domenica 2 novembre 2008

Io c'ero. Festival ed eventi vari. CINEMA. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA. JCVD


Belgio/Lussemburgo/Francia 2008. Di Mabrouk El Mechri. Su dvd da dicembre (estero).

L'apertura è folgorante: la sigla Gaumont è vittima di un ironico sacrilegio, dopodichè piano sequenza che segue un Van Damme fare di tutto su un finto set volutamente esagerato: mena, lancia bombe, spara... Film non per tutti questo JCVD, forse più adatto ad un pubblico giovane e/o che segue il cinema, facilmente bollabile come “cazzata”. E' più cose insieme: film di rapina, di ironia ed autoironia cinefila, riflessione di un attore tra i simboli di un certo cinema sul suo lavoro, sulla sua popolarità e le sue origini. Parte da dei paradossi: un action-man come Van Damme, in crisi nella vita, coinvolto in una rapina che da un lato è creduto essere tra i rapinatori, dall'altro in realtà non lo è ma... se è realtà, non può certo sgominare da solo i malviventi. L'attore recitando sé stesso si mette in gioco, consapevole di avere già, come dice, 47 anni. L'ironia coinvolge, oltre che lui, il mondo dell'action americano, con divertenti battute su Steven Seagal e su John Woo.
Il film sembra giocare con le attese dello spettatore: il più cattivo dei rapinatori, conciato come John Cazale in Quel pomeriggio di un giorno da cani, stuzzica e maltratta il nostro Jean-Claude, prima o poi accadrà qualcosa? Ma l'azione più eclatante che lui compie sul piano della “realtà” è uno dei suoi calci... che poi si rivela immaginario. L'umorismo qualche volta è un po' cazzone (scontatissima la scena della lezione di calcio in faccia) e le didascalie poste all'inizio dei capitoli inutilmente concettose, ma il film osa un picco di metacinema quando l'attore si isola fisicamente dal set della narrazione e si rivolge al pubblico, parlando di sé e mostrando di commuoversi: “questa è vita vera!”. La confezione è elaboratamente “moderna”: una mdp nervosa, ariosa, obliqua, una fotografia che sa di color-correction, con solarizzazioni. In definitiva un divertito paciocco, tra intrattenimento e riflessione sullo stesso, che potrebbe essere consigliato a chi negli anni 90 seguiva i film dell'attore su Italia 1.
Alessio Vacchi

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