domenica 9 novembre 2008

Incompresi. Comici allo sbaraglio: OGNI LASCIATO È PERSO


Italia 2001. Su dvd Columbia.

Il Pierfrancesco Favino dell'attualmente in sala L'uomo che ama non è stato mica il primo attore a portare sullo schermo la sofferenza maschile amorosa... Ogni lasciato è perso è il primo film che Rita Rusic produce dopo la rottura con Cecchi Gori, insieme alla sorella Lierka. Allora ci si aspettavano grandi cose dalla Rusic, in quanto presunta forza propulsiva dell'ex marito, ma con i film che ha prodotto da sola non l'ha di certo sempre imbroccata. L'esordio al cinema di Piero Chiambretti avviene dopo anni di titubanze e progetti non andati in porto (tra cui la partecipazione al vanziniano Sognando la California*). Il conduttore, da poco uscito da una storia d'amore, sceglie un plot che ha dell'autobiografico: impersona appunto un presentatore tv, di nome Piero C. (sic), di una trasmissione sull'amore, che viene inaspettatamente lasciato dalla sua ragazza, interpretata dalla bellissima Vanessa Asbert -non troppo credibile al fianco di Chiambretti-. Il film si incentra sul percorso di sofferenza amorosa del protagonista che, mogio mogio, cerca conforto negli amici (tra cui il professore Felice Andreasi e lo psichiatra Antonio Catania), con la speranza che lei si rifaccia prima o poi viva. Cartomanti e rimedi magici non servono: voltare pagina per lui è molto difficile, anche se qualche altra donna si affaccerà.
La pellicola si apre con delle vedute di Torino, Mole Antonelliana e tetti vari, che darebbero il sorriso alla Film Commission della città. Nel corso del film si vedono vari luoghi torinesi, tra cui il teatro Carignano ed il ristorante, di proprietà di Chiambretti, F.lli La Cozza. Quando compare il personaggio della “amica del cuore” del protagonista, si capisce già che i due scopriranno di dover stare insieme. Ma il problema del film non è la scontatezza, perchè va ammesso come nell'ultima parte poco vada in una direzione ovvia; né che sia girato male, perchè la confezione c'è: il Chiambretti regista cerca un suo stile con inquadrature oblique, dall'alto, più generalmente chiudendo i personaggi in scena come in dei quadretti, cercando una deformazione ironica. E' che il tutto non regge niente bene l'ora e mezza di durata. A forza di girare in modo ombelicale intorno al protagonista ed alle annesse chiacchiere e battute sull'affrontare l'amore che se ne va ecc., finisce con l'avere scarso respiro e ad un certo punto si aspetta solo che termini. In ogni caso, tra le cose più simpatiche si possono citare la trovata del dormire insieme al portiere e relativa moglie per combattere la solitudine, e la scena con le due donne che vogliono un autografo mentre Piero si rivolge alla statua divina (“Un attimo che finisco col Signore”). Ma chi ce l'ha col cinema italiano “piccolo” nel suo frequente trattare di personaggi maschili in crisi, stia alla larga.
Un paio di scene per l'ex direttore di Raidue Carlo Freccero, nella parte proprio del direttore del canale tv in cui lavora il protagonista; mentre ha una piccola parte Vladimir Luxuria. E' l'ultimo copione a cui ha collaborato il leggendario sceneggiatore Leonardo Benvenuti, a cui il film è dedicato. Tra gli autori delle musiche figura, facendo strabuzzare gli occhi, David Lynch.
Alessio Vacchi

* fonte: Ciak gennaio 2001, pag.80.
http://www.arturovillone.it/lavori/art_ognilasciato_1.html

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