a focalizzare
sulle questioni sentimentali (tra chi sa chi vuole e chi lo capisce
dopo...) delle due amiche. Qualche volta Inka Haapamäki
(Satu) strafà mimicamente, ma c'è poco humour al di sopra del mood
leggermente dolceamaro; e quando si ride è per un paio di passaggi
“volgari”, il dialogo tra le due ragazze dopo la prima azione e
più avanti Satu che racconta male una barzelletta sull'incontro con
una femminista (a cui bisogna dire che ha un bel cervello...) per
spezzare un momento di tensione. Va a finire che anche quando il film
sembra rialzare un po' la testa stilisticamente (la scena con Satu e
il suo possibile ragazzo soli, in cui lei prende tempo con la musica
e si sblocca molto lentamente, non è male), allo spettatore non
frega abbastanza perché certi passaggi reggano bene, per esempio
quando lei fa una capata sulla “Yoghurt Cruise”, crociera di cui
si parla lungo il film e cui partecipano tanti maschietti che chissà
cosa combineranno. E certe piccole cose rimangono confusamente di
contorno, come i tizi “freak” che vivono sulla sabbia, vicino la
capanna costruita da lei; non ben risolta anche la questione delle
“geishe scandinave” e relativo corso per creare donne che si
comportino a modo a fianco di un marito.
Sorprende un po' che le
cose non si sistemino per i due personaggi principali, anzi tre
contando il Lauri del titolo, e restino come minimo sospese. Ma di
questa direzione del film ci si limita a prendere atto, più che
effettivamente riuscire ad apprezzarla: perché non è stata
sostenuta da qualcosa di solido fin lì. In definitiva, un film
tiepido tiepido, dalle polveri bagnate, che non riesce a creare bene
un piccolo mondo nel quale far muovere i suoi giovani personaggi. E
per larga parte non se ne comprende bene, artisticamente almeno,
l'inserimento in un festival.
A.V.
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