Si era sotto Natale. Fidanzati da due mesi o poco più. Il cinema già le piaciucchiava ed ero riuscito a capire quali film potevano esserle graditi e quali no, per cui riuscivo a far combaciare la scelta fra i film che mi interessavano con quelli che le potevano andare. Eravamo a casa mia e nevicava. Voglia di andare al cinema tanta, di spostarsi fuori paese neanche un po’. Al cinema “vero” davano un film che avevamo visto in città la settimana prima. Unica possibilità, allora, il cinema parrocchiale. Non ridete ancora, perché al cinema parrocchiale del mio paese non davano Tarzan ed altre innocue vicende: ci ho visto Hitchcock, Woody Allen, René Clément... Quel giorno prenatalizio davano, per scelta di genere quasi obbligata, La spada nella roccia. Grande dubbio: “Glielo propongo? Io l’ho già visto e (confesso) lo rivedrei volentieri...”
Chi vive l’inizio di un amore sa come vanno queste cose. Lei vede Lui (Dio solo sa per quali cause) come una sorta di Principe Azzurro, forte, protettore e virile. Insomma proporre Artù e Semola non mi pareva il massimo. Chiese lei cosa ci fosse “dai preti”. Arricciò il naso, ma diede luce verde sbuffando un “Meglio che niente”.
Sala con ampia percentuale di quarantenni. Semola, patrigno e Gaio: poche reazioni. Arriva il momento della foresta e Semola piomba da Artù. Io vedo il gufo Anacleto e mi viene già da ridere, però mi trattengo. Ma il gufo è irresistibile. Adulti solitamente composti si sganasciano. Un severo e noto dirigente d’azienda che è dietro di noi ride a crepapelle. Pure lei comincia e non la smette. Anch’io, finalmente, posso dare sfogo alla mia “anacleticità”.
Ci siamo sposati poco più di un anno dopo.
Maurizio Froldi (il Buono Legnani di Nocturno)
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