Azzurri è un titolo che, oggi,
sarebbe perfetto per un film capace di ironizzare tragicamente sulla
realtà italiana contemporanea. Azzurri, come undici campioni (?)
che rappresentano la patria in un campo da calcio. Azzurri, come i
paladini della libertà (??) di berlusconiana memoria (???). Invece
Azzurri è un’opera di trent’anni fa. Un film fuori dal
tempo, allora come oggi. Un ufo che lascia lo spettatore basito,
senza parole. In qualche modo colpito.
Diretto è interpretato da Eugenio
Masciari, al suo unico lungo professionale, il film è stato
presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 1985, nella sezione
De Sica. E sulla stessa sezione De Sica, dedicata dal 1983 al 1986
solo alle opere prime e seconde, andrebbe aperta una disanima a se
stante. Se la biennale delle ultime edizioni si è sempre assicurata
un cinema giovane italiano di sicura e controllata fattura (da Munzi
a Segre, da Alhaique a de Angelis), scorgendo i titoli presenti
nella De Sica si individuano oggetti non identificati, piccoli film
sperimentali che oggi non verrebbero nemmeno presi in considerazione,
perché troppo arditi, azzardati, pericolosi: Castighi (Giorgio
Lòsego e Cecilia Montanari), A.D. Aggiornato definitivo con le
ultime variazioni (Marco Poma), L’inceneritore (Pier
Francesco Boscaro degli Ambrosi) Il cavaliere, la morte, il diavolo
(Beppe Cino), Divergenze parallele (Renato Meneghetti), Pirata!
(Paolo Ricagno) e altri ancora, sono esperimenti stravaganti e
inclassificabili, sui quali difficilmente qualche pavido
selezionatore festivaliero odierno scommetterebbe. Magari a ragione.
Anche se a discapito di una certa imprevedibilità che ogni
rassegna dovrebbe augurarsi di abbracciare.
Azzurri è uno di questi piccoli film,
prodotti da cooperative e realizzati con un minimo contributo
statale, il famigerato articolo 28, passato alla sezione De Sica e
poi scomparso nel nulla. Almeno fino ad oggi. Uscito nelle sale unicamente al cinema
Azzurro (guarda caso) Scipioni di Roma, mai editato in home
video, mai trasmesso in televisione, il film è stato gentilmente
caricato su youtube dal suo medesimo autore, che ha generosamente
concesso ai curiosi di fruire della sua opera dimenticata. O, meglio,
parzialmente dimenticata, perché Azzurri, seppure in forma
frammentaria, è comparso spesso in televisione a “Striscia la
notizia” e a “Blob”, a causa di una celebre sequenza nella
quale Giuliano Ferrara, nell’inedita veste attoriale, viene
sculacciato. Una scena scult o stracult, dagospiana o freudiana,
comunque in grado di entrare nell’immaginario popolare irriverente.
Ma di cosa tratta Azzurri? Il
protagonista, interpretato dallo stesso Masciari, è un giornalista
triste e sconosciuto, al quale il direttore sfila di mano
un’inchiesta importante e scottante. Come se non bastasse, la
moglie lo abbandona e lui, per tutta risposta, dichiara guerra al
mondo. Occupa uno studio televisivo e minaccia di uccidere degli
ostaggi se il questore non gli riporterà almeno a casa la moglie.
Parallelamente a questa linea narrativa, il film racconta un'altra
vicenda, nella forma di un film che passa sullo schermo del
televisore che il protagonista di Azzurri visiona: il giovane e
candido Gegè, scappato dalle terribili pressioni famigliari, finisce
suo malgrado in manicomio, dove fa strani incontri ( tra cui la guest
star Gianni Morandi, nel ruolo di un internato che crede di essere il
cantante stesso ) e poi fugge, con alcuni compagni di malattia, verso
una realtà impossibile e azzurra. La storia della fuga di Gegè,
braccato da gendarmi in borghese ( la povertà dei mezzi è
marcatamente evidente anche in questi piccoli aspetti ) finirà con
l’incrociarsi con quella del giornalista sequestratore, tra ricerca
di un’impossibile verità universale e elogio della poesia dei
diversi.
Il film, a detta dell’autore, è una
riflessione sulla vita e sulla sua assenza di senso. Questa
dichiarazione d’intenti trova riscontro in un’opera spesso naif e
fragile, anche se con una certa sincerità di fondo che porta a
provare simpatia per Azzurri. Se la parte con l’assedio del
giornalista in studio (girata in un solo giorno, per questioni di
budget), con le sue rivendicazioni, le sue ostentazioni poetiche –
anche attraverso brani musicali dello stesso Masciari – la sfilata
di figurine che dovrebbero rappresentare il bieco e cieco potere, è
abbastanza piatta nella sua programmaticità, il racconto del folle
Gegè è invece più vivace e divertente. Tra echi di teatro off e
non sense alla Monty Python (come nell’incredibile sequenza della
corsa della morte), il film insegue la poesia del vivere, in qualche
maniera riuscendo anche ad essere convincente.
L’esperienza veneziana non fu molto
positiva per Masciari. Come raccontano le cronache dell’epoca, il
regista si lamentò con alcuni giurati, accusati di aver lasciato la
proiezione del suo film dopo pochi minuti. La sezione De Sica venne
vinta da L’amara scienza (Nicola De Rinaldo) e da
Fratelli (Loredana Dordi), due titoli che, quasi al pari di
Azzurri, sono stati completamente rimossi.
Masciari è ancora molto attivo, tra
monologhi teatrali su Dante e docufilm di vario argomento, che lui
stesso carica su youtube. La sua voglia di comunicare e di
esprimersi, che non ha avuto seguito cinematografico dopo il suo
Azzurri, sembra avere lo stesso entusiasmo, e la stessa piacevole
sconsideratezza, del suo primo e unico film.
Simone Scafidi
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