Warning: il seguente pezzo può contenere anticipazioni su snodi e finale del film, tali da comprometterne la visione a chi ancora non lo conosce.
Luciana è un'immigrata,
una spagnola che vive a New York e ha seri problemi economici.
Nonostante qualche piccolo, frustrante lavoro (volantinare vestita da
pollo, badare a dei bambini insopportabili), i soldi per l'affitto
scarseggiano, quelli per un'assicurazione sanitaria non ne parliamo
(estorce con difficoltà una visita). Un'amica dell'est la coinvolge
proponendole un modo di guadagnare veloce e straordinariamente
semplice, sostiene lei: basta presentarsi, vestita in tiro, a una
sorta di ricevimento in cui sei pagata solo per presenziare. Luciana
accetta, ma questo comporterà l'addentrarsi nel ventre della
metropoli accedendo a una realtà segreta, viziosa e molto
pericolosa.
Ana Asensio, classe 1978,
è una attrice spagnola da pochi anni attiva in Usa, che qui
esordisce nella sceneggiatura e nella regia (oltre a figurare tra i
produttori). Girato in un Super16 onestamente rinfrancante per
l'occhio, Most Beautiful Island è
un film riuscito, il percorso di una donna in una metropoli che
offrirà pure tante possibilità, come retorica vuole, ma nel raggio
di queste opzioni, se si vuole tirare avanti, c'è l'affrontare un
incubo misterioso.
Introdotta al nostro
sguardo da una macchina da presa che prima ha “spiato”, seguito e
abbandonato altre donne in movimento per le strade, Luciana ci fa un
po' da Cicerone attraverso una New York realistica nel suo essere
affollata e nervosa, e già così cattura il nostro interesse. La donna si
avvia man mano alla meta tra un preparativo e l'altro: tra una
vestizione, un pagamento mancato e la tappa di un incontro necessario
per avere informazioni ma non certo rassicurante. Prima di
rinchiudersi, senza possibilità di uscire e tornare indietro, tra
squallide mura, in piedi e in attesa, a poca
distanza da non si sa cosa, insieme ad altre malcapitate "compagne" più o
meno avvezze. Il film crea una pesante tensione con poco, forte di
quel che né la protagonista né noi ancora sappiamo, tantomeno
vediamo. E quando ci si arriva, si rivela un semplice gioco,
banale e terribile, per il diletto di altri, nel quale in effetti non
bisogna fare praticamente nulla, solo affrontarlo, subendo – e un
passaggio precedente, apparentemente un po' gratuito, si rivela invece un indizio, oltre che simbolico – .
Con
questo non si intende dire che Most Beautiful Island si
risolve in un gioco. È
convincentemente politico, contemporaneo (senza didascalismi: stia
tranquillo chi salta sulla sedia all'idea che un film gli dica
qualche cosa), permeato da una visione amara del melting
pot, composto da sfruttatori e sfruttati che vanno
a mettersi in gara fra loro, per bisogno. È
straniero il cinese rude e sbrigativo che la indirizza dove deve,
come la cerimoniosa, formale, melliflua maîtresse
del “gioco”, come la cinica, determinista pseudo-amica, che crede
ognuno abbia quel che si merita; e quando un personaggio le dà una
strigliata, ecco che la protagonista si becca un “puttana
immigrata!”. Gli spettatori, i partecipanti alla serata fanno invece parte di un'altra razza, quella dei cosiddetti “annoiati”. Luciana esce
da quel luogo, e infine può rilassarsi. Per questa volta, alla nostra eroina alle soglie della
povertà è andata bene.
Appunti in coda. Il primo riguarda una questione personale di sguardo etero. Rispetto alla "gara" della protagonista, funziona meglio quella dell'amica, subito dopo, più epidermicamente sgradevole e forte del mettere in gioco entrambi i personaggi. Quando è il turno della Asensio, siamo al climax del film (o quasi) ma è anche il momento di un atteso topless che, notevole, colpisce lo sguardo creando un'interferenza che rischia di distrarre dalla tensione di quel che segue. Poi, chi scrive ha pensato inizialmente di aver sbagliato sala, non essendo abituato ad associare il logo Orion a film nuovi (oggi è solo sussidiaria della Mgm, informa Wikipedia). Larry Fessenden è tra i produttori e partecipa anche da attore.
A.V. Appunti in coda. Il primo riguarda una questione personale di sguardo etero. Rispetto alla "gara" della protagonista, funziona meglio quella dell'amica, subito dopo, più epidermicamente sgradevole e forte del mettere in gioco entrambi i personaggi. Quando è il turno della Asensio, siamo al climax del film (o quasi) ma è anche il momento di un atteso topless che, notevole, colpisce lo sguardo creando un'interferenza che rischia di distrarre dalla tensione di quel che segue. Poi, chi scrive ha pensato inizialmente di aver sbagliato sala, non essendo abituato ad associare il logo Orion a film nuovi (oggi è solo sussidiaria della Mgm, informa Wikipedia). Larry Fessenden è tra i produttori e partecipa anche da attore.
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