domenica 9 dicembre 2012

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 30 TORINO FILM FESTIVAL. A LIAR'S AUTOBIOGRAPHY-THE UNTRUE STORY OF MONTY PYTHON'S GRAHAM CHAPMAN 3D


UK 2012. Di Bill Jones, Jeff Simpson, Ben Timlett.
Come avrebbe voluto essere ricordato Graham Chapman, componente dei Monty Python scomparso nel 1989? Senza riverenze e senza buon gusto, come sostenuto alla sua commemorazione funebre, di cui sono mostrate alcune immagini sui titoli di coda.
Scritto e diretto da tre registi che hanno coordinato il lavoro di differenti studi di animazione, è stato una delle visioni più ilari del festival. La storia “non vera” di Chapman è ispirata alla sua autobiografia ed è assolutamente non convenzionale e non facile da riassumere, dato il suo mescolare fantasie ed elementi di realtà in modo dissacrante, compresi vertiginosi (anche letteralmente: si prende e si va in cielo) passaggi tra “realtà” e immaginazione all'interno di questa pseudo realtà. Un elemento isolabile è l'omosessualità di Chapman, il suo coming out e la relazione duratura con un uomo. Il suo viaggio personale nella sessualità prima della presa di coscienza di essere gay è visualizzato come un viaggio a bordo di una vetturina a forma di genitali maschili su rotaie.
Il tutto è raccontato con diversi stili animati, a cominciare dalle figure bidimensionali con sopra le vere teste dei Monty Python, proseguendo con pupazzotti 3D, giungendo a una buona sequenza di incubo (relativa alla disintossicazione dall'alcool) con i tratti che riempiono le figure che si muovono incessanti. Nel complesso, è un melange che tiene e i cambi si notano realmente giusto all'inizio.
Premesso che chi scrive conosce poco i Python, l'impressione è di un film non rivolto necessariamente ai fans (sebbene si sia riconosciuta almeno una strizzata d'occhio lampo: un barattolo di carne Spam), ma forse a chi ha un sense of humour sbrigliato. La disinibizione la fa da padrona, tra sesso e riferimenti all'eiaculazione. Ed è un'ora e mezza di montagne russe, in cui la genialità si alterna a passaggi più a vuoto. Programmaticamente sovraccarico (in modo non così difforme da certa animazione mainstream), caotico, qualche volta insulso (le scimmie?) e pesante (la canzoncina finale che fa un elenco di tutte le malattie più repulsive). Lucidamente è difficile dirne male, ma è bene riconoscerne i limiti.
Cameron Diaz dà la voce a Sigmund Freud, protagonista di una parentesi, con un inglese molto accentato. La voce di Chapman, invece, è stata elaborata da nastri da lui registrati.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=dbW842eMNtI

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