lunedì 8 dicembre 2014

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 32 TFF. THE MEND

Usa 2014.

Cacciato dalla compagna Andrea, Mat (Josh Lucas) si presenta a casa del fratello Alan e relativa compagna Farrah nel corso di una festa. La mattina dopo, è lì che si risveglia, mentre i due sono partiti per un viaggio previsto. Si ripresenta Andrea, con suo figlio, e i tre fanno come fossero a casa loro, ma poi torna anche, tristemente solo, Alan. E parte una nuova formazione di convivenza “di famiglia”, anch'essa destinata a non essere eterna...
Debutto nel lungometraggio per John Magary (anche sceneggiatore), dopo alcuni corti, The Mend è una ronde di pochi personaggi che gravitano in un appartamento, da cui vanno e a cui tornano, in un convivere segnato, ovviamente, da una – inizialmente tollerata con passività, da parte del padrone di casa – condivisione di spazi, di stati d'animo e sprazzi di intimità. Una cosiddetta idea di sguardo c'è, come si comprende già nella lunga sequenza della festa all'inizio, in cui Magary si muove tra protagonisti e personaggi minori in modo ordinato. E il film crede in sé stesso, ci sono una calma baldanza e un flusso di scrittura che dicono di un progetto non preso sottogamba. Anche se ci crede non fino in fondo: non si capisce altrimenti il ripetuto tentativo di creare tensione sul nulla (spia della consapevolezza di qualche limite?), con musiche da thriller che semplicemente non c'entrano con immagini e atmosfere.
Il paradosso che non fa amare il film è che The Mend vorrebbe essere realista e umanista, uno di quei film con tanta vita, e personaggi che danno l'anima, dentro ma si fa sempre più verboso, teatrale, asfittico e un po' stucchevole, anche quando vuole essere a fior di pelle, come quando i due protagonisti vengono ai ferri corti e schiumano (Alan che scrive e porge un foglietto al fratello dicendogli “Questo è cosa penso di te!”? C'mon...). Inevitabilmente, parlando e parlando, alcune battute vanno a vuoto: ma alla lunga si finisce col notarlo di più. E ci si scoccia dei personaggi e dei loro girelli umorali, distaccandosi. Peccato perché un po' di potenziale c'era, e anche quando il film ormai ha stancato qualcosina si salva (per esempio, Farrah che rimuove le briciole altrui con la mano), ma i difetti sono prima di tutto di impostazione e il giudizio finale non può che essere un pollice molto medio.
Domanda provocatoria a chi lo difendesse: l'avessimo fatto in Italia un film analogo, non sarebbe finito liquidato come “solita menata da due camere e cucina”?
A.V.

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