Tit.or.: VAN
valami furcsa és megmagyarázhatatlan. Ungheria 2014. Con Áron Ferenczik.
Áron vive a Budapest ed è, come recita il pressbook del film, “an
average 29 years old weirdo”. Appena lasciato dalla ragazza (di cui
ricerca i capelli negli scarichi del bagno), è laureato, ma della
laurea fa poco. I genitori lo mantengono e il fratello è del tutto
sistemato, al contrario di lui. Più testa fra le nuvole che
concreto, veste al limite del trasandato, ha pseudo-traumi infantili
(che in un senso o nell'altro avranno uno sbocco) ed è in cerca, con
molta poca convinzione e giusto perché così si deve fare, di
lavoro. L'incertezza personale si salda con pressioni esterne e con
la ben nota crisi economica. In seguito a una notte di alcool, scopre
di aver prenotato un (costoso) viaggio a Lisbona, che farà. Lì
troverà donna & impiego, ma la prenderà come una tappa, come se
sentisse che non è quello il suo posto nel mondo, come fosse troppo
presto per fermarsi, mettere un punto.
Primo
lungometraggio per Gábor
Reisz (anche sceneggiatore e direttore della fotografia), suo lavoro di diploma alla University of Theatre and Film Art di Budapest e buon successo in patria, For
Some Inexplicable Reason è
un film che facendo dell'alta critica e senza sminuirlo si può
giudicare molto carino, che fotografa bene e con humour una realtà
non solo psicologica, ma anche socioeconomica, di crisi, tale
che si sarebbe portati qualunquisticamente a pensare che tutto il
mondo è paese. Áron
è in una età di mezzo ed è in mezzo a discorsi pessimisti,
aspettative di adulti e del mondo adulto, nel quale però non sa bene
come inserirsi né ne ha granché voglia, perché la sua testa è
molto più disposta a inseguire fantasie, piaceri personali e il
pensiero della persona amata (il montaggio in soggettiva di momenti
felici vissuti assieme non sarà originale, eppure emoziona). In ogni
caso, l'umore del finale è positivo. Non è difficile provare
simpatia per il protagonista, ma allo stesso tempo non è sicuramente
un film per tutti, almeno a livello di identificazione con esso:
realizzati, inquadrati e precoci stiano alla larga.
Non
tutto è a fuoco (vedi la banale autopromessa del protagonista di
iniziare a scrivere il suo libro), ma c'è senso dell'umorismo, qua e
là apertamente surreale. Anche gli attacchi di logorrea di Áron
non sono sempre allo stesso livello: se quello alla ragazza che gli
si offre sul letto, dal contenuto ficcante e altamente introverso,
che demitizza il sesso come la sequenza precedente esprime uno
sguardo ironicamente esterno verso la seduzione, è degno di Allen,
la raffica di parole e film mentali su una vita insieme che spara di
fronte alla giovane controllora Eva, ritrovata dopo averla incrociata
su un bus, è più da cinema e non in senso positivo. Ancora, se le musiche
à la commedia indie e i ralenti fanno parte del coté
più “piacione” del film, gli originali titoli di coda però, in
cui sfilano (anzi, corrono) cast e troupe, inchiodano. Un “piccolo”
film che ha vinto il premio speciale della giuria e quello del pubblico al festival.
A.V.
Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=y7DjGQOUQFI
Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=y7DjGQOUQFI
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