lunedì 9 giugno 2008

The freak show. MYSTICS IN BALI


Nonostante l’imperante, apparente palingenesi culturale mediata da Internet, esistono cinematografie poco esplorate dagli occidentali, salvo alcuni rari avventurieri della celluloide che coraggiosamente inseguono oscure pellicole per i quattro angoli del globo. Il cinema indonesiano (nel nostro caso addirittura Balinese) è uno di questi ed il film che ho in serbo per voi oggi è stato a lungo l’oggetto del desiderio di molti appassionati di pellicole weirdo, anche in virtù della sua difficile reperibilità in seguito al bando riportato nel suo paese natale: sto parlando “ovviamente” di Mystics In Bali, altrimenti conosciuto in patria come Leak e Mistik. Trattasi di un horror sovrannaturale girato nel 1981 da H. Tjut Djalil (aka Jalil Jackson & John Miller), sufficientemente prolifico regista di exploitation il cui successivo Pembalasan ratu pantai selatan (AD 1988) era giunto, tramite un riflusso del mare magnum dell’home video, anche nel nostro Paese con il titolo di Lady Terminator (tale VHS è oggigiorno di difficile reperibilità e costo esoso, nel caso foste interessati).
Il film (stando ai titoli di testa, basato sul romanzo Leak Ngakak di tal Putra Mada) prende spunto da un mito locale, quello del Leyak (pronunciato “Leak” appunto – la “y” è muta), una malefica entità che si manifesta come una testa volante (con tanto di interiora appese) dalla lunga lingua e dotata di un debole per le donne gravide ed i bambini piccoli. Protagonista delle storia è l’americana Cathy (interpretata dalla turista tedesca Ilona Agathe Bastian, “scoperta” appena sbarcata all’aereoporto – no, non me lo sto inventando), un’appassionata di esoterismo con già alle spalle uno studio sul Vodoo (erroneamente descritto come “la religione africana”, quando invece trattasi di sincretismo tra credenze africane e cristianesimo) decisa a scoprire i segreti della locale magia nera. Tramite un amico indigeno, la nostra riesce ad entrare in contatto con la “regina dei Leyak”, che, dopo averla inizialmente presa sotto la sua ala come apprendista, si servirà di lei (o meglio, della sua testa svolazzante) per i proprio malefici intenti. Ma l’amico indonesiano chiamerà in soccorso un potente stregone per combattere la malefica megera e salvare la donzella.
A livello estetico, la pellicola non è granchè: la regia di Djalil è piuttosto piatta e senza nessun particolare guizzo. Il ritmo latita a causa del montaggio stopposo e soprattutto degli interminabili dialoghi (il pur loquace babau yankee Freddy Krueger è nulla in confronto alla logorroica strega balinese), spesso ripetitivi e carichi di idiozie: considerando che la pellicola è palesemente ridoppiata, viene da chiedersi quali fossero le battute originali. La fotografia invece è abbastanza intrigante nelle scene notturne, accompagnate da una musichetta etnica ad hoc. Gli effetti ottici fanno sorridere anche i più profani in materia. Alcune scene, come quella in cui la protagonista e la sacerdotessa si trasformano in maiali, non sono malaccio. Spassosi i titoli di testa, sovrapposti a grottesche maschere che emergono dal buio.
Nonostante i difetti, Mystics in Bali ha dalla sua un certo fascino esotico agli occhi occidentali: tuttavia, similmente al nipponico The Ring, l’originalità della storia appassisce immediatamente se si pensa che in Asia abbondano le pellicole con fameliche teste volanti (uno su tutti, l’infausto calderone di idee e generi Master of the Flying Guillotine). A chi avverte già il bisogno impellente di vedere questo film, farà senz’altro piacere sapere che alcuni anni fa l’etichetta Mondo Macabro (sempre impegnata nello scovare grossi calibri di rarità) aveva reso il film ampiamente disponibile in DVD, edizione recentemente rivisitata con un nuovo master in Alta Definizione. A chi invece non frega niente, amen.                            Emiliano Ranzani

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