USA 2012. Di Craig Zobel.
Becky
è una ragazza che lavora in un fast food, insieme ad altri, alle
dipendenze di Sandra, capo un po' rompiballe ma umano. Sembra una
giornata di lavoro quasi ordinaria, ma Sandra riceve una telefonata
da un sedicente agente di polizia: Becky è una ladra, ha sottratto
dei soldi ad una cliente nel fast food, c'è una testimonianza che la
inchioda. Quindi va trattenuta e perquisita, in attesa che arrivi una
volante. Che non giungerà mai, perché all'altro capo del telefono
c'è un uomo in vena di uno scherzo lungo e pesante, non il primo. E
per la ragazza è l'inizio dello scivolare in un incubo. L'uomo
infatti, con modi sicuri, anche se le istruzioni sono discutibili,
cerca di coinvolgere più persone possibili nell'umiliazione ai danni
di Becky. Anche maschi, di cui cerca di stimolare il voyeurismo,
mettendo loro di fronte ed alla sua/loro mercé una ragazza nuda.
Finché qualcuno non mangia la foglia. E l'ultima parte del film
cerca di dare qualche risposta a come sia stato possibile.
Vengono
in mente alcune cose, vedendo questo “piccolo” film efficace, che
mette a disagio, presentato nella sezione Rapporto Confidenziale che quest'anno si è orientata verso horror/thriller sulle angosce contemporanee (più o meno). Una è che poteva andare peggio. Un'altra è che ci
vorrebbe poco da parte dei personaggi per interrompere quanto
avviene, uno scatto di orgoglio, di buon senso, un ragionare in più.
E invece quasi tutti sono, come prevedibile, proni a seguire ciò che
dice loro di fare una presunta autorità. Inquieta ma non stupisce
che il film sia ispirato (quasi fedelmente, a quanto ha affermato,
presentandolo, Pat Healy, che interpreta il “maniaco”) a una
serie di fatti realmente accaduti. Perché ciò che succede in
Compliance è sì assurdo, ma plausibile ed evidentemente non
solo a livello teorico. Non solo ci potrebbe riguardare (Becky), ma
ci riguarda (Sandra e gli altri aguzzini, o quasi, per interposta
persona).
Accompagnato
da una parca colonna sonora di archi, girato in uno scope con qualche
inquadratura ricercata (volti ai margini), intervallato da immagini
“arty” di desolazione urbana, qualche piano sequenza tirato
(forse un po' incongruo), inquadrature di cibo che bolle e della
clientela nel fast food, ignara di quanto sta accadendo a pochi metri
da loro, dove il film convince meno e cala è, paradossalmente, nel
climax di ciò che succede alla ragazza. La scelta di alcune ellissi
quando si arriva al sesso rende anche meno convincente il suo
comportamento, il suo piegarsi ormai a ciò che si vuole fare di lei,
sebbene ne sia poi accennata una spiegazione a parole. E per dirla
tutta, lo spettatore maschile qualche volta è portato ad
altri pensieri dal bel corpo di Dreama Walker, che fa Becky.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=tVSn2Y4EzcM
A.V.
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