domenica 25 ottobre 2009

A domanda rispondo. ENZO G. CASTELLARI


Si inaugura questa settimana una nuova rubrica, che spero ci/vi darà soddisfazioni. In A domanda rispondo cercheremo di intervistare personaggi del mondo dello spettacolo, prima di tutto italiano. Cominciamo con un nome grosso del nostro cinema popolare, personaggio negli ultimi anni già variamente interpellato, ma avendo questa intervista a disposizione, perchè non pubblicarla? Speriamo ci porti fortuna.
A.V.

Innanzitutto grazie per avermi concesso quest’intervista…Partiamo dall’inizio. Hai iniziato come aiuto regista in numerosi films diretti da tuo padre, Marino Girolami…
Ho iniziato bambino come attore, poi durante le vacanze scolastiche ho sempre frequentato i vari set di mio padre come comparsa, segretario dei segretari, cascatore, assistente...poi in seguito secondo aiuto, scenografo, primo aiuto, direttore di doppiaggio, maestro d'armi e montatore...non ultimo regista delle varie seconde unità.

Sei stato aiuto regista anche in diversi western. Cosa ti ricordi di film come Centomila dollari per Ringo, Django spara per primo, diretti entrambi da Alberto de Martino?
Mi sono divertito moltissimo ed ho continuato ad apprendere, De Martino é un ottimo regista, tecnicamente sapiente ed anche lui viene dal montaggio.

Pochi dollari per Django risulta essere stato diretto ufficialmente da Leon Klimovsky, ma lei ha partecipato molto attivamente alle riprese di questo film, tanto da risultare regista non accreditato…
Si, é vero : il film era cooprodotto da mio padre con la Spagna ed io ero l'aiuto regista...dopo il primo giorno di riprese a Madrid, riferisco la sera a mio padre, rimasto a Roma, che il "nostro" regista non era all'altezza... papà arriva subito e stabilisce che il signor Klimovsky firmerà il film ma lo dirigerò io !... e così dirigo il mio primo lungometraggio.

Sette Winchester per un massacro è stato il suo esordio ufficiale alla regia. Infatti è ancora firmato Edward G. Rowland…
Il distributore di Pochi dollari per Django viene a sapere che sono stato io a dirigerlo e chiede a mio padre di produrre il prossimo western con la mia regia. Lo scrivo con Tito Carpi, straordinario sceneggiatore e l'uomo migliore che abbia conosciuto nella mia vita. La lavorazione è regolare ed il successo di pubblico abbastanza soddisfacente.

E’ vero che il protagonista doveva inizialmente essere Robert Redford?
Si. Avevo conosciuto Redford a Los Angeles alla proiezione di The chase (La caccia). Abbiamo simpatizzato soprattutto perché lui ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Firenze ed io, diplomato a quella di Roma, abbiamo avuto anche dei professori in comune, come Guttuso e Gentilini e non abbiamo parlato di altro. Gli ho detto della mia carriera, della mia famiglia e del mio prossimo esordio alla regia..."Se il ruolo é bello mandami il copione..." Così feci. Gli piacque e sarebbe venuto ad un prezzo accessibile...ma passò per Roma Edd Byrness, molto noto per una serie televisiva, 77 Sunset Street, la prima serie americana arrivata in Italia...il distributore preferì lui, allora molto più noto di Redford!

Vado l’ammazzo e torno è il primo film firmato firmato Enzo G. Castellari. E’ un western parodistico, con molte citazioni dai film di Leone e da icone del genere come Django.
Mi sono divertito assai nel girare questo film, soprattutto per aver ottenuto la partecipazione di Gilbert Roland, attore messicano che io adoravo. Il tono scanzonato del film sorprende pubblico e critica ed anche i produttori; dopo i western truculenti questo mia interpretazione divertente è subito accettata come innovativa... cominciano ad arrivare le varie proposte, soprattutto dopo il successo straordinario di critica e di pubblico.

Cosa mi puoi dire del produttore Edmondo Amati, con il quale hai spesso lavorato?
Il crollo del Cinema Italiano è dovuto alla scomparsa dei "produttori", quelli veri, quelli che amavano il progetto e lo creavano con tutti i mezzi a loro disposizione... ed Amati era uno dei grandi, uno che s'impegnava in prima persona nel difendere il prodotto e dare al regista tutti i mezzi richiesti! Un uomo straordinario... tutti i films che facemmo insieme sono stati dei successi. Lui non voleva leggere le varie sceneggiature: voleva che io gli raccontassi il film scena per scena... io sono un ottimo story-teller e così lui aveva la sensazione esatta della mia visione del film e non l'ho mai deluso!

