domenica 29 giugno 2008
The freak show. PUMPKINHEAD
Parallelamente all’importante carriera negli effetti speciali (campo in cui è considerato tra i più grandi, avendo curato i trucchi di film come i tre Terminator), il recentemente scomparso Stan Winston era anche produttore (suo il recente & dignitoso Wrong turn) ed occasionalmente pure regista. L’ esordio dietro la macchina da presa avvenne nel 1988 con Pumpkinhead, un film dell’orrore col tempo divenuto cult in patria ma che risulta tutt’ora inedito nel nostro Paese.
Il protagonista della storia è Ed Harley (interpretato da Lance Henrisken, già visto in Aliens e Il Buio Si Avvicina, tra le altre cose), proprietario di un emporio in mezzo al nulla sui monti Appalachi a cui muore il figlioletto in un incidente involontariamente causato da un gruppo di ragazzi.
Disperato, l’uomo si reca, ignorando gli avvertimenti contrari, da una vecchia strega che vive nella foresta, pregandola di riportare in vita il bambino, cosa che la megera si dice incapace di fare, convincendolo invece a vendicarsi dei responsabili della tragedia. Tramite un patto di sangue, la fattucchiera mette a disposizione di Ed un mostruoso demone (il “Pumpkinhead” del titolo – alla lettera, “testa di zucca”, ma non c’è nulla di comico nel suo aspetto) che, colpendoli uno alla volta, porterà le morte agli sventurati giovani. Ma, come ogni patto con il Male, la cosa si rivela un’arma a doppio taglio: ad ogni uccisione infatti Harley sperimenta l’agonia della vittima. Pentito, batterà in loro difesa, ma neanche la sua morte porrà freno alla maledizione.
La sceneggiatura di Mark Patrick Carducci (tristemente morto suicida nel 1997) e Gary Gerani è fondamentalmente una favola morale sulla futilità della vendetta. Per quanto la premessa sia accattivante e l’atmosfera a tratti funzioni, la storia procede in maniera poco fluida, dilungandosi anche più del dovuto e perdendo presto gran parte della sua originalità: nel secondo atto la storia diviene un elenco di situazioni già viste altrove, risollevandosi solo verso la fine, quando Harley si rende conto che il mostro sta lentamente assumendo le sue sembianze e viceversa. A dispetto della lunga esperienza sui set (prima ancora di lanciarsi negli effetti speciali, aveva anche brevemente tentato la carriera di attore), Winston dirige con poca ispirazione e, mentre gli attori (soprattutto lo scafato protagonista) grossomodo funzionano, il film visivamente è piuttosto piatto: le inquadrature sono poco varie e la fotografia di Bojan Bazelli, tutta fumogeni e raggi di luce, per quanto inizialmente intrigante, alla lunga stanca.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, di sangue ne scorre poco o nulla mentre gli effetti speciali della creatura sono ovviamente di alto livello: nonostante una certa somiglianza con gli esseri della saga di Alien, Pumpkinhead si contraddistingue per una sorprende espressività, resa tale dai prodigi della meccanica. Nella tuta del mostro recita Tom Woodruff JR, tecnico truccatore della scuderia di Winston, che assieme al collega Alec Gillis formerà alcuni anni dopo la Amalgamated Dynamics, compagnia di effetti speciali responsabile di film come i vari Alien VS Predator e Tremors. Woodruff in particolare, come creature performer, è il principale interprete del mostro di Alien a partire dal terzo capitolo. Tra gli effettisti figura anche Howard Berger, in seguito fondatore di un’altra importante compagnia del settore, la KNB Efx Group, assieme ai colleghi Robert Kurtzman (ora a capo di un’altra società, la Precinct 13 Entertainment, ed anche lui regista) e Gregory Nicotero (a sua volta allievo del guru dello splatter Tom Savini). Dopo un primo sequel, Pumpkinhead 2: Blood Wings, realizzato nel 1994 dallo specialista Jeff Burr (già responsabile del terzo Non Aprite Quella Porta – da non confondersi con il Night Killer di Claudio Fragasso), il franchise entrò in un lungo letargo, da cui si è risvegliato due anni fa con ben due nuovi titoli, pensati per l’home video, girati praticamente back-to-back e giunti anche da noi in DVD nonostante il buco distributivo degli episodi precedenti. Emiliano Ranzani
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