Usa 2012. Di Tim Sutton.
Premio
speciale della giuria (ex-aequo con Noi non siamo come James
Bond), Pavilion è un film che lascia masticanti un po' di
amaro. Perché da un lato è più o meno quello che si poteva
ipotizzare essere, dall'altro... poteva pure essere meglio. Sullo
schermo, le giornate estive di alcuni adolescenti, tra biciclettate,
skatate e camminate nei boschi, osservati da un punto di vista
registico molto laterale rispetto a quanto va in scena, con una trama
assai lassa. Si sarà intuito che siamo dalle parti di alcuni film di
Gus Van Sant, da cui “Pavilion” è molto derivativo. Se vi sono
piaciuti Elephant o Paranoid Park (che comunque sono film con un altro mordente), è pane per i vostri denti, o
perlomeno vi troverete bene durante la visione; altrimenti si rischia
di odiarlo.
Alcune
inquadrature sono belle, e il film ad un certo punto sembra creare
una qualche atmosfera da “estate come periodo magico e
irripetibile-libertà dell'essere giovani-fase che si chiude”. Come
suggerirebbe la linea narrativa del ragazzo che si trasferisce, e che
però nell'ultima parte è agilmente sostituito da un altro. I
personaggi infatti non sono approfonditi, consapevolmente e sono
trattati un po' come un mucchio. Sono mostrati in quello che fanno,
in gruppo o in momenti di solitudine, agganciandosi alla loro
quotidianità, senza una storia forte che li muova. La musica è
parca, con un bel motivo sognante che torna ogni tanto. Però poi il
film finisce, dopo un'ora e dieci circa e un certo senso di
insoddisfazione c'è. Oltre che, a conti fatti, un sospetto di
furbizia nell'aver trattato certi temi con un certo stile, per un
cinema che sfoggia immagini insolite e può suscitare consenso e
meraviglia, ma facendo troppo riferimento a un padre nobile che su
queste cose ha già dato e meglio.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=e2glgEVIB9M
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