domenica 5 dicembre 2010

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 28 TORINO FILM FESTIVAL, 26/11-4/12/2010. KABOOM


Usa/Francia 2010. In sala dal 25.3.2011.

L'ultimo film di Gregg Araki è uno di quelli importati da Cannes a Torino. Kaboom, a giudicare dalle opinioni in rete e raccolte al festival, ai più è piaciuto, ma a chi scrive è parso veramente una inutile sciocchezza.
Smith è uno studente bisessuale che vive al campus universitario. Desidera il suo compagno di stanza, surfista fustacchione e si interroga sulla di lui sessualità, apparentemente molto etero. Ha una migliore amica, Stella, lesbica, cinica e pungente. Smith intraprende una relazione di sesso con la bionda London, Stella con Lorelei, una sorta di ninfomane che non ama affatto essere mollata. Smith però è preoccupato: una delle ragazze che ha visto in un suo criptico sogno pare essere morta, sembra che lui sia il prescelto ma non capisce per cosa e si sente braccato da gente vestita con maschere animali. Forse c'è una setta dietro.
Araki è "cool" in un modo personale e non gli si nega certo tanto stile, esibito. Parte subito in quarta, con ritmo, colori, humour. In un film all'insegna della confusione e libertà sessuali, dove si ciula e si parla di sesso a random, si bea del bel faccino di Thomas Dekker, tra le immagini di gaytudine spudorata -muscolari nudi maschili da fantasie omosessuali-, ma c'è anche qualche pezzo di nudo femminile. Commedia sboccata, godereccia e sopra le righe su cui è innestato del thriller complottistico, la cui ispirazione, nelle parole di Araki, è addirittura il David Lynch di Twin Peaks. Nell'ultima parte, il film sembra quasi prendersi sul serio a riguardo, per poi rovesciare sullo spettatore un'enormità di colpi di scena ed aprirsi definitivamente ad una "libertà" che sembra voler dire permettersi qualunque cosa passi in mente, qualunque ideuzza.
Cosa vuole dirci il film? Probabilmente nulla. E' un divertissment consapevolmente esagerato; anche la faccenda del "19" sulla porta nel sogno di Smith può corrispondere ai timori se non prorio dell'ingresso nella maggiore età, comunque del crescere e diventare adulti, ma anche fosse, gli sviluppi non dicono nulla a riguardo. Nel mucchio di chiacchiere, qualche battuta va a segno e non si nega al film un'audacia anche verbale, ma al contempo la volgarità di certe uscite (alcune battute di Stella) è sgradevolmente forzata e il tutto è paragonabile a un amico senza freni che ti tira per il braccio dentro una festa chiedendoti di divertirti. Se si è iperattivi sessuali, se si ama vedere i film dopo le canne, o se si è omosessuali in vena di divertimento eccentrico forse si apprezzerà Kaboom, ma altrimenti è un po' respingente. E alla fine si pensa una cosa da uomo della strada: non era il caso di spendere quattrini per produrlo.
Alessio Vacchi

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