Roger Corman è come un pitbull: quando morde, non molla la presa, specie se c’è la possibilità di un seppur minimo guadagno e quindi, dopo i primi due miseri adattamenti del romanzo di Dean R. Koontz, il nostro ne sforna un terzo nell’anno di grazia 1994. Questa volta la storia non è direttamente vincolata al libro, ma piuttosto tenta di essere una sorta di seguito di Alterazione genetica 2, da cui ricicla diverse sequenze (tra cui l’inizio, copia-incollato con l’aggiunta di un inserto e di una battuta fuoricampo per farlo sembrare una scena ex-novo).
L’azione è concentrata nella giungla centroamericana, dove vengono paracadutati il cane-genio Einstein ed il mostruoso killer The Outsider, mentre nella zona infuria la guerriglia (un gruppo di filippini che sparano e scappano non si sa bene contro o da chi). Nel frattempo l’ex ufficiale dei Marines Paul Ferguson (ora interpretato dall’attore televisivo Wing Hauser) viene ripescato in una prigione militare e messo a capo di una squadra di galeotti in missione nello stesso posto. Come scopriranno con loro orrore, l’intera operazione è una trappola organizzata per testare le due creature. Nonostante altre influenze minori, la sceneggiatura, firmata da Michael Palmer (che l’anno successivo scriverà il secondo Carnosaur, altra serie low budget del vulcanico Corman), è un chiaro clone di Predator: oltre alla premessa iniziale (soldati nella giungla uccisi uno ad uno da un mostro), anche la scaletta degli eventi ricalca quella del film di McTiernan, incluso lo scontro finale a colpi di trappole.
Ad ogni nuovo capitolo, Corman stringe ancor di più i cordoni della borsa ed il regista Jeremy Stanford (che nel 2006 girerà il documentario Trantasia, su un concorso di bellezza per transessuali), già di suo probabilmente non un fenomeno, si ritrova a dover girare con una ristrettezza di mezzi da fame: esempi come la scena dei soldati in elicottero, con degli statici fondali blu chiaramente visibili attraverso i finestrini (che siano le vestigia di un effetto visivo irrealizzato?), o le sofisticate gabbie radiocomandate di cartone dovrebbero essere sufficienti. Il mostro è il più squallido di tutta la serie: una sorta di rospone di cartapesta con giganteschi occhi posticci. E questo nonostante debba essere lo stesso del film anteriore (di cui la confusa trama sembra ignorare la morte). Il fatto che anche questa volta si tenti di approfondirne la psiche, rende il tutto ancora più ridicolo. Dopo una prima decapitazione, pure la violenza scema per andare incontro ai limiti economici. Gli attori sono la tipica fauna che si incontra in produzioni di questo livello. Hauser di suo non è male, ha anche una bella voce, ma è decisamente fuori parte: gli manca il fisico ed è un po’ vecchio per fare l’emulo di Schwarzenegger, per quanto il suo personaggio sia improntato più alla riflessione. Irritante la presenza del bambino, nativo del posto, che lega con il cane ed accompagna Ferguson nell’ultimo duello con il feroce antagonista. Fortunatamente quest’ultimo, per la gioia di tutti noi, lo stenderà con una pizza degna del miglior Bud Spencer (pure l’effetto sonoro pare un riesumato da Banana Joe), prima di soccombere per mano dell’eroe.
Nonostante la bassissima fattura e le improbabili entrate, la serie è progredita ulteriormente con il successivo Watchers Reborn. Sia il terzo che il quarto capitolo sono inediti in Italia: nulla di cui rammaricarsi.
Emiliano Ranzani
domenica 14 settembre 2008
The freak show. WATCHERS 3
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