domenica 9 dicembre 2018

Festival ed eventi vari. 36 TORINO FILM FESTIVAL. RIDE

Italia 2018. Di Valerio Mastandrea. Al cinema dal 29 novembre.


Carolina (Chiara Martegiani, compagna di Mastandrea dal cv cinematografico scarno) è vedova di fresco. L'indomani ci saranno i funerali del marito Mauro: cerimonia importante, per la quale è previsto anche l'arrivo di telecamere: lui è morto durante il lavoro in una fabbrica centrale in quella cittadina. Mentre il figlio Bruno si prepara a un'eventuale intervista con un amico - per fare bella figura agli occhi di una coetanea - , il padre di Mauro (Renato Carpentieri) passa la giornata con gli ex colleghi, tra considerazioni amare e un pranzo, finché l'altro fratello, quello messo da parte (Stefano Dionisi), verrà a cercarlo. Intanto, Carolina ha un problema: non ce la fa a esternare il dolore che ritiene opportuno e richiesto, e che gli altri si attenderebbero. Non è tanto un mancato amore per chi non c'è più, ma quel che prova non la fa arrivare alle lacrime. Forse deve ancora metabolizzare: fatto sta che non riesce a piangere. Però ci prova.
Mastandrea, col suo co-sceneggiatore Enrico Audenino, porta avanti il film su queste tre tracce parallele. La protagonista sta fra le mura di casa, con il figlio e con chi la va a trovare e le racconta di sé, quasi che le lacrime fossero un pretesto (con simpatico cameo di Milena Vukotic, impicciona che pensa di darle lezioni di vita); quella del figlio con l'amico è la parte più apertamente umoristica del film, mentre quanto riguarda Carpentieri è più drammatico. Se dovendo etichettare il film lo si può definire una commedia, i toni di questi segmenti sono comunque suscettibili di cambiamenti.
Nel personaggio di Bruno, Mastandrea sembra mettere sulla scena un surrogato che compensi la sua mancanza davanti alla macchina da presa. E qui, se non la protagonista, lo spettatore ride: forse c'è un leggero calcare la mano in questi passaggi (complimenti però ad Arturo Marchetti, che sembra un commediante “sgamato”), tuttavia va ammesso che quando il film vuole suscitare quella reazione ci riesce, così come quando, a un certo punto, preme il pedale della commozione.
Il difetto più evidente che si può imputare a Ride è allo stesso tempo qualcosa che non disturba la visione, anzi: un leggermente eccessivo appoggiarsi – un lasciar fare – alla bellezza e alla forza delle canzoni scelte, a cominciare da quella Dancing With Tears in My Eyes degli Ultravox che accompagna la prima prova di commozione che vediamo compiere alla protagonista. Mentre una nota di merito va a all'essersi accostati al tema del lavoro e relative morti, in modo non consolatorio. Ma a parte dei possibili puntini sulle “i” si tratta di un esordio sostanzialmente riuscito, un lavoro che ha una sua freschezza, in cui si percepisce un piacere di fare del cinema, di mettere in scena delle situazioni (vedi anche la nota dolce del finale accompagnato da E sei così bella: sebbene poi quel finalissimo lo si poteva evitare). Uno di quei film che ci mette poco a sintonizzarsi con chi lo guarda e a farsi voler bene: peccato che non sia stato di questo avviso il pubblico delle sale, che lo sta condannando a un grande e non giusto insuccesso.
A.V.

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=QkeOHTr7Pzg

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