I tre che sconvolsero il west è un western ironico, con un trio di protagonisti formato da Frank Wolff, John Saxon e Antonio Sabato. Cosa ti ricordi di questi tre attori?
John Saxon, come Roland, era un attore che seguivo da anni e mi piaceva molto... anche perché gli somigliavo enormemente... si é rivelato subito un ottimo attore, una bellissima persona ed un grande amico. Con Frank avevo già lavorato nel film di Klimovsky ed era un attore istintivo formidabile, infaticabile e sempre presente e pronto ad ogni mia richiesta professionale. Sabato, dalla bellezza aggressiva e selvaggia, arrivò al successo internazionale con "Gran Prix" e, forse, era troppo giovane per gestire questa improvvisa notorietà.

Quella sporca storia nel west è ispirato all’Amleto di Shakespear. Come mai ha voluto adattare in chiave western questo grande classico shakespeariano?
L'idea fu di Sergio Corbucci, grande persona, grande regista, uomo dalla simpatia devastante. Non ebbe un grande successo in Italia soprattutto perché la distribuzione cambiò il titolo originale Johnny Hamlet in quello della "...sporca storia...", credo che se la gente avesse capito che era la versione western del capolavoro di Sheakespeare, anche solo per criticarlo, sarebbe andata a vederlo molto più numerosa... questa vecchia piaga che i distributori hanno avuto il potere di cambiare i titoli non l'ho mai accettata.

In Ammazzali tutti e torna solo ha collaborato alla sceneggiatura Joaquin Romero Marchent. Com’è stata la collaborazione?
Nella realtà non c'é stata: nelle coproduzioni con la Spagna doveva esserci sempre anche lo sceneggiatore spagnolo, per legge, ma non partecipava mai alla stesura del copione. Era più facile pagarlo per usare il suo nome e basta.

Vedendo il film ho trovato numerosi riferimenti al cinema e allo stile di Robert Aldrich e a Quella sporca dozzina… Avete tenuto in considerazione questo film in fase di scrittura?
Assolutamente sì! Con tutta l'ammirazione che avevo per Aldrich e tutti i suoi films. Sono sempre stato un suo grande fan.

Nel 1969 lasci momentaneamente il western per girare La battaglia d’Inghilterra, un film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, con Van Johnson e Fredrick Stafford protagonisti. Com’è stato lavorare con questi due attori americani?
Stafford era australiano, molto professionale, molto attento, persona educatissima e rispettosa... come attore un po' freddino... ma lo prendemmo perché aveva interpretato l'ultimo film di Hitchcock, Topaz e speravamo che aiutasse molto il cast... ma il film del maestro del brivido fu un flop... invece Van Johnson fu l'altro grande attore che adoravo sin da piccolo che sono riuscito ad avere in un mio film. Van é una persona divertentissima, correttissima, superprofessionista e meraviglioso attore.

Gli occhi freddi della paura è un thriller da camera molto teso. Fai uso di grandangoli, immagini frammentate, oniriche. Anche l’uso del montaggio è quasi sperimentale…
E' un film che amo molto ma purtroppo la produzione e la distribuzione fallirono prima che uscisse il film. Non è uscito mai nelle sale... l'ho visto dopo anni in televisione! E' l'unico film che ho girato in sequenza, in ordine cronologico, dalla prima scena all'ultima. L'ambiente della villa l'ho disegnato io, mentre scrivevo la sceneggiatura con Tito Carpi. L'ho poi costruita nei teatri di Cinecittà. L'unico ricordo triste é quello di Frank Wolff : il suo dramma familiare, quello che lo ha portato al suicidio é nato in questo film. La moglie ha tradotto il copione in inglese ma dopo i primi giorni di girato lei abbandona Frank per un altro uomo... il povero Wolff vive questo fatto in modo drammatico, giorno dopo giorno il suo umore peggiora dolorosamente... esattamente come il personaggio che interpreta... la sua sofferenza ed afflizione segue fedelmente il tormento del ruolo che sta recitando, è un dramma nel dramma... finito il film ne comincia subito un altro ed il primo giorno di lavorazione si toglie la vita.

