Usa 2018.
Tyler (Jason Mitchell) si
reca con altri a passare alcuni giorni di “drunken bro debauchery”
(cit. Imdb) in uno chalet di montagna. Alcuni li conosce, altri no,
altri si aggregheranno. Ma il fatto che sia l'unico nero e un pesante
clima goliardico inizieranno presto a farlo sentire non a suo agio.
Scritto e diretto da
Sebastián Silva (che si
era fatto conoscere con La nana, passato al TFF come il più
recente Nasty Baby), Tyrel è
un film che va affrontato con precauzioni e pazienza. Sì, c'è una situazione di base con un uomo nero "in balia" di bianchi, ma se approcciato
come “il nuovo Get Out” (come da sinossi sul programma) il
film non corrisponde alle aspettative e non può soddisfare. Perché
vi si aspetta vanamente che succeda qualcosa di eclatante o di
esplosivo: non accade nulla che paia irreparabile, il crescendo è
smorzato mentre Silva ci immerge nel turbine di parole, divertimento
alcolico ed eccessi di questa mandria di uomini, perlopiù neanche
particolarmente simpatici.
Non
tutto quanto accade a Tyler-Tyrel è motivato dal suo essere nero,
non viene vessato per questo da personaggi deliberatamente razzisti:
è la molla che lascia un primo segno, ma è agevole (se non si è
disperatamente estroversi) immedesimarsi nel protagonista col suo
sentirsi fuori posto (sì, al pari di quella lettera scambiata che
porta qualcuno a chiamarlo così) in mezzo ad altri e il suo cercare
di adattarsi, anche illudendosi di trovare in qualcuno una maggiore
complicità.
È
del tutto comprensibile il volere qualcosa, se non di differente, di
più, e lungo
il suo svolgimento ci si può domandare “e quindi?”, ma in fin
dei conti un film interessante c'è, che si segue attivando la
curiosità, cui va dato atto di una regia efficacemente immersiva (è
un po' come fossimo Tyler, è un po' come fossimo lì) e che lascia
con simpatia, complice un finalissimo che è un'efficace chiosa
ironica. Tyrel è un
lungometraggio sottile, di relazioni, di tensioni non espresse
(almeno non subito, non in modo diretto) e soprattutto di disagio,
sotto il chiasso degli altri. Non si capisce, comunque,
il motivo dell'inserimento nella sezione di genere e de-genere “After
Hours”. In colonna sonora un paio di pezzi storici dei R. E. M.
(Stand, cantata dai personaggi, e Losing My Religion).
A.V.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=QQiSXQdfQBM
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