domenica 30 novembre 2008

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 26° TORINO FILM FESTIVAL. HUNGER


UK/Irlanda 2008.

Un illustre omonimo, Steve McQueen, esordisce alla regia con questo potente film, provocatorio, senza sconti e multiforme. Hunger è divisibile in diverse tranches: una lunga apparente introduzione in cui McQueen sta su un personaggio che non è il protagonista, la parte di lotta carceraria in cui il film sembra prendere la forma di un prison-movie "hard", per poi spiazzare con un lunghissimo piano sequenza di dialogo a camera fissa (complimenti agli attori, che si scambiano le battute magistralmente) e proseguire concentrandosi sul martirio che il protagonista si autoinfligge con lo sciopero della fame. Un limite che il film ha alla base è che il problema affrontato -la protesta, da parte dei detenuti appartenenti all'IRA, per il mancato riconoscimento dello status di prigionieri politici- possa far pensare qualcosa tra il "machissene" e il "fatti loro" allo spettatore, tantopiù che si viene immersi nelle cose senza particolari appigli di conoscenze su antefatti e personaggi. Ma va detto che da un lato il film supera questo con la forza del filmico e del profilmico, dall'altro pare porvi una pezza con la citata sequenza dialogica, che funge anche un pò da quiete dopo la tempesta, tra il sacerdote e Bobby Sands, in cui si parla di ragioni della lotta e della sensatezza o meno di morire e portare altri alla morte, per proseguire con coerenza fino alla fine e non cedere. Quello del sacerdote non è l'unico personaggio per così dire "dall'altra parte della barricata" che McQueen isola: c'è il poliziotto con cui si apre placidamente il film e, più brevemente, il giovane agente pestatore.
Il film affronta una questione politica (un paio di discorsi della Thatcher si odono in voice over) da un punto di vista non astratto, ma mostrando il calvario di qualcuno che ha scelto da che parte stare in modo assoluto. Diventa così una pellicola sulla determinazione e sul corpo, o meglio: su una determinazione ferrea che si esplica su un corpo che è (auto)condannato a portarne i segni. Da notare la performance fisica degli attori che intepretano i prigionieri, tra nudi e violenze prima e poi con lo smagrimento di Michael Fassbender che interpreta Bobby Sands (la mente va al Christian Bale de L'uomo senza sonno).
Alessio Vacchi

Nessun commento: