domenica 26 ottobre 2014

Incompresi. Comici allo sbaraglio. CAINO E CAINO







Italia 1993. Su dvd Medusa.

Caino e Caino si situa in un momento di passaggio nella carriera registica di Alessandro Benvenuti (di cui negli Incompresi si era recensito I miei più cari amici), tra le commedie più toscane Benvenuti in casa Gori e Zitti e Mosca e un piccolo salto di sguardo “autoriale” e considerazione critica che comincia con Belle al bar. È poi, per un Montesano più maturo e misurato di altre volte (nonostante il contesto sopra le righe), la penultima apparizione cinematografica importante (dopo Anche i commercialisti hanno un'anima, c'è un buco fino al cameo nel sequel di Febbre da cavallo). Il film però floppa (con circa 883 milioni) e verrà poi proposto in tv con timidezza. Anche la critica non apprezza (il Mereghetti, severamente, gli assegna *). Montesano stesso, nell'intervista su “Cine 70 e dintorni” n.10, lo liquida in poche parole: “Anche questo [come Grand Hotel Excelsior e Grandi magazzini, nda] lo feci per far contento Mario Cecchi Gori. Però, ripensandoci, potevo scontentarlo, che era meglio per me e per tutti gli altri...” (pag. 20).
I fratelli coltelli Casamei, alla morte del padre, devono occuparsi dell'azienda tessile di famiglia, di cui ereditano ciascuno il 49%, mentre il 2% andrebbe a una delle vecchie amanti del babbo. Franco (Benvenuti), però, se ne appropria. Fabio allora escogita una vendetta kamikaze, mandando la finanza in azienda, anche se il “nero” ne esce rocambolescamente salvo. I loro sgambetti salgono di livello e mirano a distruggere le reciproche vite affettive/familiari: Franco mette allo scoperto la relazione del fratello con la moglie di un amico, Fabio fa lo stesso con la relazione adulterina dell'altro. Un punto di svolta a questa meccanica di azioni-reazioni a base di odio pare arrivare con il rapimento di Franco, per cui Fabio si risolve infine, con un sacrificio, a pagare il riscatto. Pare.
C'è qualcosa che limita l'apprezzamento di un film comunque dignitoso. Il racconto sembra stare oltre ed essere più veloce dei personaggi, del loro incidere nello spettatore; in questo senso non giova pure l'espediente riassuntivo del “coro” dei dipendenti, che ad un certo punto collega a parole due tranches temporali. I dialoghi, però (l'attore-regista scrive col sodale Ugo Chiti più Benvenuti [Leo] e De Bernardi), ci sono: a cominciare dalle battute di un Benvenuti sbarbato nel suo personaggio snob, che dice cose taglienti e provocatorie sempre con un'aria di sufficienza e superiorità, mentre Montesano mette a segno qualche bordata volgare, come la colorita spiegazione sulla (inventata) abitudine alle messe sataniche del fratello, alla presenza di un frate.
La mano registica di Benvenuti è presente: quella non di un mero metteur en scene “invisibile” di un copione di commedia (senza per questo pensare di star girando chissà che), tra soggettive (anche di un cane) e particolari. Con una tendenza ad andare sopra le righe che trova nutrimento nel soggetto, senza però diventare sguaiata, e che ha un quasi cartoonesco sbocco nella “sfida finale” tra i due fratelli. Oltre che con il gusto per la goliardata veloce, per la toscanità e il chiudere le sequenze mettendo un punto a base di umorismo. Segni del lavoro, del metodo di un cineasta che poneva una certa cura e idee nei suoi film, facendo del cinema: non sempre riuscito, a fuoco o icastico nei risultati oltre che nelle intenzioni, ma vivace e tale per cui oggi si può rimpiangere l'assenza dietro la macchina da presa, nel panorama della nostra commedia, di Benvenuti.
Camei, camei lampo e piccoli ruoli per diversi corpi e volti comici noti, toscani e non. Novello Novelli ovviamente c'è e compare all'inizio nei panni del capofamiglia, aprendo la storia con una spiritata epifania su fondo nero, in cui sembra un uomo fuori dal tempo; Giorgio Ariani fa parte del “coro industriali” (come da titoli di coda), che qua e là punteggia con brevi dialoghi sulla situazione dei protagonisti; Barbara Enrichi si vede alcuni istanti tra il “coro operaie”; Sandro Ghiani resta in scena una manciata di secondi come brigadiere. Daniela Poggi è la moglie di Franco.
A.V.

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