Italia 2004. Su dvd 01.
Il cinema italiano di genere non è morto. Nonostante lo strapotere autoriale e televisivo, anche nel nostro paese vengono ancora prodotti (molto sporadicamente, purtroppo) dei film meritevoli di attenzione che sanno divertire e al contempo offrire uno spaccato realistico della società. Uno di questi è Dentro la città, riuscito poliziesco ambientato in un commissariato della periferia romana. La pellicola, diretta da Andrea Costantini, mostra uno spaccato impietoso della ingrata vita quotidiana di un gruppo di poliziotti, costretti a confrontarsi con la piccola criminalità, le problematiche legate alla crescente immigrazione, l’indifferenza dei superiori e dei vertici istituzionali e la difficile integrazione nel mondo esterno al commissariato. Questi poliziotti sono infatti asociali, vincolati e limitati a relazionarsi con i loro simili, senza avere spazio per una famiglia e una vita normale. Il carattere quasi episodico del film è dovuto alla scelta degli autori di seguire diverse operazioni: l’arresto di due scippatori, la caccia ai pusher, lo smantellamento di un traffico di auto rubate. L’azione e il coté investigativo sono legati quindi a episodi di microcriminalità, vicini a noi e alla realtà lavorativa delle forze dell’ordine, lontani dalle mastodontiche operazioni interforze tipiche di Hollywood. I personaggi sono caratterizzati da una insolita profondità caratteriale e risultano credibili, con le loro tante insicurezze, con una cronica carenza di sentimenti e di rapporti sinceri, condannati a una solitudine interiore che riflette la desolazione della periferia metropolitana. Il film non sacrifica però l’intento spettacolare e descrive dettagliatamente le procedure investigative, le dinamiche interne a un commissariato (il Tiburtino), i rapporti di potere e i legami con i media. C’è anche spazio per una storia d’amore, con l’unica poliziotta del gruppo (Elisabetta Cavallotti) divisa tra la totale dedizione al lavoro e la tenerezza trovata tra le braccia del collega più giovane (Edoardo Leo).
Dentro la città è girato con uno stile quasi documentaristico, lontano dalla piattezza televisiva tipica delle tante fiction su carabinieri, finanzieri e simili. La steadycam si muove frenetica, attaccata ai corpi e ai volti dei protagonisti, la fotografia di Daniele Massaccesi (figlio di Aristide) illumina con discrezione il paesaggio e gli scorci romani e la colonna sonora concorre ad aumentare il ritmo di un montaggio frenetico e funzionale a rendere credibili agli eventi narrati. Non mancano inseguimenti, appostamenti e scontri a fuoco. Tra questi è notevole la sequenza di irruzione nel covo di una banda di spacciatori: qui Costantini riesce a creare una forte tensione, creando un’atmosfera thriller argentiana carica di suspense, terminando la sequenza con uno scontro a fuoco brutale e ben coreografato. Anche gli interpreti sono credibili e ben calati nei rispettivi ruoli. Giorgio Colangeli è il commissario capo Chessari, poliziotto della vecchia scuola, duro e arrivista, ma stanco di essere vincolato nelle proprie decisioni da superiori troppo lontani dalla realtà della strada. Barba sfatta, viso sciupato dal poco sonno e dalle troppe responsabilità, Colangeli si rivela perfetto in questo ruolo introspettivo. Luca Ward si conferma una delle facce più cinematografiche del panorama italiano, con un viso perfetto per i personaggi che richiedono una preponderante fisicità. Il suo poliziotto è la pecora nera del gruppo, cocainomane e testa calda, sempre in cerca della rissa e di guai. Un epigono moderno del Monnezza (nello stile trucido e coatto) e di Luc Merenda (nel dinamismo con cui affronta le situazioni d’azione). Convincente, Ward è un ottimo contraltare al giovane e pulito Edoardo Leo, qui al suo primo ruolo da protagonista. Anche Rolando Ravello, attore ingiustamente sottostimato (memorabile la sua performance da serial killer in Almost Blue di Infascelli), conferma le sue qualità e riesce a dare spessore e credibilità a un personaggio altrimenti troppo stereotipato. Dentro la città porta una ventata di freschezza nell’arido panorama cinematografico italiano e riesce, nonostante i limiti di budget e la ridottissima distribuzione, a intrattenere rivaleggiando con tanti prodotti medi hollywoodiani. Peccato la ridottissima distribuzione, ma ci auguriamo quindi che possa aprire la strada (insieme a opere di genere come Sbirri, Il solitario...) a un nuovo trend produttivo, mirato a un entertainment intelligente e di qualità. Il cinema di italiano genere non è morto. Forse.
Dentro la città è girato con uno stile quasi documentaristico, lontano dalla piattezza televisiva tipica delle tante fiction su carabinieri, finanzieri e simili. La steadycam si muove frenetica, attaccata ai corpi e ai volti dei protagonisti, la fotografia di Daniele Massaccesi (figlio di Aristide) illumina con discrezione il paesaggio e gli scorci romani e la colonna sonora concorre ad aumentare il ritmo di un montaggio frenetico e funzionale a rendere credibili agli eventi narrati. Non mancano inseguimenti, appostamenti e scontri a fuoco. Tra questi è notevole la sequenza di irruzione nel covo di una banda di spacciatori: qui Costantini riesce a creare una forte tensione, creando un’atmosfera thriller argentiana carica di suspense, terminando la sequenza con uno scontro a fuoco brutale e ben coreografato. Anche gli interpreti sono credibili e ben calati nei rispettivi ruoli. Giorgio Colangeli è il commissario capo Chessari, poliziotto della vecchia scuola, duro e arrivista, ma stanco di essere vincolato nelle proprie decisioni da superiori troppo lontani dalla realtà della strada. Barba sfatta, viso sciupato dal poco sonno e dalle troppe responsabilità, Colangeli si rivela perfetto in questo ruolo introspettivo. Luca Ward si conferma una delle facce più cinematografiche del panorama italiano, con un viso perfetto per i personaggi che richiedono una preponderante fisicità. Il suo poliziotto è la pecora nera del gruppo, cocainomane e testa calda, sempre in cerca della rissa e di guai. Un epigono moderno del Monnezza (nello stile trucido e coatto) e di Luc Merenda (nel dinamismo con cui affronta le situazioni d’azione). Convincente, Ward è un ottimo contraltare al giovane e pulito Edoardo Leo, qui al suo primo ruolo da protagonista. Anche Rolando Ravello, attore ingiustamente sottostimato (memorabile la sua performance da serial killer in Almost Blue di Infascelli), conferma le sue qualità e riesce a dare spessore e credibilità a un personaggio altrimenti troppo stereotipato. Dentro la città porta una ventata di freschezza nell’arido panorama cinematografico italiano e riesce, nonostante i limiti di budget e la ridottissima distribuzione, a intrattenere rivaleggiando con tanti prodotti medi hollywoodiani. Peccato la ridottissima distribuzione, ma ci auguriamo quindi che possa aprire la strada (insieme a opere di genere come Sbirri, Il solitario...) a un nuovo trend produttivo, mirato a un entertainment intelligente e di qualità. Il cinema di italiano genere non è morto. Forse.
Edoardo Favaron
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