domenica 28 settembre 2008

Incompresi. Comici allo sbaraglio: STREGHE VERSO NORD


Italia 2001. Di Giovanni Veronesi. Su dvd Cecchi Gori.

«[...] soprattutto non volevo si finisse per dire “ecco l'ennesimo comico televisivo che passa al cinema”. Con Streghe verso nord almeno non corro questo rischio [...]. Perchè non è certo una commedia all'italiana, ma un film veramente nuovo e molto cattivo. [...] Ora ho una certezza: sono arrivato al cinema e intendo restare» (Teo Mammucari su Ciak n.10, ottobre 2001). Reso popolare in tv da Libero, Mammucari è qui protagonista di un progetto fuori dagli schemi. Non una pellicola comica, ma qualcosa di più azzardato, tra la commedia nera e una via italiana al fantastico, calato in un contesto urbano ed odierno. Lo showman interpreta l'autore di un fortunato libro sulle streghe, che viene chiamato da un sedicente produttore il quale pare voler trarre un film dal suo libro. Ma l'apparente metacinema che qua si profila è una falsa pista: presto l'uomo (interpretato da Paul Sorvino, attore americano qui doppiato con accento campano non pesante) gli rivela di essere un disinnescatore di streghe del mondo dello spettacolo, e che quanto lo scrittore ha buttato giù riguardo la stregoneria non è invenzione, ma tutto incredibilmente vero. Il malcapitato è quindi spinto, ed allenato, a seguire la sua strada, quella del combattere le streghe. Come lo si fa? Dando loro una capocciata sul setto nasale, poi trascinandole sette passi verso nord (state leggendo bene). In questo modo tornano ad essere ragazze non pericolose. Tra mille titubanze, alle prese col burbero “capo”, dovrà infine affrontare la minaccia di una strega a lui vicina.
Troppo facile essere spietati con un film del genere, come lo sono stati pubblico e critica. E' però vero che si stenta a trovarvi dei pregi. C'è la bellezza di una Emmanuelle Seigner che entra in scena con inquadrature di gusto foot-fetish ed è sempre mezza svestita, oltre che recitante con la sua voce; c'è -volendo...- la trovata grottesca della capocciata in faccia alle ragazze, che può esser vista come catartica vendetta da spettatori che abbiano conti in sospeso col sesso femminile. Ma il film non riesce a creare una vera sospensione dell'incredulità. Non spinge sulla comicità (c'è comunque almeno una scena divertente, quella in cucina quando lui equivoca quanto gli dice la Seigner), tantomeno è qualcos'altro, nonostante i toni più seri dell'ultima parte. Mammucari fa la parte dell'uomo un po' timido tirato in mezzo a cose più grosse di lui, recita come sa, non risulta pessimo ma non è abbastanza. Inoltre a livello di sceneggiatura e di idee ci sono dei problemi. L'apprendistato del protagonista alla sua “missione” pare partire, poi per un po' rimane inceppato e questioni come il divieto di dire parolacce da parte dei disinnescatori sanno, pardon, di cazzata. Il finalissimo, dopo una sequenza di sfogo frammentata al montaggio in cui il film rialza un attimo la testa, è poi qualcosa di fiacco e patetico: chissà il pubblico in sala, sempre ipercritico con i finali, come lo ha accolto.
Se è vero che la paura delle streghe dice qualcosa della paura delle donne, il film in questo senso è ambiguo. Chi sono queste streghe moderne, cosa fanno? Sono donne sempre di bell'aspetto, in qualche modo macchiate da azioni cattive, anche se il massimo che si vede loro fare è far cadere qualcosa da una finestra. Quando in discoteca parte Torn di Natalie Imbruglia, Sorvino dice: “E' partito l'inno delle streghe!”: ma che....? Ed è altrettanto poco convincente lo sviluppo del rapporto con la compagna del fratello (la Seigner), da cui il protagonista è affascinato, la sogna, ma che “sta tra lui ed il fratello”: la donna si rivela una strega da disinnescare, ma dopo che cambia, visto che lei rimane desiderabile?
In apertura vediamo qualcuno sfogliare il libro del protagonista a tema streghe: un incipit quasi argentiano, in cui il lettering del titolo del film e di alcune parole che “emergono” dal libro pare proprio fatto con WordArt. Va un pelo meglio con l'altro effetto speciale rilevante: compiuti i sette passi con la strega colpita, una sorta di lampo brucia l'immagine per alcuni secondi, prima del ritorno alla normalità. Gerard Depardieu ha un paio di scene nella parte di un sé stesso che è anche il supremo capo dell'organizzazione, mentre la showgirl Federica Fontana ha il piccolo ruolo di una strega.
Alessio Vacchi

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