Usa 2014.
Cacciato dalla compagna Andrea, Mat
(Josh Lucas) si presenta a casa del fratello Alan e relativa compagna Farrah
nel corso di una festa. La mattina dopo, è lì che si risveglia, mentre i due sono partiti per un viaggio previsto. Si
ripresenta Andrea, con suo figlio, e i tre fanno come fossero a casa
loro, ma poi torna anche, tristemente solo, Alan. E parte una nuova
formazione di convivenza “di famiglia”, anch'essa destinata a non
essere eterna...
Debutto nel lungometraggio per John
Magary (anche sceneggiatore), dopo alcuni corti, The Mend è
una ronde di pochi personaggi che gravitano in un appartamento, da
cui vanno e a cui tornano, in un convivere segnato, ovviamente, da
una – inizialmente tollerata con passività, da parte del padrone
di casa – condivisione di spazi, di stati d'animo e sprazzi
di intimità. Una cosiddetta idea di sguardo c'è,
come si comprende già nella lunga sequenza della festa all'inizio,
in cui Magary si muove tra protagonisti e personaggi minori in modo
ordinato. E il film crede in sé stesso, ci sono una calma baldanza e
un flusso di scrittura che dicono di un progetto non preso
sottogamba. Anche se ci crede non fino in fondo: non si capisce
altrimenti il ripetuto tentativo di creare tensione sul nulla (spia
della consapevolezza di qualche limite?), con musiche da thriller che
semplicemente non c'entrano con immagini e atmosfere.
Il paradosso che non fa amare il film è
che The Mend vorrebbe essere realista e umanista, uno di quei
film con tanta vita, e personaggi che danno l'anima, dentro ma si fa
sempre più verboso, teatrale, asfittico e un po' stucchevole, anche
quando vuole essere a fior di pelle, come quando i due protagonisti
vengono ai ferri corti e schiumano (Alan che scrive e porge un
foglietto al fratello dicendogli “Questo è cosa penso di te!”?
C'mon...). Inevitabilmente, parlando e parlando, alcune battute vanno
a vuoto: ma alla lunga si finisce col notarlo di più. E ci si
scoccia dei personaggi e dei loro girelli umorali, distaccandosi.
Peccato perché un po' di potenziale c'era, e anche quando il film
ormai ha stancato qualcosina si salva (per esempio, Farrah che
rimuove le briciole altrui con la mano), ma i difetti sono prima di
tutto di impostazione e il giudizio finale non può che essere un
pollice molto medio.
Domanda provocatoria a chi lo
difendesse: l'avessimo fatto in Italia un film analogo, non sarebbe
finito liquidato come “solita menata da due camere e cucina”?
A.V.
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