domenica 1 aprile 2012

The freak show. PIECES

Su dvd Stormovie.

La motosega. Un attrezzo da lavoro che da almeno quarant'anni è entrato nell'immaginario orrorifico come brutale strumento di tortura e morte. Tuttavia, le pellicole che vedono la regina dei ferramenta realmente impegnata a spargere sangue e frattaglie a secchi si possono contare sulle dita di una mano mozzata - e no: "Non aprite quella porta" (quello del '74 - i remake sono tabù da queste parti) non fa parte di questa cerchia e chiunque vi dica il contrario dovrà essere obbligatoriamente bollato come "poser". Pieces è già più degno di essere incluso in questo gruppo, anche se bisogna precisare una cosa: Pieces non è un capolavoro. Nè un gran film. O un film memorabile, se lo chiedete a me. Pieces è un filmetto da drive-in, caricato con una buona quota di tette e plasma perchè i soldi dei distributori esteri cambino di mano. Pieces non ha grandi pretese, mira basso e solo per questo, forse, si può dire riuscito.
Girato in Spagna (con ambientazione americana), la pellicola va dietro al fenomeno degli slasher movies dei primi anni '80, anche se i palati più navigati non faranno fatica a distinguere un gusto decisamente più europeo, se non propriamente iberico, nella messinscena: l'attenzione alle grazie delle attrici ha sicuramente un che di latino, ma forse è il terrificante doppiaggio inglese a fare da sirena d'allarme prima di qualunque vezzo di regia. La storia è presto detta: un maniaco vestito come The Shadow (cappellaccio nero e sciarpa a coprirne il volto) aggredisce ed affetta come tronchi d'albero le studentesse di un college, portandosene via ogni volta un pezzo diverso. Che ci farà mai? Chi ha già visto Blood Feast, Gli orrori del liceo femminile o anche Resurrection (quello con Cronenberg che fa il prete) sa già la facile risposta, ma il tenente Bracken (il Cristopher George di Paura nella città dei morti viventi) ci metterà comunque più di un'ora a scoprirla. Il regista, lo scomparso Jean Piquer Simon (che qui si firma J.P. Simon - da leggersi come "Saimon" - per sembrare 'meregano), dirige con la tipica mano del televisivo vecchia scuola senza alcun virtuosismo di sorta: la macchina da presa è generalmente statica, il campo medio a meno che non sia strettamente necessario fare altrimenti. La drammaticità va a spasso e la tensione è in perenne pausa caffè, in compenso lo splatter, di quello grumoso e senza rimorsi, è sempre pronto ad andare in scena con sangue ad ettolitri e veri quarti di maiale (è pur sempre la Spagna del 1982) a fare da controfigura alle varie actrices. Ciononostante, Simon, che se la cava decisamente meglio di Herschell Gordon Lewis ma non è Lucio Fulci, non sembra interessato ad essere particolarmente morboso ed il tutto ha un che di scolastico. I tentativi di humour (come il clone sfigato di Bruce Lee) lasciano perplessi, ma ci pensano i momenti di ridicolo più o meno involontario, su tutti l'assassino in ascensore con la motosega nascosta dietro la schiena, a strappare qualche risatina.
E.R.

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