Com’ è stato lavorare con Giovanna Ralli, Gianni Garko e Fernando Rey?
Giovanna meravigliosa donna, attrice istintiva ed intelligente e bellissima. Gianni un gran bravo ragazzo, un attore superdisciplinato, dalle doti naturali e con una grande carica di professionismo. Rey un signore in ogni aspetto : come uomo, come attore, come amico... che persona stupenda!

Come ti sei trovato a lavorare con Jack Palance sul set di Tedeum?
Mi avevano avvertito che Palance era un tipo molto difficile, molto introverso, chiuso e poco incline alla socializzazione... bugie! Jack era una persona straordinaria, colta ed amante dell'arte, rispettosissimo del prossimo ed anche timido. Ho stretto una grande amicizia con lui avvalorata dalla sua passione per l'arte che ci permetteva grandi discorsi sulla pittura, scultura ed architettura... e poi l'altra passione che ci legava é stata la boxe. Grande amico di Mohamed Alì ha dovuto rispondere a tutte le domande che gli facevo su questo mio grande mito!

In Ettore Lo Fusto hai avuto l’opportunità di dirigere Vittorio De Sica. E’ stato facile dirigerlo? Com’è stato il rapporto con il maestro del Neorealismo?
I Grandi Uomini si distinguono da tutti gli altri per la loro semplicità, professionalità, cultura, intelligenza, educazione e rispetto per gli altri, soprattutto dei più umili. Il primo giorno di lavorazione lui era sul mio set, malgrado avesse ottenuto il suo quinto Oscar. Non è andato a ritirarlo perché stava girando con me! Io dovevo dirigere un personaggio osannato in tutto il mondo, ammirato dai registi più grandi e riconosciuto come un artista completo...immagina con che soggezione ho affrontato la lavorazione ... ma ho trovato dal primo giorno di lavorazione un professionista a tutto tondo, rispettosissimo delle mie decisioni e pronto alla collaborazione in ogni momento. Ricordo indelebile : dopo il primo ciak, il papà del Neorealismo si gira verso di me con lo sguardo attento ed interessato a vedere se mi era piaciuta la sua interpretazione della scena! Sul set si é istaurata subito un'atmosfera di semplicità e tanto divertimento. Credo che in Ettore Lo Fusto io mi sia divertito più che in qualsiasi altro film.

Che ricordi hai di Orchidea De Santis, qui in uno dei primi ruoli importanti?
La ricordo come una bella ragazza, consapevole di essere attraente e puntuale nella sua interpretazione.

Com’è nata la figura del Vice Commissario Belli, poliziotto di ferro, che supera spesso i limiti imposti dalla legge e dalle istituzioni in La polizia incrimina la legge assolve?
Quando Amati mi offrì un film poliziesco accettai immediatamente ma richiesi che le mie ispirazioni dovevano essere prese da Getaway, Bullitt e French Connection... il mio film poliziesco doveva iniziare con un emozionante inseguimento (Bullitt), invece di metterlo nel finale come tutti i films... con la violenza di Getaway e la semplicità e naturalezza dei protagonisti di French Connection. Amati sposa subito queste mie esigenze e scatena me e Tito Carpi nell'invenzione della storia. Tito ed io prendiamo l'ispirazione nell'omicidio Calabresi. Chi poteva essere il protagonista ? Risposta semplice, il nostro giovane attore più bello e più conosciuto nel mondo è uno solo: Franco Nero ! Il successo di questo mio film, in tutto il mondo, determina l'inizio di quel genere che, con un termine che odio, viene chiamato "poliziottesco".

Questo film inaugura la felice collaborazione con Franco Nero. Cosa mi dici di questo attore che tornerà protagonista in molti altri tuoi film?
E' bravo, bello, parla un inglese perfetto, recita benissimo, qualità atletiche sorprendenti, ha un amore per il Cinema incredibile, è conosciuto nel mondo intero... che potrei volere di più in un protagonista? Il nostro sodalizio nasce il primo giorno di lavorazione e continua in eterno... ci piacciono gli stessi films, gli stessi registi, anche sugli attori andiamo d'accordo, abbiamo un rispetto reciproco ed un affetto fraterno che è cresciuto di giorno in giorno, di film in film, di anno in anno!

Franco Nero è l’interprete principale, l’anno successivo, de Il cittadino si ribella. Questo film ha un ottimo ritmo, ma l’originalità risiede soprattutto nella figura di Carlo Antonelli, un uomo comune costretto a farsi giustizia da sé. Rispecchia una generale disillusione che caratterizzava l’Italia di quegli anni?
E quelli di oggi no? Continuo a pensare che un remake del film sarebbe più attuale in questi tempi che allora. Ma Edmondo Amati purtroppo non c'é più... i produttori di oggi contano solo sui fondi governativi ed i contratti televisivi.

