lunedì 5 dicembre 2016

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 34 TORINO FILM FESTIVAL. I FIGLI DELLA NOTTE

Italia/Belgio 2016. In sala nel 2017.

Il mite Giulio entra in un esclusivo e isolato college in montagna, in cui rampolli della buona famiglia vengono educati a 360 gradi a essere la classe dirigente di domani. Dopo l'impatto coi bulli – i ragazzi più grandi, con cui non è possibile un buon rapporto – , Giulio fa amicizia con un ragazzo che si autodefinisce borderline, Edoardo, che gli fa conoscere una discoteca/night club, e i due iniziano a frequentarla clandestinamente. Qui Giulio conosce la giovane escort dell'est Elena, un'altra anima con cui entra in sintonia e con lei inizia una relazione. Di fronte all'imposizione da parte dei tutor di non andare più nel locale, alcuni di loro “evadono”. Anche Giulio, che una volta fuori si riunisce a Elena. Qui siamo già a un passo dalla fine del film e si può non rivelare altro.
Accolto alla prima da una claque sproporzionata rispetto al valore del film, unico lungometraggio italiano in concorso a quest'edizione (ma francamente è difficile credere non ci fosse nulla di meglio), I figli della notte è l'esordio alla regia di Andrea De Sica, nipote di Vittorio. figlio di Manuel (e quindi Christian è suo zio), giovane ma non giovanissimo con i suoi 34 anni.
Coprodotto col Belgio, presentato attribuendogli sforzatamente influenze da If... , da Bellocchio e addirittura Lynch (chiaro comunque un richiamo all'innevato Shining), vi trova posto anche un omaggio a De Sica Vittorio, nella riuscita sequenza della fuga cantata dal collegio (vi si sente Vivere, pezzo utilizzato ne Il giardino dei Finzi Contini).
Visivamente e sensorialmente lascia il segno. Con una fotografia curata e una regia che cerca il bello, ha una confezione sopra la media, ma questo non basta a soddisfare. Non lascia indifferenti, ma “riuscito” è un'altra cosa.
De Sica sfoggia uno stile che all'inizio sembra promettente, complici le atmosfere cupe (vedi la sequenza di bullismo notturno) e l'attesa di comprendere dove si andrà a parare, anche quanto a cattiveria. Stile che poi si rivela gonfio, affidandosi a diverse sequenze in discoteca, che difficilmente vengono male, tantopiù se ci spari dentro musiche accattivanti come Ti sento dei Matia Bazar, ma che, superfluamente lunghe, rivelano bene i limiti e il ciurlare nel manico del regista.
L'atmosfera è tenuta su, mascherando il non molto che c'è dietro, con l'aiuto di un tappeto sonoro costellato di bassi che però, ad esempio, in un passaggio come quello in cui gli amici del protagonista entrano per la prima volta nel locale, non ha ragion d'essere, in fin dei conti. Il film mette sul piatto elementi e suggestioni che poi lascia perdere: oltre al bullismo (non perché lo si volesse veder trattato come tema, ma è che pure narrativamente a un certo punto viene spento), quel 10% di horror che ad un certo punto De Sica introduce ma si rivela, oltre che troppo poco per essere preso sul serio, furbo nella sua vaghezza.
Il risultato finale è paradossalmente (dato l'impianto visivo) striminzito, del film se ne vorrebbe di più ma meglio, e il finale giunge inaspettatamente, ma non in senso buono bensì facendo chiedere: tutto qui?
L'impressione è che De Sica sia un esordiente di lusso, non certo privo di talento, che abbia avuto l'opportunità di giocare col cinema. Ci sarebbe voluta una sceneggiatura più completa, con suggestioni più padroneggiate, ambizioni più definite e idee più chiare (sì, il protagonista in fin dei conti compie un suo percorso, è il coming of age di uno squalo, ma di nuovo, il comprenderlo non compensa...), e a costo di sembrare liberticidi anche un produttore che gli stesse col fiato sul collo. Ma stiamo parlando di un film che non è questo e che chissà, forse verrà.
A.V.

Una clip: https://www.youtube.com/watch?v=Oor6D6EKwag

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