Su dvd Good Times Video (regione 1).
Ceres, Texas, 1932. Due nativi americani vestiti con abiti tipici degni di una festa di carnevale dell’oratorio (e con parrucche visibilmente finte) siedono attorno a un fuoco. D’un tratto giunge un uomo vestito da boscaiolo del nuovo millennio (jeans, polo e camicia!), terrorizzato e sull’orlo della follia. In lontananza una decina di fiaccole e di loschi individui incappucciati si avvicinano “minacciosi”. Gli indiani scappano ma non troveranno salvezza. Il male si è ormai impadronito del villaggio. Per sempre. La narrazione si sposta poi ai giorni nostri, in una comunità protestante che professa l’evangelizzazione nel terzo mondo. Tre giovani predicatori decidono di andare in Messico per diffondere il sacro verbo ma, in seguito a un guasto aereo, si ritroveranno nel paese maledetto. In breve tempo le forze malefiche si scatenano, tra bambini indemoniati, predicatori dediti al culto di Satana, folle assassine dedite al linciaggio ed entità arcane. I tre giovani saranno costretti a far ricorso alla propria fede e a una vecchia radio a onde corte per tentare di sopravvivere e di sconfiggere i mostri infernali. In questo bizzarro e sconclusionato delirio narrativo, Chuck Norris interpreta il ruolo di Matthew, un ranchero che vive ai confini del villaggio, in una capanna nel deserto, che si rivela una sorta di guida per i tre sventurati protagonisti. Norris sfoggia il suo tipico look western, riutilizzando probabilmente parte del guardaroba di Walker Texas Ranger, va a cavallo e snocciola alcuni dialoghi insensati e insignificanti.
È desolante vederlo in questo disastro di celluloide, spaesato e fuori parte, lui stesso incredulo di essere caduto così in basso. La pellicola, diretta dallo sconosciuto Alin Bijan, è un vero esempio di film brutto. Anzi, bruttissimo. Nulla è salvabile in quest’opera insulsa e kitsch. La trama è debole e stereotipata, quasi plagiata da opere ben superiori quali Il villaggio dei dannati o Dal tramonto all’alba, con dialoghi poco credibili e priva di qualsiasi colpo di scena, funestata anche da un arido sottotesto cristiano-evangelico. Gli effetti speciali sono ridicoli e amatoriali, impensabili per un film del 2003: esemplari i teschi che compaiono in sovrimpressione sui volti degli antagonisti, realizzati in una CG finta e imprecisa e gli occhi fosforescenti degli indemoniati, davvero inguardabili. La regia di Bijan è piatta e statica, interamente strutturata su piani fissi e larghi, incapace di creare la giusta tensione e concorre a enfatizzare il carattere semiamatoriale della pellicola. La musica è esageratamente lirica e stona con l’ambientazione country e texana. Ma la vera pecca del film è il cast. Il protagonista è Mike Norris, figlio di cotanto padre, qui impegnato anche come sceneggiatore e gli altri interpreti sono sconosciuti e incapaci di calarsi in personaggi già bidimensionali e stereotipati. Il povero Chuck si limita a regalarci qualche smorfia e qualche sorriso bonario, costretto in un ruolo che non prevede neanche un calcio, un combattimento o uno scontro a fuoco. Bells of Innocence è indiscutibilmente il punto più basso dell’intera carriera della star, che per la prima volta è relegata in un ruolo secondario. Il film non è stato distribuito nel mercato italiano: per una volta i nostri distributori hanno visto giusto.
E.F.
2 commenti:
Cerco questo film in lingua italiana. Questa è la mia e-mail: davide.1995messina@libero.it
Non esiste in italiano
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