domenica 4 maggio 2008
Tra pagina e schermo. I DIABOLICI
Tit. or. Les diaboliques. Francia 1954. Di Henri-Georges Clouzot. Con Simone Signoret. Su dvd Dolmen.
Warning: il seguente pezzo contiene anticipazioni sulla trama e sul finale del film, che possono comprometterne la visione a chi ancora non lo conosce.
Sebbene le maglie della censura siano sempre state molto strette nella prima metà del XX secolo, è curioso notare come il cinema sia sempre stato più bersagliato di quanto avvenisse con la letteratura. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che i film venissero considerati un intrattenimento in grado di raggiungere le masse con più facilità di quanto avvenisse per i libri; e così, mentre i censori accusavano senza mezzi termini di pornografia un classico del cinema muto come Il fantasma dell’opera interpretato da Lon Chaney, i raccontini infarciti di sesso e sangue pubblicati da riviste pulp degli anni 30 come Weird Tales arrivavano nelle case di lettori affamati di scabrosità senza troppi problemi. Avviene lo stesso per il noir francese degli anni 50: e lo dimostra ampiamente I diabolici, trasposizione del celebre romanzo di Boileau e Narcejac.
Certo, il libro era roba tosta per l’epoca: amori saffici e uxoricidi, assoluta mancanza di un finale consolatorio. Ma è probabilmente l’astensione degli autori dal formulare giudizi morali sugli amanti diabolici l’aspetto del testo che all’epoca deve aver fatto storcere il naso a più di un puritano: come spesso avviene nella realtà, gli assassini sono persone patetiche, dietro la crudeltà del loro gesto non vi è sadismo ma solo volgare desiderio di migliorare la propria condizione sociale. Riescono perfino a provare una punta di compatimento per la loro vittima, a domandarsi se la scelta fatta fosse quella giusta. Non rimorso, dunque, ma rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Tutto questo nella versione in celluloide sbiadisce: i due assassini sono d’una perfidia sconcertante, la vittima patetica e vulnerabile, spinta a cadere nella trappola tesale e a rinunciare ai propri scrupoli morali per disperazione pura e semplice. Infatti nel film è la moglie, non il marito, la vera preda attorno alla quale viene tessuta una ragnatela di morte; gli elementi saffici vengono appena accennati, i due assassini sono una “normale” coppia eterosessuale ed adultera.
Gli spettri del rimorso nel film assumono connotazioni più meramente paurose, il regista Clouzot gioca col gotico in misura maggiore di quanto facesse la coppia di scrittori (insinuando nella chiusa del film il sospetto che un fantasma ci sia davvero); e in luogo del finale ambiguo del film ci viene propinato un ending giustizialista, col Maigret di turno che pur non riuscendo a evitare il delitto potrà almeno consegnare alla legge i criminali. Che le maglie della censura si siano allargate nel tempo lo dimostra il fatto che tanti thriller anni 70 dichiaratamente ispirati al film di Clouzot abbiano rispolverato le tematiche del romanzo ispiratore in maniera più fedele di quanto avesse fatto la trasposizione cinematografica ufficiale. Corrado Artale
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