UK 2009. Di Paul King. Con Simon Farnaby.
Stephen è chiuso nel suo appartamento, prigioniero di una vita solitaria e patologicamente metodica: mangia sempre lo stesso cibo, ordina i pezzi della sua vita in numerosissime scatole. Inoltre, ha delle allucinazioni, in cui vede tra gli altri il suo amico Bunny. Ma cosa è successo qualche anno prima? Vediamo Bunny, estroverso, disordinato, privo di inibizioni, libero e godereccio trascinare l'altro, timido, mite e che ancora pensa ad una sua fiamma, in un viaggio finalizzato anche a farlo concludere con qualcuna. A loro si unisce una ragazza conosciuta in un fast food di pesce, Captain Crab. Tra una disavventura e l'altra, inutile dire che l'unico a darsi da fare con le donne, compresa lei, è Bunny, a scapito di Stephen. Bunny qua e là è personaggio davvero pesante, antipatico, e i due caratteri sembrano doversi scontrare apertamente. Avere un amico così sarebbe vivificante, ma farebbe pure venire delle crisi. Ma per l'altro, pare essere in ogni caso il suo migliore compagno. Il trio va a trovare il fratello matador della ragazza, e qui il destino dei due protagonisti incombe, con un colpo di scena. Bunny fa e disfa tutto nella vita dell'amico, e alla fine ha anche la funzione di farlo uscire dal suo isolamento (in un finale comprendente uno dei controcampi più scontati che si ricordino). Ma attenzione: quel che si legge da più parti, che il film sia "un road movie ambientato tutto in un appartamento", è sviante se non falso: come si sarà capito, si tratta di flashbacks.
Per questo film inserito nella sezione "L'altro cinema-Extra", Michel Gondry è il riferimento più limpido e immediato. L'influenza del regista francese si riscontra nelle scenografie, nel gusto per il colore e le trovate, per la presenza di più piani, tra reale, surreale, reale ma animato con stili differenti. Diciamo che dietro c'è, da Gondry, qualcosa di più preciso ancora: il co-protagonista, interpretato da Edward Hogg, ricorda il Gael Garcia Bernal de L'arte del sogno, e tutta la sua dinamica di ragazzo timido che non riesce a realizzarsi sentimentalmente con chi desidera, non può non far pensare a quel film. Che era meglio: almeno là il protagonista era un sognatore visionario, e c'era Charlotte Gainsbourg invece che una irritante ragazza spagnola. Qui invece, il tutto non gira bene, e chi scrive è arrivato a 2/3 di visione un pò scocciato. Troppo artificioso, senza che si crei magia, e un pò scontato (scopata ardente stile film compresa), difetti che hanno come conseguenza, purtroppo, la noia. Per fortuna il personaggio di Bunny, ha delle uscite divertenti, e non è niente male come follia anche l'ubriacone russo che vuole farsi il finto orso che i due protagonisti, ad un certo punto, si portano in giro ("Hai delle belle spalle... Dopo faremo sesso"). Ecco, alla fine Bunny & the Bull si salvicchia più per alcune scene divertenti che non per altro, il che non è il massimo. Peccato perchè i titoli di testa ostentatamente creativi, scritti sulle superfici più svariate, da indumenti a scatole, potevano predisporre bene. A quanto si legge in giro, comunque, qualcuno ha gradito.
A.V.
Stephen è chiuso nel suo appartamento, prigioniero di una vita solitaria e patologicamente metodica: mangia sempre lo stesso cibo, ordina i pezzi della sua vita in numerosissime scatole. Inoltre, ha delle allucinazioni, in cui vede tra gli altri il suo amico Bunny. Ma cosa è successo qualche anno prima? Vediamo Bunny, estroverso, disordinato, privo di inibizioni, libero e godereccio trascinare l'altro, timido, mite e che ancora pensa ad una sua fiamma, in un viaggio finalizzato anche a farlo concludere con qualcuna. A loro si unisce una ragazza conosciuta in un fast food di pesce, Captain Crab. Tra una disavventura e l'altra, inutile dire che l'unico a darsi da fare con le donne, compresa lei, è Bunny, a scapito di Stephen. Bunny qua e là è personaggio davvero pesante, antipatico, e i due caratteri sembrano doversi scontrare apertamente. Avere un amico così sarebbe vivificante, ma farebbe pure venire delle crisi. Ma per l'altro, pare essere in ogni caso il suo migliore compagno. Il trio va a trovare il fratello matador della ragazza, e qui il destino dei due protagonisti incombe, con un colpo di scena. Bunny fa e disfa tutto nella vita dell'amico, e alla fine ha anche la funzione di farlo uscire dal suo isolamento (in un finale comprendente uno dei controcampi più scontati che si ricordino). Ma attenzione: quel che si legge da più parti, che il film sia "un road movie ambientato tutto in un appartamento", è sviante se non falso: come si sarà capito, si tratta di flashbacks.
Per questo film inserito nella sezione "L'altro cinema-Extra", Michel Gondry è il riferimento più limpido e immediato. L'influenza del regista francese si riscontra nelle scenografie, nel gusto per il colore e le trovate, per la presenza di più piani, tra reale, surreale, reale ma animato con stili differenti. Diciamo che dietro c'è, da Gondry, qualcosa di più preciso ancora: il co-protagonista, interpretato da Edward Hogg, ricorda il Gael Garcia Bernal de L'arte del sogno, e tutta la sua dinamica di ragazzo timido che non riesce a realizzarsi sentimentalmente con chi desidera, non può non far pensare a quel film. Che era meglio: almeno là il protagonista era un sognatore visionario, e c'era Charlotte Gainsbourg invece che una irritante ragazza spagnola. Qui invece, il tutto non gira bene, e chi scrive è arrivato a 2/3 di visione un pò scocciato. Troppo artificioso, senza che si crei magia, e un pò scontato (scopata ardente stile film compresa), difetti che hanno come conseguenza, purtroppo, la noia. Per fortuna il personaggio di Bunny, ha delle uscite divertenti, e non è niente male come follia anche l'ubriacone russo che vuole farsi il finto orso che i due protagonisti, ad un certo punto, si portano in giro ("Hai delle belle spalle... Dopo faremo sesso"). Ecco, alla fine Bunny & the Bull si salvicchia più per alcune scene divertenti che non per altro, il che non è il massimo. Peccato perchè i titoli di testa ostentatamente creativi, scritti sulle superfici più svariate, da indumenti a scatole, potevano predisporre bene. A quanto si legge in giro, comunque, qualcuno ha gradito.
A.V.
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