Italia 2000.
Giuro che ti amo, 1986, dovrebbe essere l'esordio alla regia dell'allora caschetto d'oro Nino D'Angelo. In realtà il film era stato diretto dall'esperto Romano Scandariato: Aitanic è quindi l'effettivo esordio di D'Angelo, che riporta sui titoli di coda proprio Scandariato tra gli aiuti regista. Non bisogna aspettarsi una parodia in toto del successo americano di due anni prima: sull'Aitanic, "la nave'll'ammore", si sale a metà film. Prima vediamo all'opera alcuni personaggi, in quel di Napoli. D'Angelo, che non è protagonista assoluto nè canta molto, interpreta Leonardo di Capri (sic), un disoccupato che si porta appresso il figlioletto, lavora mettendo i fiori al cimitero e tenta la fortuna come cantante. Giacomo Rizzo, in un ruolo consistente (come presenza in scena) anni prima de L'amico di famiglia, è capofamiglia di una congrega che tira avanti. Mauro di Francesco fa l'industriale arrogante del nord, in trasferta insieme ad una prostituta, che ce l'ha coi terroni: li ritiene tutti complici, sfaticati e pronti a rubare. Ma c'è di più: D'Angelo interpreta anche Neon, cantante neomelodico un pò fuso, del tutto lampadato e ossessionato dal telefonare col cellulare, mentre il personaggio di Rizzo si improvvisa capitano dell'Aitanic, con tanto di divisa e barba e baffi finti. La nave, separata rozzamente in una parte per ricchi e una per poveri, sostituisce al volo quella ufficiale per Capri -c'è uno sciopero-: una volta salpata, vi si delinea l'inevitabile incontro tra la prostituta scocciata dal "compagno" e Di Capri, che vorrebbe suicidarsi. Tra i punti ripresi da Titanic, però, oltre ad una canzone che cita My heart will go on e alla posa a poppa della coppia Winslet-Di Caprio, c'è anche l'incidente: "Stiamo affondando... ma c'è tempo!", tranquillizza il capitano mentre la gente cerca di mettersi in salvo sui canotti. Tutto però finirà bene non solo per la neocoppia, ma anche per il personaggio di Di Francesco che compierà un capovolgimento totale, arrivando a lodare Napoli e a definire Juve, Inter e Milan "squadre di merda".
C'è dell'ironia sulla musica napoletana: oltre a Neon con cui D'Angelo pare sfottere i "colleghi" meno dotati, vediamo Di Capri fare un provino in una losca agenzia lanciatalenti, che però gli chiede una barca di soldi. Il lavoro, il contrasto tra ricchezza e povertà e l'arrangiarsi sono temi esposti in modo anche semplice, ma in scioltezza e senza piagnistei. Aitanic è punteggiato da numeri musicali, con canzoni briose e piacevoli: c'è probabilmente l'influenza di Tano da morire, il film di Roberta Torre che D'Angelo aveva musicato poco prima. Da uno sciopero in musica (Vulimm'o posto), alla Terroni dance sulla nave che pone apertamente in sfida i ricchi e settentrionali capitanati da Di Francesco contro i poveri terroni, capitanati da Rizzo.
Il film è una piccola sorpresa, e anche senza aver visto l'intera filmografia di D'Angelo, ci si può azzardare a ritenerlo il suo migliore. Bollarlo come "trash" non serve a niente, nè significa qualcosa il Fiasco d'Oro vinto come peggior film del suo anno, perchè si tratta di un'operazione assolutamente consapevole e ironica, oltretutto non sciatta nè come messinscena nè come fotografia, nonostante la produzione sia della temibile Quality Sound (ma c'è Aurelio de Laurentiis dietro, oltre che Di Clemente per la Cdi). E un pelo troppo smaliziata per un eventuale pubblico di grado zero, quale poteva essere quello dei film di D'Angelo dei vecchi tempi: film che vengono rievocati in un flashback estemporaneo, in cui si vedono spezzoni con lui che corre, o alle prese con qualche donna. Forse un modo per non rinnegare il passato, o per non far finta che il tempo non scorra. Da segnalare infine la gag con un vù cumprà che cerca di vendere a D'Angelo la videocassetta di Aitanic 2 ("Manco abbiamo finito questo...").
Alessio Vacchi
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