Cile/USA/Messico 2012. In uscita prossimamente per Bolero Film.
Cile,
1988. A causa delle pressioni internazionali, il regime di Pinochet
indice un referendum per essere confermato o meno e concede una parte
degli spazi di propaganda al “no”. Un giovane pubblicitario, René
Saavedra (Garcia Bernal), accetta di seguire la campagna antiregime
che, è storia, contribuirà alla destituzione del generale.
Dopo
un dittico folgorante e sempre più direzionato verso un nero pece,
Larraín cambia registro,
pur restando ancorato geo-cronologicamente a quella nazione entro un
dato periodo storico e si conferma regista prezioso e attento. No è un film di docufiction che sorprende anche come impostazione
visiva, girato in una “bassa definizione” affinché ci sia
continuità tra i veri spot mostrati e le immagini di finzione, con
una luce che talora inonda la macchina, zoom, in un 4:3 che a volte
sembra una vhs pan&scannata.
Saavedra
capisce, grazie alla sua formazione professionale, che la libertà
dev'essere venduta sotto una confezione attraente, come fosse un
prodotto di altro tipo. E questo è difficile da far capire agli
oppositori al regime, che comprensibilmente vorrebbero approfittare
della boccata d'aria concessa per non tacere più sulla mole di
violenza e morte che gli anni di Pinochet hanno costituito. “E'
brutto”, “Non si vende”, “E' una lagna”, sono tra i
commenti di Saavedra di fronte a spot esteticamente sgradevoli,
troppo seri (che ricordano le nostre vecchie Pubblicità Progresso)
ed a registrazioni di discorsi civili. Il film fa entrare in questi
meccanismi di persuasione e consenso su un tema rovente.
Agghiaccianti alcuni spot del “sì”: il marxista che resta tale
anche “in abito di seta”, i bambini cileni più sani e forti. Ne
vediamo alcuni che parodizzano trovate e messinscena di quelli del
“no” oppure che li smontano, disonestamente, svelando il loro
ovvio essere degli spot (es.: il tal personaggio di donna povera è
interpretato da un'attrice). Ma il “no”, oltre ad azzeccare una
campagna più accattivante, con una canzone dal ritornello pervasivo
(che si ricorda dopo la visione: cercate su youtube), si appella a principi generici e
positivi, quindi difficili da combattere. C'è anche un accenno al
merchandising delle due fazioni (che chiamata alle urne sarebbe se
no?).
Il
regime sarebbe ben lieto di mettere le mani addosso ai sostenitori
del “no”, come sapeva fare, ma si limita a minacce e dispersioni
di cortei. E alla fine gioca pulito, ammettendo la sconfitta. In
questo modo anche il cinema di Larrain finalmente giunge a toccare
l'alba di un paese meno oscuro. E il risultato è un film tutto
sommato fresco, in cui si respira speranza.
Rispetto
allo scenario di Tony Manero e Post Mortem, qui sembra di essere in
un paradiso, ma Larrain è sempre impareggiabile nel mettere in scena
la pratica della paura istituzionale e il senso di incertezza verso
il presente ed il futuro (si veda, ad esempio, il panico prima dei
risultati). Un film stimolante per il cervello, molto interessante e,
novità per Larrain, in cui qualche volta si ride; realistico,
quotidiano, persino intimo qualche volta, nella messinscena dei
rapporti tra i personaggi, del loro relazionarsi e comunicare. La
ricostruzione e le facce sono credibili. Larraín
indugia e integra bene gli autentici spot dell'epoca, a cui film
deve, ovviamente, parte della sua riuscita e di cui mostra
ricostruite riprese e backstage.
Una
delle poche riserve riguarda la scelta dell'attore protagonista:
Bernal è un uomo di bell'aspetto che non si può dire sfiguri, ma
sembra perlopiù un bambolotto che si guardi attorno, e non è solo
colpa sua. Sembra un po' una testa d'ariete per dare più appiglio
internazionale al film. Meglio l'attore feticcio del regista, Alfredo
Castro, sempre bravo nel suo understatement, nei panni del mellifluo
capo dell'agenzia pubblicitaria, uomo vicino al regime che accetta,
ad un certo punto, di seguire la campagna del “sì” e che ha un
rapporto indefinibile col suo dipendente: cerca di lisciarlo, poi lo
minaccia, subito dopo conduce un “briefing” insieme a lui... Abbastanza
inutili le immagini dal set, sui titoli di coda, con la troupe che
chiacchiera, scherza e sbuccia arance.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=L43ZTdVozLQ
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