domenica 2 novembre 2008

Io c'ero. Festival ed eventi vari. CINEMA. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA. APPALOOSA


Usa 2008. In sala prossimamente.

Il western è un genere che un tot di volte l'anno fa ancora capolino nella produzione americana (ma ricordiamo en passant l'australiano The proposition). Di recente abbiamo avuto il dignitoso (anche se per molti pessimo) remake di Quel treno per Yuma ed il notevole L'assassinio di Jesse James da parte del codardo Robert Ford. Ora ecco Appaloosa, nuova regia del veterano attore Ed Harris. E' un western classico: registicamente pulito, con un personaggio di antagonista che spadroneggia ingiustamente in una cittadina, una situazione di scorta ad un bandito-assalto da parte dei complici-nuova ricerca dei malviventi, una donna che giunge col treno e scompaginerà qualche equilibrio ed un personaggio che alla fine si allontana verso l'orizzonte.
I due protagonisti sono calatissimi nel loro ruolo: Harris e Mortensen li diresti parte integrante del vecchio West, con le loro espressioni ed il loro modo di parlare. La durata del film è contenuta (114') e non si avverte. Uno degli aspetti curiosi è il modo in cui viene declinato il topos dell'amicizia virile. Tra i due uomini qui arriva una donna molto civetta, che si lega al personaggio di Virgil Cole ma si rivela un po' troppo facile. Quando emerge il mezzo tradimento di lei con Everett Hitch, la cosa si risolverà a pugni? No: i due uomini isolano momentaneamente la donna e ci ragionano su. Cole si fida di Hitch, più di quanto si fidi di lei, e lo dice esplicitamente. Il compare viene prima di una donna, pure a lungo attesa (“Finora ho avuto solo puttane e squaw”).
Probabilmente chi apprezza il genere uscirà dalla proiezione con un sorrisone, avendo avuto la sua razione di sgaloppate, amicizia virile, scontri a fuoco ecc., in un film del 2008 che sembra venire dritto dal passato: anche se il cattivo che viene ingiustamente graziato può dire qualcosa ai giorni nostri. Ad Appaloosa non manca un buon respiro registico, nonostante gli scontri a fuoco siano molto secchi, non epicizzati; e nella scrittura le linee di dialogo sono precise (con l'ironia del tormentone “...che parola volevo dire?”). Gli manca qualcosa per essere un grande film, forse resta leggermente schiacciato dalla sua classicità proprio a livello di sceneggiatura.
Alessio Vacchi

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