lunedì 5 dicembre 2016

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 34 TORINO FILM FESTIVAL. JESUS

Francia/Cile/Germania/Grecia/Colombia 2016.

Il giovane Jesús è un adolescente che vive a Santiago praticamente da solo, perché il padre viene e più spesso va, passandogli riluttante i soldi che gli servono. Non studia né lavora, ma con gli amici passa il tempo fumando, bevendo, esibendosi sul palco a ballare in gruppo musica pop. Una sera, ubriachi, Jesús e compari si lasciano andare a picchiare a sangue un coetaneo trovato praticamente incosciente in un parco. La notizia che il malcapitato è finito in coma funge da brutale sveglia per Jesús, i cui amici, con logica di gruppo, lo convincono o minacciano a restare omertoso. Ma fingere che nulla stia succedendo è difficile e lui si apre al padre, che si sforza di aiutarlo prendendolo sotto la sua ala e agendo per lui.
Passato a Toronto prima del concorso torinese (in cui il giovane Nicolás Durán ha vinto come miglior attore), il film è l'opera seconda di Fernando Guzzoni dopo il non molto visto Carne de perro.
Un po' programmaticamente controverso, unendo il suo metodo stilistico alla storia e al contesto raccontati il regista si muove tra rigore e furbizia, in un modo che ha convinto poco diversi spettatori un po' sgamati, stando ai commenti colti dopo la visione. Il metodo è quello di piani lunghi, di insistiti primi piani sul protagonista, di inquadrature in cui lui è di spalle e a fuoco mentre il resto è fuori fuoco, o diventa leggibile solo quanto basta per capire cosa lo circonda.
Se funziona l'interminabile sequenza del tentativo di conoscenza e conseguente dispiegamento di violenza verso il ragazzo ubriaco, i passaggi hard, compreso uno gay, sono ancora più una spia del confidare in una forza provocatoria che però (spettatori casuali a parte), nonostante erezioni e rapporti veri o quasi, rischia di risultare “vecchia”.
Un modello di fare cinema non nuovo insomma, anche o soprattutto nel guardare a personaggi giovani, ma che è difficile definire privo di brutale efficacia. La desolazione e il grado zero o quasi delle vite di questi ragazzi dediti solo al piacere e al deboscio, oltre che dai modelli omologati, tra infighettamento estetico e popband entrambi dal sapore bieberiano, colpiscono spiacevolmente e non li si avverte come lontani.
Uno degli aspetti migliori del film è la figura, decisiva, del padre di Jesús. Figura paterna che all'inizio c'è, per poi continare a lasciare il figlio immaturo a sé stesso e infine tornare a danno fatto, a cercare di fare il padre nel senso di proteggere il suo ragazzo, mettendosi in testa di aggiustare quel che di gravissimo ha combinato, e poi di fare la cosa più giusta e di insegnamento, che non è la più facile, a costo di interrompere un legame. Bella l'ellisse che elimina la confessione del giovane al papà, facendoci passare da una scena familiare, a base di una routine che non può più reggere, a un attonito confronto tra lacrime e shock.
Al di là del richiamo cristiano, si può ravvisare anche qui, oltre che per Godless, un collegamento con Dogs, ma sotto un altro aspetto. Anche qui abbiamo delle persone giovani che non riescono ad avere il controllo della propria vita, e chi si prende la briga di risolvere le cose, in modi radicalmente diversi, sono “i padri”.
Una sorta di racconto morale visto con distacco emotivo, Jesús. Un film non per tutti i gusti e meno riuscito di quanto probabilmente crede di essere, ma neppure così scrollabile dalle spalle.
A.V.

Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Vii_7HL9Gfk

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