Italia 1996.
Cominciando con un'ovvietà, il titolo di questo film rievoca in modo diretto la famosa canzone di Rino Gaetano, a cui Grimaldi (ma sceneggiano altri due) si ricollega idealmente, come se il brano fosse lo spunto per trasporre qualcosa di simile su grande schermo. Nel senso che, come nella canzone di Gaetano l'artista elenca una serie di figure e di opzioni di vita, questo film dipinge un affresco sotto il cielo di Roma popolato da una miriade di personaggi. Il che significa un cast molto popoloso, con attori che stanno in scena poco, talora pochissimo. Viene in mente Il giorno più corto, film Titanus del 1963 che assemblava una caterva di nomi noti in apparizioni "speciali" (ma lì c'erano anche star straniere). La canzone di Rino Gaetano, tuttavia, si sente soltanto sui titoli di coda, mentre su quelli di testa c'è Una notte in Italia di Ivano Fossati, mentre un camera car notturno gira per Roma e in un ristorante si svolge una rapina.
Non è esattamente un film a episodi, piuttosto composto da situazioni, o microstorie, i cui fili vengono ripresi quando magari non ce lo si aspetta più, che possono risolversi in un paio di sequenze e che non hanno una conclusione quadrata. Spesso tranches de vie, anche se interpretate da attori consumati, altre volte eventi più straordinari. Qualche volta si sorride, per esempio con Bisio e Rocco Tanica, rispettivamente piazzista di musica e negoziante, che si distinguono con la loro personalità comica. Un Barbareschi ricettatore volutamente antipaticissimo è protagonista di un segmento per così dire "noir", ma il suo è uno di quei personaggi che si perdono nel nulla, abbandonato dal tassista Sergio Rubini. Margherita Buy è una vigilessa inflessibile, quasi sadica nell'appioppare multe. Qua e là, la presenza della morte: un ragazzino che uccide la mamma col martello, Alessandro Haber, stile "lucida follia", che fredda quelli che sembrano essere i suoi datori di lavoro. Sensuale Asia Argento, 17enne che ne ha già visti un sacco a colloquio con il cugino intimidito Roberto Citran. Enrico Lo Verso, postino che ama scrivere, gioca la carta della tenerezza. Monica Bellucci e Alessandro Baricco hanno una sola scena, in cui, come rileva il Mereghetti, lui le tira malamente una pizza. Carlo Croccolo, con occhialoni e capelli rossi ben pettinati, sembra Leone di Lernia. Ivano Marescotti si aggira, muto, inquietante, aprendo e chiudendo il film. Per citare qualche altro nome: Gigio Alberti, Antonio Catania, Iaia Forte, Lorenza Indovina, Lucrezia Lante della Rovere, Silvio Orlando (meccanico), Piero Natoli (muratore), Monica Scattini (barista), Giulio Scarpati, Francesca Neri. Compaiono anche i registi Giuseppe Piccioni, Daniele Luchetti e Salvatores. Andando a rileggere il cast su Imdb, chi scrive ha esclamato "ah sì" a certi nomi, "chi è?" ad altri e "ma dov'era?" ad altri ancora.
Se già ascoltando la pur bella canzone di Gaetano si può esclamare "sì, ma quindi?", cavare un senso dal film di Antonello Grimaldi che non sia il "succede questo ed anche quest'altro" e il divertimento di vedere chi comparirà sullo schermo, è dura, anche se gli va dato atto di non essere un grande quadro accomodante. La visione è liscia, ma lascia poco e sembra superfluo notare che con tutti questi bocconi di personaggi non si crea un'empatia, o un interesse vero per quel che viene raccontato, e per chi non è interessato al cinema italiano solitamente trattato in questa rubrica e/o è abituato a pietanze di cinema più forti può essere un film letale. C'è anche, per una manciata di secondi, Dario Argento, che seduto su una panchina dice ad un altro che in passato aveva timore all'idea che gli apparisse la Madonna. Incasso sui 690 milioni.
Alessio Vacchi
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