domenica 17 febbraio 2008

Incompresi. Comici allo sbaraglio: VINELLA E DON PEZZOTTA


I più giovani possono ricordare Giorgio Bracardi per alcune apparizioni tv e per l’ameno motivo Che felicità inserito nell’album Craccraccriccrecr di Elio e le Storie Tese. Quelli un po’ meno giovani sanno che è stato un pezzo importante della comicità italiana, a fianco di Renzo Arbore in trasmissioni di successo radiofoniche (Alto gradimento) e televisive (es. L’altra domenica). Ma al cinema è stato meno fortunato: dopo la partecipazione a Patroclooo! e il soldato Camillone, grande grosso e frescone, in cui compiva delle urlanti incursioni, l’attore fa nel 1976 il primo ed unico salto a protagonista, con un film di cui è co-autore di soggetto e musiche, mentre la sceneggiatura è dei prolifici Castellano & Pipolo. Ma il lavoro non ha alcun successo, anche se oggi è vivo nelle menti di alcuni intenditori e può essere visto grazie ad una vecchia registrazione tv, che putroppo si interrompe durante la canzoncina Scarafaggio blu sui titoli di coda. Bracardi interpreta Vinella, un bizzarro trovatello, devoto di un santo personale di nome Pentolino. Vive ed opera come sagrestano della parrocchia di un paese, nel quale scorrazza a cavallo della sua bici. Fino ad un certo punto il film rimane pressochè senza una trama, fin quando non nasce un confronto della parrocchietta di don Pezzotta con l’avveniristica Churchrama dell’americano padre Splendid, che propone un modo di vivere la religione “aggiornato” (memorabili le campane che suonano Nessuno mi può giudicare della Caselli e Splendid che si allena al poligono sparando contro un diavolo di cartone per compiere “esercizi spirituali”). Le due fazioni si sfidano ad una sorta di piccola olimpiade, mentre sulla parrocchia di don Pezzotta incombe l’ombra dello sfratto. Nonostante il titolo, protagonista assoluto è il Vinella di Bracardi. L’attore propone un personaggio, al solito, grottesco ed agitato. Il nome, la voce deformata -alta e nasale-, ed il tormentone verbale nonsense (“Chiàpalo chiàpalo!”) sono quelli di un suo personaggio di Alto gradimento, che però era un giornalista. Il film è, se non si è schizzinosi, piuttosto divertente e mantiene un buon ritmo, seppure verso la fine sia tirato per le lunghe e l’umorismo spesso non sia frutto di ingegnosità. Il protagonista è accostabile a quello degli altri film comici recensiti nelle scorse settimane: non certo un adulto responsabile, Vinella all’occorrenza gioca a gare di piscio in lungo con gli amici e per quanto riguarda l’amore, prende una cotta per la corpulenta Maria “la brutalona” che però non ha buon esito. Non siamo certo dalle parti di una commedia intinta nell’erotismo, come poteva essere vista l’epoca, ma da quelle di un cinema comico demenziale, più “pulito”, con uno spirito affine alla coeva serie di film, sempre diretti da Mino Guerrini, del colonnello Buttiglione. Infatti, nelle sequenze coi visitatori nella mensa della parrocchia, oltre ad un Bracardi che trova modo di esibirsi in due momenti al pianoforte tra musica e pernacchie, troviamo le gag relative al cibo immangiabile che sembrano provenire da quelle, in caserma, di Un ufficiale non si arrende mai, nemmeno di fronte all’evidenza. Firmato: colonnello Buttiglione. Prima dei titoli di coda vengono ironicamente fatti sfilare di fronte alla mdp e presentati gli attori principali: Bracardi dice di sé “per la prima e forse ultima volta sullo schermo”. Non sarà vero, ma forse il film resta il suo exploit più significativo sul grande schermo.                                                                       Alessio Vacchi

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