domenica 11 dicembre 2011

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 29 TORINO FILM FESTIVAL, 25/11-3/4/2011. SECRET HONOR


Usa 1984.

Robert Altman, a cui il TFF di quest'anno ha dedicato una bella retrospettiva, è famoso prima di tutto per il dato della coralità: molti suoi film sono abitati da decine di personaggi. Qualche volta ha ristretto l'ambientazione e di conseguenza il loro numero, come nei film immediatamente precedenti a questo, Jimmy Dean, Jimmy Dean e Streamers. In Secret Honor giunge all'estremo, girando un film di un'ora e mezza chiuso in un solo ambiente e con un solo personaggio in scena. E questo personaggio è l'ex presidente Richard Nixon. La conseguenza è che lo sguardo altmaniano sul proprio paese, da un lato, in un certo senso, stavolta “è” il film, dall'altro è filtrato tramite il fiume di parole di un solo protagonista, per quanto importante.
Nixon, interpretato da un bravo Philip Baker Hall, è chiuso nel suo studio e ha intenzione di registrare su nastro le sue verità; in realtà spesso, complice l'alcool e il rancore, sembra non importargliene di eventuali ascoltatori (identificati in un aiutante, nel giudice di una corte...), il registratore viene stoppato e si lascia andare senza peli sulla lingua. Parla di politica, di sé stesso e della sua storia personale, si confronta con altri -come i Kennedy- e chiaramente dà la sua versione sullo scandalo Watergate, sostentendo (“Ho fatto una piece teatrale sui nastri, questo invece è il mio onore segreto”) di aver voluto egli stesso dire basta alla sua carriera per fermare lo sporco intrinseco al suo comitato di rielezione. Il suo discorso è arruffato e continuamente interrotto, costellato di incazzature dove gli insulti peggiori li prende Eisenhower, ritratto in uno dei quadri appesi alle pareti, tra gli elementi in scena insieme a non molti altri quali la bottiglia di whisky e una pistola sul tavolo, una vecchia Bibbia, alcune fotografie in cornice, gli schermi a circiuto chiuso. Su di essi si chiude in modo forte il film ed è buono anche un momento in cui Altman, inquadrandoli, dà agli spettatori l'impressione di star spiando un poveretto in vena di tardivi sproloqui. Secret Honor non è però esattamente un esercizio di stile: ovviamente ci sono i long takes immaginabili, ma Altman fa respirare lo sguardo con degli stacchi. L'inquadratura più inaspettata è uno zoom all'indietro durante un urlo di Nixon.
Un film così si regge su due poli: chi dice e cosa dice. L'elemento del parlato sembra fare la lotta per avere la meglio su quello, sobrio ma inevitabilmente predominante, visivo. Purtroppo per comprendere bene i riferimenti politici servirebbe una lezione preventiva di storia americana del Novecento, tanto che qualche volta si è rinfrancati quando i discorsi di Nixon virano altrove. Molto bravo Philip Baker Hall, che introduce ogni frase del suo Nixon agitando l'indice. Altman all'epoca era docente all'università del Michigan e ha girato il film con la collaborazione degli studenti.
Alessio Vacchi

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