domenica 3 febbraio 2008

Incompresi. I LOVE YOU


Francia/Italia 1986. Su dvd General.

Dev’essere un piccolo shock per chi ha apprezzato il Cristopher Lambert immortale e combattivo del film che l’ha reso noto, Highlander, vederlo qui masturbarsi guardando una faccetta di plastica appiccicata al televisore. I due film sono usciti lo stesso anno, ma I love you è rimasto uno dei lavori meno noti del suo (grande) regista, Marco Ferreri. Che qui porta avanti un discorso sulla crisi dell’uomo (inteso come sesso maschile) e sulla sua solitudine. Ma i collegamenti con la sua filmografia sono molteplici: il film ricorda Break-up con Mastroianni per la fissazione del protagonista, là verso un’idea qui verso un oggetto, ed i futuri La carne (con Francesca Dellera) e Diario di un vizio (Jerry Calà) per la scelta di un protagonista più famoso/bello che bravo. Inoltre, negli ultimi minuti I love you si ricollega esplicitamente ad uno dei suoi film più famosi, Dillinger è morto: il protagonista ed il suo coinquilino ne guardano il finale, che dà la volata alla conclusione di questo film, modellata su quello. Ferreri a parte, citiamo anche il recentissimo Lars e una ragazza tutta sua, in cui un ragazzo sceglie e presenta come compagna un simulacro di donna.
Ma torniamo al film in sè. Lambert interpreta un uomo ben considerato dall’altro sesso, che però prende una crescente infatuazione per un portachiavi (sì, avete letto bene) avente le fattezze di un grazioso faccino femminile. Fischia in continuazione perché l’oggetto reagisca al rumore dicendogli “I love you”, gli parla, si ingelosisce, insomma prende a preferirlo rispetto alle donne in carne ed ossa. Le quali, va detto, sono a volte caratterizzate in modo da non dargli del tutto torto, un po’ pazze. Forse per estremo infantilismo, o per paura di impegnarsi, si sente più a suo agio con quel faccino inanimato che gli risponde sempre, confortevolmente, con la stessa frase. Va in crisi quando, facendosi male ad un dente, non riesce più a fischiare, unica forma della comunicazione a senso unico con “l’amata”. Nonostante il soggetto alquanto bizzarro, non si tratta di un film malato a livello di messinscena, o rigoroso come Dillinger è morto; né, a dire il vero, si fa notare per scelte stilistiche, pure la fotografia è semplice e luminosa. Tuttavia è un tassello interessante e sorridente nella filmografia del regista, che merita la visione. Lambert, pur essendo un attore limitato, non risulta antipatico, anzi sembra sfoderare una certa ironia nel muoversi dentro un personaggio simile. Doppiaggio piuttosto scarso, escluso forse il suo. Piccolo ruolo -il dentista- per un riconoscibile Jean Reno.
                   Alessio Vacchi

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