domenica 2 novembre 2008

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 11° CINEMAMBIENTE, Torino, 16-21/10/2008. BATTLE IN SEATTLE


Usa/Canada/Germania 2007. Di Stuart Townsend. Su dvd Redwood Palms (regione 1).

Ha chiuso Cinemambiente, in anteprima italiana, questo debutto alla regia dell'attore Stuart Townsend. Che non inizia male: dopo un introduzione in cui molto velocemente, con grafica e dati, si illustra cosa e più o meno il WTO, mette le carte in tavola presentando scenario ed alcuni dei personaggi che si fronteggeranno. Siamo nelle giornate del meeting dell'Organizzazione Mondiale del Commercio 1999 e gruppi ambientalisti si preparano ad una contestazione in grande stile.
Scandito in giornate, Battle in Seattle è un film militante, che mostra sì un personaggio di potere umano e con contraddizioni, quello del sindaco Ray Liotta, ma sta comunque da una certa parte. Intendiamoci, non è un male: di una pellicola pro-fame nel mondo o pro maneggioni dell'industria farmaceutica se ne fa volentieri a meno. Il problema è che si fa ben poco per evitare retorica e didascalismo, anzi li si cerca e se ne fa uso. Da una parte abbiamo scelte molto “da film americano”, con scontri verbali a base di “fuck you!” ed un personaggio di nero che fa il simpatico (ancora?); dall'altro Townsend ricostruisce gli scontri, con le trovate dei manifestanti e la reazione G8-style della polizia, spruzzandoli di riprese degli scontri veri. Emerge a sufficienza la difficoltà della lotta di tanti Davide contro un Golia che pare intoccabile e prima risponde col tollerare, poi passa allo scontro fisico. Ma in mezzo a qualche riflessione interessante -e ad almeno una bella scena: Harrelson che si prepara a far sgomberare i manifestanti quasi piangendo, provato da quanto gli è accaduto-, Battle in Seattle fa emergere il proprio senso con le modalità del detto e della retorica. Non bastava la vicenda della Theron, manganellata senza motivo dalla polizia di cui il marito fa parte, per sparigliare le carte tra “buoni” e “cattivi”? Invece che scene quasi imbarazzanti come quella in carcere tra l'arrestato Martin Henderson e l'agente Harrelson, o il membro del paese disagiato che si infervora e si fa applaudire all'assemblea.
Le ragioni della protesta, le idee dei contestatari vengono spiegate, ma il rischio paradossale è che venga ad avere più spazio il dissenso che non cosa più precisamente è/come funziona/che cosa sbaglia il WTO. Ed il modo dolciastro con cui è condotto il positivo finale, seguito da altre informazioni prima dei titoli di coda, conferma l'impressione di un film impegnato e dalle idee condivisibili, ma più adatto ad una serata tematica o ad un centro sociale che non al grande schermo. Il cast coinvolto, comunque, è di livello: oltre ai citati, ci sono Michelle Rodriguez, Rade Serbedzija.
Alessio Vacchi

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