Com’è stato lavorare con Barbara Bach?
Una bellissima donna, una bella persona, una grande signora.

Keoma è un capolavoro del genere western. Probabilmente l’ultimo vero western italiano. Il protagonista assume caratteristiche messianiche, viene sottoposto ad una crocifissione...
Avevo già usato la crocifissione in Johnny Hamlet e la userò poi in Jonathan degli orsi.

Lo stile del film è quasi fumettistico. E’ stata una sua scelta stilistica o era già previsto in sceneggiatura, scritta con Luigi Montefiori?
Non trovo assolutamente che sia fumettistico. Non é certo stato un mio target. E' un film molto cupo, tenebroso, barocco, con grandi significati allegorici che ho "rubato" a Bergman. Il grande amore paterno mi ha spinto nel rappresentarlo con grande passione... ancora mi commuovo quando vedo la scena della morte del padre... Montefiori scrisse il soggetto, la prima sceneggiatura scritta da Roli l'ho stracciata ed ho girato il film (quello che amo di più) inventando scena per scena, giorno per giorno, con la collaborazione e solidarietà di tutti gli attori e soprattutto del produttore che me l'ha permesso...

Il film ha un grande cast. Che ricordi hai di icone western come William Berger, Woody Strode e Donald O’Brian?
Con Berger avevo già lavorato in una seconda unità di un film western diretto da Mario Maffei... ero aiuto di De Martino e lo stesso produttore, visto che giravamo di notte, mi offrì di non dormire di giorno e finire questo suo altro film interrotto. Trovai in Billy un attore supermodesto, bravissimo e tranquillo come pochi. E' stato un piacere immenso averlo in Keoma, ha dato molta classe al personaggio del padre. Woody ha realizzato un altro sogno : quello di lavorare con un attore che ho sempre tanto ammirato. Durante la lavorazione non lasciava mai il set e mi osservava mentre dirigevo...solo all'ultimo giorno mi confessa, assai ammirato, che vedermi lavorare gli ricordavo tanto John Ford! Questa meravigliosa affermazione è stata il mio Oscar! Parlando di Donald O'Brian lo ricordo come un gran professionista, serissimo e sempre disponibile. Un viso duro in un animo nobile. Educatissimo e molto rispettoso. Un gran piacere lavorare con lui. Mi addolorò molto la notizia di un suo incidente automobilistico dal quale è uscito con molte menomazioni.

Con Il grande racket torni al poliziesco. Trovo che il film abbia una visione del mondo senza speranza, molto nichilista. Anche il confine tra bene e male è molto labile…
Anche questo mio film potrebbe ripresentarsi oggi nelle sale ed apparire come un film appena girato. Il confine tra bene e male, ai nostri giorni, è ancora più nebuloso...e la visione che ho del nostro mondo lascia poco alla speranza.

Cipolla Colt è un western ironico, molto atipico. Ci sono alcuni elementi bizzarri, come il cavallo parlante o le cipolle usate come armi. Come giudica la sceneggiatura di Sergio Donati e Vincenzoni?
Ottima... e mi ha permesso di inventare tanti cambi e tantissime gags... questa sceneggiatura mi ha regalato la possibilità di "gozzovigliare" nei slapstick , nelle tante scene surreali e nella sfrenata voglia di realizzare tutte quelle situazioni che ho sempre amato nel film-cult Hellzapoppin', credo sia il film che ho visto più volte in assoluto. Ho fatto una proiezione per i miei studenti dell'Università di Alicante ed ha avuto un successo strepitoso. Anch'io mi sono divertito molto, erano anni che non lo vedevo. 100 minuti di totale entertaiment ! E poi nel film c'é un altro mio mito Sterling Hayden, regalo che mi sono fatto nel chiederlo al produttore Carlo Ponti con enorme insistenza...fino a che mi ha concesso di chiamarlo. Fantastico ! Quando me lo sono trovato sul mio set quasi non ci credevo. Che grande fortuna fare questa professione e goderne in maniera totale. Viva il cinema!

Intervista di Edoardo Favaron, autunno 2008. Prima parte. Foto da http://en.wikipedia.org/wiki/Enzo_G._Castellari

5 commenti:

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