mercoledì 24 dicembre 2008

Speciale. Buon Natale, buon anno. IL BAMBINO CHE ASPETTA DAVANTI LA TV



Se facciamo qualche passo indietro con la memoria, cercando di trovare una relazione tra la passione per il cinema e il periodo natalizio, viene in mente lo sciopero forzato dalle sale a causa delle masse di Tartari che si riversano una volta l’anno nei multisala, attratti da un palinsesto qualitativamente deserto. Quest’ultimo termine però fa squillare un campanello (di quelli al collo delle renne, naturalmente) e ci spinge a fare un bel po’ di passi a ritroso per vedere associato al Natale l’immagine di un Canyon rovente, assolato e (appunto) deserto in cui un uccello migratore si addentra per cadere istantaneamente sul terreno sotto forma di pollo arrosto.
Cosa ha a che fare questa immagine con un periodo gelido e rarefatto in cui si sta sprofondati nella poltrona, intabarrati in innumerevoli strati di indumenti dei quali il più profondo è quel pigiama che non ci si era arrischiati a togliere, pietrificati davanti al focolare più caldo della propria abitazione? La televisione! Ecco riaffiorare il ricordo di tutta quella serie di lungometraggi animati che durante l’infanzia (ma forse anche adesso, chi lo sa?) le reti nazionali riproponevano puntuali come la morte e le tasse. Il film di Creamy, il film dei Puffi, Le dodici fatiche di Asterix, il Muppet Show erano pronti lì nella loro bella custodia con su la polvere di un anno, nelle mani dei pochi dipendenti dell’etere che a differenza dei loro colleghi scioperati lavoravano svogliatamente anche durante le feste, pronti a mandarli in onda per fare contenti i bambini che tutta Italia parcheggiava davanti al piccolo schermo mentre si dilapidava la tredicesima, desiderosi di vedere uno spettacolo che ormai era stato consumato fino all’Ave Maria. Quello che chi scrive aspettava con trepidazione, succhiando le teste dei Masters of the Universe per l’eccitazione, era La ballata dei fratelli Dalton, avventura western a cartoni sul personaggi di Lucky Luke del geniale Goscinny, un capolavoro di ironia che aveva il primato di introdurre in maniera sagace al rutilante mondo del western. Peccato non poterne parlare più a lungo visto che lo spazio a disposizione è ormai definitivamente finito. Sarà per un altro Natale.
Gianluigi Perrone (Nocturno Cinema)

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