domenica 11 dicembre 2011

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 29 TORINO FILM FESTIVAL, 25/11-3/4/2011. 388 ARLETTA AVENUE


2011. Di Randall Cole.

L’avvento della tecnologia e di sofisticate apparecchiature di monitoraggio hanno reso sempre più labile il concetto di privacy: siamo tutti potenzialmente a rischio di spionaggio domestico, come testimoniavano già negli anni 70 thriller del calibro de La conversazione di Francis Ford Coppola. Lo stesso presupposto sembra essere alla base di questo thriller indipendente canadese, che muove i suoi passi dall’idea che una coppia di sposini a Toronto cada nel mirino di uno psicopatico che trascorre le giornate a spiarli e pianificare le proprie mosse per trasformare la loro esistenza in un incubo. Girato tutto in video HD e adottando il punto di vista dello stalker, il film ci introduce gradatamente nell’intimità dei coniugi che ignorano di essere controllati e filmati. Scopriamo che la loro unione non è così salda, ci sono dei problemi; le loro abitudini diventano per noi familiari, sussultiamo di fronte alle birbonate del maniaco, al principio scherzi innocui anche se fastidiosi poi intromissioni sempre più allarmanti che sfoceranno ben presto nell’intimidazione e nella violenza. I referenti sono tanti, da pellicole come Peeping Tom di Michael Powell, Black Christmas di Bob Clark e Someone Is Watching Me di John Carpenter al Richard Matheson di raccontini crudeli tipo Il dispensatore. La tensione c’è e gli interpreti sono decisamente in parte; non mancano i pugni nello stomaco ma sono ben dosati, la sceneggiatura non concede troppo al ribrezzo ma quando lo fa lo spettatore non se lo scrolla di dosso facilmente. Un suggestivo mix di voyeurismo e paranoia (il desiderio di smascherare il persecutore trascina il protagonista maschile e noi con lui in un vortice di sospetti e panico) che tiene incollati alla poltrona, una visione delle possibilità narrative offerte da un tema stra-abusato della narrativa del terrore basato sul concetto di minaccia che fa irruzione nel quotidiano.
Corrado Artale

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