domenica 7 dicembre 2008

The freak show. IL SOFFIO DEL DIAVOLO


Usa 1990. Su dvd Pegasus (regione 1).

È possibile fare un film dell’orrore scadente (per gli standard dell’appassionato) nonostante nel calderone si gettino zombi, stregonerie, spettri e demoni? L’esistenza di un film come Demon Wind dell’allora esordiente Charles Phillip Moore è una risposta più che affermativa. Questa poco conosciuta pellicola narra del giovane Corey che, istigato da strani incubi, si reca con la sua congrega di amici nella vecchia fattoria di famiglia per cercare di scoprire cosa accadde ai suoi antenati decenni prima, scatenando così una forza demoniaca da tempo sopita. Fortemente debitore de La casa e, soprattutto, La notte dei demoni, Il soffio del diavolo non ha il brio visivo del primo né il fascino scanzonato del secondo; la sceneggiatura, scritta dallo stesso Moore, è un mal strutturato pasticcio di satanismo (o suppergiù), battute deboli e scene già viste altrove in miglior veste. I personaggi sono un’accozzaglia di stereotipi del genere più un paio di bizzarri individui (tipo uno sbarbatello mago-karateka che palleggia una lattina prendendola a calci) che non conferiscono alla storia alcuna originalità, quantomeno in senso positivo. Alla regia il nostro non se la cava meglio, dirigendo in larga parte con stile piatto e poca ispirazione, mentre il ritmo stopposo rende arrivare in fondo al film una sfida non indifferente per chi guarda.
Il cast è composto da un cast di sconosciuti senza grandi doti. Il protagonista (tal Eric Larson) è figlio di Glen A. Larson, creatore di serie tv come Battlestar Galactica, Knight Rider e Magnum P.I. mentre una delle protagoniste femminili, Sherry Leigh (ora attiva come stunt-woman), era apparsa tre anni prima in Slaughterhouse di Rick Roessler. Anche sul lato più propriamente horror, il film è un’insalata di mediocrità, senza spaventi o forti iniezioni di violenza. Lasciano confusi alcune idee come i misteriosi e spettrali ragazzini che appaiono in testa alla vicenda per poi sparire completamente, rimpiazzati da un esercito di demoniaci revenants a metà strada tra i cadaveri ambulati di Romero e gli invasati di Tenney. I gommosi effetti di trucco, elargiti invero in larga dose, sanno di approssimativo, nonostante la presenza nei titoli di coda di professionisti come Lance Anderson (L’alba dei morti viventi, La cosa) o Dan Frye (Resident Evil, Ghostbusters 2) che probabilmente questa volta non avevano abbastanza soldi a disposizione. Da ribaltarsi dalle risate gli effetti ottici e relativi suoni, se non ci si è già appisolati quando entrano in scena: i meno tenaci cacciatori di squallore si possono accontentare della boccia con paesaggio innevato (tipico souvenir svizzero) che, sfracellandosi al suolo, fa esplodere una fattoria nel prologo, il che è tutto dire.
Emiliano Ranzani

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