Rendiconto di alcune visioni dalla
manifestazione.
Tra i programmi composti da brevi film,
la selezione dei finalisti dei VIEW Awards. Il premio Best Short per
il contest VIEW Social è andato a Caldera di Evan Viera,
l'unico corto segnalato col suo nome sul programma (a proposito:
perché gli altri no?). Il viaggio fino all'oceano di una ragazza con
problemi psichici. Un buon inizio con qualche immagine suggestiva di
solitudine, ma poi si rivela al di sotto delle ambizioni e porta a
pensare ai fatti propri. Miglior Cortometraggio, piuttosto
meritatamente, è risultato Second Hand di Isaac King (visionabile sul suo sito: http://www.isaacking.net/animation.html), lavoro
ecologista che mette a confronto la vita slow e dedita al recupero,
anche ingegnoso, di una coppia non giovane con quella frenetica,
nervosa, rumorosa e sprecona di un infelice vicino di casa. Efficace
per design e suono, fa sorridere e ha un messaggio chiarissimo che
arriva senza predicozzi. Premio per il Miglior Personaggio al
delizioso, tenerissimo Krake di Regina Welker: una bambina si
vede spuntare sulla testa una piovretta e convive con questo
parassita (che, antropomorfizzato, si comporta similmente a un
bimbo), che cresce di volume fino a diventare insostenibile. La bontà
del corto non sta nello stile ma nella sua leggerezza brillante e
dolce, che lo rende effettivamente adatto ad ogni età. Rew Day,
dalla Bulgaria, vincitore per il Miglior Design, narra a ritroso la
giornata costellata di sfighe di un tizio, che abbiamo visto
concludersi col suo cadavere a prendere aria. Interessante anche La
noria-The Waterwheel di Karla Castaneda, con i suoi personaggi
tridimensionali che piangono un bambino defunto, fra tristezza,
musica e visionarietà, senza parole (e un protagonista troppo
ruminante).
Tra i lungometraggi, in contemporanea
con la permanenza nelle sale è passato ParaNorman diretto da
Sam Fell e Chris Butler, dalla casa di produzione di Coraline.
Protagonista di questo film che nelle nostre sale ha incassato
un'inezia rispetto ad altri film mainstream animati è un ragazzino
introverso, appassionato di horror, che “vede la gente morta” e
si ritrova incaricato dallo zio semi-barbone (doppiato in originale
da John Goodman; ma il doppiaggio italiano, in generale, si fa
digerire) di placare la maledizione in arrivo nella loro cittadina, costituita dal ritorno
di alcuni zombies, causata da una strega. Affiancato inizialmente da
altri personaggi (il suo bullo, il suo amico ciccione e nerd col fratello culturista e tonto, la sorella superficialona), Norman risalirà
ai motivi del maleficio e affronterà fino in fondo la faccenda,
riscattandosi e facendosi apprezzare.
Francamente non bello il design dei
personaggi, che assomigliano a dei bambolottoni e pesa un poco
quando, dopo tanto casino e umorismo, il film sente di dover tirare
le fila facendosi serio e lanciando un messaggio. Però come cartoon
horror e come film che si rivolge a un target anagraficamente largo,
funziona abbastanza. Oddio: forse se si è adolescenti è meglio, ma
allo stesso tempo non sottovaluta lo spettatore, intrattenendolo con
dignità. Inoltre, non si finge che il sesso non esista e c'è un
coming out che non può non stupire (almeno se si è digiuni delle
relative polemiche: ma qui, stranamente, nessuno sembra essersene
accorto). Visivamente si può rilevare la sequenza dell'ira funesta
della strega, con stringhe di fulmini e il terreno che crolla sotto i
piedi del protagonista. C'è una strizzata d'occhio iniziale a
Grindhouse.
La serata del 9, dedicata ai Grimm, si
è aperta con la presentazione dei dieci corti animati finalisti del
concorso italotedesco Grimmland, del Goethe-Institut di Torino. I
lavori sono visionabili e votabili da casa (c'è un premio del
pubblico) all'indirizzo http://www.goethe.de/ins/it/lp/prj/gri/gra/itindex.htm. I più degni di nota: Little Red
Riding Hood di Eleonora Diana che rielabora stravagantemente, con
oggetti e cibi animati a passo uno, la nota favola, tra pomodori e
sacchetti cattivi, con un finale da levarsi il cappello.
Intelligente; Rapunzel di Gitte Hellwig, realizzato con una
tecnica di bellezza e poeticità quasi commoventi, anche se i suoi
vorticosi e lacunosi tratti neri ed il ritmo a cui si succedono lo
rendono un poco faticoso; Il ginepro di Milena Tipaldo, Lucio
Coppa e Giacinto Compagnone, che utilizza una voce narrante femminile
costante e non lesina sul gore; Settecapretti di Dalila
Rovazzani, simpatico e visivamente interessante, con le sue figure
che sembrano vibrare sopra fogli a quadretti; il più tenero Dream's
Shadow di Giorgia L.Velluso e Paola Costigliola, sulla fantasia
infantile che combatte le ombre; I sette corvi di Corrado
Genovese, che utilizza invece figure bidimensionali, un tratto
infantile e didascalie, come fosse il disegno animato sviluppato da
un bambino (forte la bambina che zompa sugli astri).
Dopodiché, il tributo all'animatrice
tedesca Lotte Reiniger, pioniera famosa per il primo lungometraggio
d'animazione della storia, con una selezione di “silhouette films”,
i lavori a base di sagome nere nei quali era specializzata. Il muto
Cenerentola è risultato uno dei migliori, più vivo, con
inaspettati tocchi di umorismo che poi tenderanno a scomparire dalla
sua produzione -una delle sorellastre che si mozza un pezzo di piede
per farlo entrare nella scarpetta-. Il gatto con gli stivali,
di tredici anni dopo, segna una notevole differenza con i suoi sfondi
più curati. Molto carino L'oca d'oro, ridoppiato decenni dopo.
Biancaneve e Rosarossa col suo nano cattivo, I tre desideri con la moglie sventurata al cui naso un incauto desiderio attacca una
fila di salsicce, Hansel e Gretel e una efficace lotta con la
strega, La bella addormentata nel bosco, Il principe
ranocchio (gli ultimi cinque, tutti del 1954 e della Primrose
Production, casa della Reiniger).
Quello della Reiniger è artigianato
prezioso, probabilmente non più adatto al gusto dei bambini di oggi
(e di questo non gliene si fa una colpa). I suoi film visti così in
fila rivelano, alla lunga, una certa maniera e standardizzazione. Al termine, dopo tanto bianco e nero,
un frammento, con sfondo e figure a colori, da una versione
successiva del Principe....
A.V.
In alto, un'immagine da Second Hand.
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