lunedì 12 ottobre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO (XXVIII EDIZIONE), Pordenone, 3-10/10


Tra una masnada di spettatori stranieri e una parte più piccola di giovani, nel moderno teatro Verdi si è avuta occasione di vedere cose che, altrove, chissà quando. Al solito, una stringata ricognizione delle visioni. Abel Gance-The Charm of Dynamite, documentario di Kevin Brownlow del 1968, si sofferma solo su alcuni film, di cui propone sequenze dalla velocità sospetta, ma permette di vedere e sentire il grande regista francese, che tra le altre cose rimembra il dolore del primo conflitto mondiale confluito in J'accuse.
Personale scoperta di questi giorni di proiezione è il russo Nicolas Rimsky, attore al soldo della Albatros di cui si sono visti diversi film. In L'hereuse mort, storia di un modesto commediografo che, una volta creduto morto, viene portato in palmo di mano, ma morto non è, si sdoppia nella parte del protagonista e del fratello, di cui prenderà l'identità. Schietto e pungente nelle osservazioni sulle rivalutazioni postmortem, il film vede in Rimsky un grande attore comico (attore, non maschera), con una capacità mimica sottile, che conquista per bravura. Di tre anni dopo la commedia Le chaffeur de chez Maxim's, più lunga e dalla trama un pò più elaborata, che pur durando qualche metro di troppo, fortunatamente non si risolve in una stantia commedia sofisticata ma offre buon spazio all'attore, con situazioni comiche notevoli, ad esempio quando egli fa credere ci sia il colera nella sua magione, o la sequenza che lo vede ubriaco finire di casa in casa.
Der furst von Pappenheim vede invece come protagonista Curt Bois, definito "l'Harold Lloyd tedesco", in una commedia ambientata nel mondo della moda, piacevole, non esplosiva ma in cui l'attore si ritaglia i suoi momenti travestendosi da donna. Per la sezione inaugurata quest'anno "Il canone rivisitato", che vuole riproporre su grande schermo classici del muto probabilmente non visti dalle generazioni recenti, Gunnar Hedes Saga di uno dei più famosi cineasti nordici del muto, Mauritz Stiller, presenta una storia semplice ma dotata di intensità drammatica; sebbene un poco scontato verso la fine, colpisce il piglio lirico di sequenze come l'incidente del protagonista, trascinato per minuti sulla neve da una renna. Peccato per l'incompletezza della copia esistente.
La serie di proiezioni "Sherlock e gli altri", piuttosto azzeccata, ha permesso di vedere una serie di episodi di serial o film con protagonisti detective, seri o meno. Walter the sleuth col comico inglese, non originale ma simpatico, Walter Ford; un episodio della serie animata Bonzo, con protagonista un abile cane alle prese con una gang di incappucciati il cui segnale di riconoscimento va visto per essere creduto; The mystery of dr. Fu-Manchu, col perfido ed astutissimo personaggio cinese; La mano accusatrice, statico film evidentemente italiano per scenografie ed enfasi recitativa; Unos banké e fuxe, farsa ceca (sic), inizialmente divertente poi un pò troppo esagitata, che vede tra i personaggi un sedicente "Sherlock Holmes II"; The last adventure of Sherlock Holmes con Eille Norwood, che colpisce per l'atmosfera seria (e infatti il detective vi trova la morte); dagli archivi Fox, due documenti sul papà di Holmes, Conan Doyle, ovvero un brevissimo filmato con la famiglia in vacanza e un'intervista all'autore (una delle rare proiezioni sonore del festival!), in cui molto compostamente parla della genesi di Holmes e del personale, serio interesse per lo spiritualismo. Dal British Silent Film Festival, The Wheels of Chance è un piccolo, lieve, un pò ozioso film on the road in bicicletta, con protagonista un goffo garzone, che nelle didascalie parla in una specie di slang, il quale cerca di conquistare una ragazza, inseguita da un tizio che la vuole concupire (curiosamente anche qui, per darsi un tono, ad un certo punto il protagonista prende come esempio Sherlock Holmes). Mentre The Four Just Men è una divertente, e non priva di suspance, trasposizione dell'omonimo romanzo di Edgar Wallace, con protagonisti quattro determinati uomini che si sentono portatori di giustizia terrena e minacciano un industriale sfruttatore. Nella sezione "Riscoperte" si è potuto vedere il bel film di Dreyer Gli stigmatizzati, in una versione ricostruita (sospetto, nella prima parte, il gran numero di didascalie), storia di ebrei in Russia, la cui sequenza del pogrom è ancora oggi efficace.
Ma è la sezione "Cinema delle origini" quella in cui si vedono le cose più curiose e finanche deliranti. I purtroppo pochi frammenti del pioniere del cinema Italo Pacchioni, tra tentativi di gag e documentazioni come quella sui funerali di Giuseppe Verdi -seguiti da una surreale ricostruzione con sagome. The dream of a rarebit fiend vede il protagonista ingozzarsi di cibo per poi fare sogni "pesanti"; The Teddy bears ancora più lisergico, tra attori vestiti da orsi e un momento attrazionale che vede una serie di orsetti esibirsi in numeri circensi estremi (peccato la copia monca, rispetto alla trama sul catalogo); un episodio del serial, che avrebbe "fatto impazzire i surrealisti", The Perils of Pauline, che però visto oggi, con buona pace della sua eroina, è insipidino; The Sinking of Lusitania è un serio cortometraggio animato di propaganda (1918) che ricostruisce con indignazione l'attacco tedesco alla nave civile americana; "Niagara in winter 1909 offre spettacolari e rare riprese delle cascate omonime ghiacciate; si ride con le incomplete comiche Les débuts d'un chaffeur con Andrée Deed autista che travolge ogni cosa, The short-sighted cyclist, impressionante per la spericolatezza fisica del protagonista che, in bici, va a sbattere contro ogni cosa, cavalli compresi e Her first cake, con una donna che confeziona una torta inscalfibile. Down on the Farm, sorta di comica a rilento, sembra mettere in scena l'atavico desiderio maschile in un inseguimento "a ostacoli" di alcuni uomini verso un gruppo di donne, mentre Le tour du mond d'un policier è un altro "inseguimento" che si svolge in giro per il mondo (si fa per dire), in pittoreschi quadri che vedono la collaborazione dell'esimio effettista Segundo de Chomon.
Alessio Vacchi

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