Francia/Cile/Germania/Grecia/Colombia 2016.
Il giovane Jesús è un
adolescente che vive a Santiago praticamente da solo, perché il
padre viene e più spesso va, passandogli riluttante i soldi che gli
servono. Non studia né lavora, ma con gli amici passa il tempo
fumando, bevendo, esibendosi sul palco a ballare in gruppo musica
pop. Una sera, ubriachi, Jesús e compari si lasciano andare a
picchiare a sangue un coetaneo trovato praticamente incosciente in un
parco. La notizia che il malcapitato è finito in coma funge da
brutale sveglia per Jesús, i cui amici, con logica di gruppo, lo
convincono o minacciano a restare omertoso. Ma fingere che nulla stia
succedendo è difficile e lui si apre al padre, che si sforza di
aiutarlo prendendolo sotto la sua ala e agendo per lui.
Passato a Toronto prima
del concorso torinese (in cui il giovane Nicolás
Durán
ha vinto come miglior attore), il film è l'opera seconda di Fernando
Guzzoni dopo il non molto visto Carne de perro.
Un po' programmaticamente
controverso, unendo il suo metodo
stilistico alla storia e al contesto raccontati il regista si muove
tra rigore e furbizia, in un modo che ha convinto poco diversi
spettatori un po' sgamati, stando ai commenti colti dopo la visione.
Il metodo è quello di piani lunghi, di insistiti primi piani sul
protagonista, di inquadrature in cui lui è di spalle e a fuoco
mentre il resto è fuori fuoco, o diventa leggibile solo quanto basta
per capire cosa lo circonda.
Se funziona
l'interminabile sequenza del tentativo di conoscenza e conseguente
dispiegamento di violenza verso il ragazzo ubriaco, i passaggi hard,
compreso uno gay, sono ancora più una spia del confidare in una
forza provocatoria che però (spettatori casuali a parte), nonostante
erezioni e rapporti veri o quasi, rischia di risultare “vecchia”.
Un modello di fare cinema
non nuovo insomma, anche o soprattutto nel guardare a personaggi
giovani, ma che è difficile definire privo di brutale efficacia. La
desolazione e il grado zero o quasi delle vite di questi ragazzi
dediti solo al piacere e al deboscio, oltre che dai modelli
omologati, tra infighettamento estetico e popband entrambi dal sapore
bieberiano, colpiscono spiacevolmente e non li si avverte come
lontani.
Uno degli aspetti
migliori del film è la figura, decisiva, del padre di Jesús. Figura
paterna che all'inizio c'è, per poi continare a lasciare il figlio
immaturo a sé stesso e infine tornare a danno fatto, a cercare di
fare il padre nel senso di proteggere il suo ragazzo, mettendosi in
testa di aggiustare quel che di gravissimo ha combinato, e poi di
fare la cosa più giusta e di insegnamento, che non è la più
facile, a costo di interrompere un legame. Bella l'ellisse che
elimina la confessione del giovane al papà, facendoci passare da una
scena familiare, a base di una routine che non può più reggere, a
un attonito confronto tra lacrime e shock.
Al di là del richiamo
cristiano, si può ravvisare anche qui, oltre che per Godless,
un collegamento con Dogs, ma
sotto un altro aspetto. Anche qui abbiamo delle persone giovani che
non riescono ad avere il controllo della propria vita, e chi
si prende la briga di risolvere le cose, in modi radicalmente
diversi, sono “i padri”.
Una sorta di racconto
morale visto con distacco emotivo, Jesús.
Un film non per tutti i gusti e meno riuscito di quanto probabilmente
crede di essere, ma neppure così scrollabile dalle spalle.
A.V.
Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Vii_7HL9Gfk
Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Vii_7HL9Gfk
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