domenica 8 dicembre 2013

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 31 TORINO FILM FESTIVAL. THE STATION

Tit. or.: Blutgletscher. Austria 2013. Di Marvin Kren.

Isolato sulle fredde Alpi dell'Austria, un gruppetto di scienziati sta conducendo ricerche sui cambiamenti climatici. Tra loro spicca Janek (che assomiglia un poco a Magic Voice), tormentato e non domo, rimasto lì per un trauma personale, con il suo cane. Scoprono prima che i ghiacciai assumono un colore rosso, poi che il liquido responsabile produce mutazioni genetiche e le creature che ne vengono a contatto possono trasmetterle anche da specie a specie. Dubbi se rivelare la minaccia a parte, la tensione sale perché in pericolo non sono solo loro, ma c'è in arrivo una delegazione con a capo il ministro dell'ambiente, accompagnata anche dalla ex di Janek.
Kren, che nel genere aveva già diretto Rammbock, porta nella sezione “After Hours” questo horror dall'ovvio richiamo a La cosa. Che si prende un po' sul serio, stando anche alle sue dichiarazioni: quanto succede nel film è conseguenza delle gesta dell'uomo, che se continua così si scaverà la fossa da sé. Ma se voleva girare un film di genere serio e con messaggio, non c'è riuscito molto, perché The Station, nonostante i personaggi seri & tosti, è sbilenco, non ben padroneggiato e non si fa prendere molto sul serio né lascia particolari impressioni, insomma non ha molto con cui compensare il (purtroppo) risaputo assunto.
La regia è prima nervosa, per diventare qualche volta isterica: non male l'attacco al rifugio, risolto inizialmente con un'unica inquadratura con tutti i personaggi. Purtroppo da un certo punto in poi emerge un umorismo spesso involontario, che il pubblico ha rilevato esagerandone la portata (nulla di esilarante, per chi scrive). Kren la butta in caciara e con perplessità si prende atto dell'evoluzione del personaggio, scritto male, della donna ministro, una Merkelotta che prima sembra stare mitemente dietro la sua guardia del corpo, poi, quando la situazione inizia a degenerare, si trasforma in una belva di attivismo e rabbia. In un film che, soprattutto inizialmente, pare avere pochi fronzoli, spiace anche la linea narrativa legata al rapporto tra Janek e la sua squinzia, coi loro riferimenti al passato e, dulcis in fundo, una sorta di lieto fine quantomeno discutibile. Nonostante tutto questo e una fotografia che fa contrastare il freddo grigio montagnoso con un'estetica cartolinesca in certe parti con la delegazione, non è un film brutto né detestabile: a Kren sembra mancare però più gusto.
Per cercare di spaventare, qualche volta pasticcia (l'attacco al bodyguard Luca, montato troppo repentinamente). Abbastanza schifose, comunque, le varie creature, tra cui un artigianale scarafaggione. 
A.V.

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