domenica 24 febbraio 2008

The freak show. MANOS: THE HANDS OF FATE


Mai scommettere con un venditore di fertilizzanti, specialmente se questi si chiama Harold P. Warren e viene da El Paso. Tutto ha inizio nel 1966, quando il massiccio texano incontra lo sceneggiatore e produttore Stirling Silliphant (La calda notte dell’Ispettore Tibbs, Il Villaggio Dei Dannati), in quel momento impegnato a scovare locations nella sua città natale.
Warren, in uno slancio di arroganza, scommette con il cineasta che sarebbe in grado di produrre un film dell’orrore con pochi soldi e di ricavarci un’enorme profitto. Detto questo, subito si mette all’opera e racimola all’incirca diciannovemila dollari ed una cinepresa a molla per produrre il suo horror, reclutando alcuni attori locali. Il risultato è Manos: The Hands Of Fate, universalmente riconosciuto come una delle pellicole più brutte mai realizzate, al punto di esercitare su alcuni uno strano, morboso fascino (Quentin Tarantino si dice orgoglioso di possederne una rara copia 35mm: contento lui…). Considerando la professione dello sceneggiatore, regista, produttore e protagonista maschile (ebbene sì), non stupisce che il film sia, senza mezzi termini, una stronzata (quale fertilizzante migliore del letame? D’altronde, lo cantava anche De Andrè).
L’incerta trama inzia seguendo una famigliola americana (papà, mamma, figlia e cagnolino) in viaggio sulla loro macchina per il deserto – e già si ride perché questa lunga sequenza è completamente lasciata a sé stessa. I protagonisti arrivano ad un vecchio ranch, dove ad accoglierli trovano solo uno strambo individuo che, esprimendosi con una parlata intossicata, si presenta come Torgo, il guardiano del posto “finché il Maestro è via”. Nonostante gli avvertimenti del goffo custode, il padre riesce a convincerlo ad ospitare lui e la sua famiglia nella fattoria per la notte (“Benissimo”, dice lo strano personaggio, “Il Maestro sarà molto contrariato!”). Per loro sfortuna, il Maestro di cui parla Torgo è l’immortale sacerdote di un culto pagano che venera l’oscuro dio Manos (“Mani” – lo stesso stregone indossa un mantello nero con sopra due belle manate rosse) e a cui piace aggiungere nuove mogli al suo già ampio harem.
Il film è la quintessenza dell’approssimativo: Warren, oltre a non capire un tubo di horror, ignorava qualsiasi nozione di cinema. Le scene si articolano in inquadrature spesso sovra o sottoesposte, fuori-fuoco o con bruschi cambi di dominante e montante in maniera più che dilettantesca. In un paio di giunte, si può addirittura vedere il ciak che sparisce fuoricampo. Poiché la Bell & Howell ad orologeria non permetteva di registrare il suono in presa diretta, l’intera pellicola venne doppiata in post produzione, con tre persone (tra cui lo stesso autore, ovviamente) ad interpretare tutti i personaggi. Inutile sottolineare come il parlato vada spesso fuori-sincrono. A completare il disastro tecnico, si aggiunge un improbabile accompagnamento musicale, che richiama gli strimpelli dei film muti.
Fenomenale per la sua folle idiozia la scena in cui il povero satiro Torgo (la cui goffaggine deriva dalle poco pratiche zampe caprine posticce) viene sacrificato dalle mogli del Maestro, che, in linea con il loro dio, lo palpano a morte! Il finale aperto lascia spazio per un seguito, che Warren non mise mai in cantiere: la leggenda vuole che, dopo essere riuscito a trovare una breve distribuzione per il suo esordio (nonostante un’umiliante e squallida anteprima), il nostro cercò per qualche tempo di produrre un biker movie, senza successo. In seguito, trasformò la sceneggiatura in un romanzo, che però nessuno gli volle pubblicare, costringendolo a tornare alla sua vera professione. Morì nel 1985. Il suo brainchild rimase nel dimenticatoio fino al 1993, quando fu parodiato dalla serie tv americana Mystery Theatre 3000 (basata su ironici commenti audio ad oscure pellicole di genere), che diede il via ad un crescente interessa per le discutibili gesta di Torgo e del Maestro. Inedito in Italia (a dimostrazione che a tutto c’è un limite), è disponibile negli USA in un DVD con tanto di extra.                                          Emiliano Ranzani

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